Ossa Rotte, Occhi Rossi – Endrigo

Noi siamo gli Endrigo da Brescia, e facciamo rock ‘n’ roll“: è più o meno così che iniziano i concerti del quartetto bresciano Endrigo in tour in queste settimane per promuovere l’uscita del loro primo long-playing Ossa Rotte, Occhi Rossi (Indiebox Music). Un concentrato di volumi e stop&go potenti, figli di un post-hardcore svezzato con litri e litri di musica indipendente; eppure l’adrenalina che s’intravede nel disco è una piccolissima parte (come spesso accade!) di quello che questi ragazzi sanno smuovere durante i live. Prodotto da Andrea Marmorini (La Quiete) e Jacopo Gigliotti (Fast Animals and Slow Kids), il disco risente molto della combo scatenata ed appassionata di quest’ultimi, rimanendo tuttavia ruvidi e fedeli al tortuoso percorso che gli Endrigo hanno dovuto fin qui compiere. Dopo due buoni ep (Spara del 2013 e Buona Tempesta del 2015, di cui consigliamo l’ascolto) in Ossa Rotte, Occhi Rossi, la band vuole fare un sunto della loro -fin qui folle- esperienza, tirare le somme, e buttarsi con smodato entusiasmo in un futuro ancora indecifrabile, ma a mio personale sentore piuttosto promettente. 

Endrigo Ossa Rotte, Occhi RossiLe distorsioni rabbiose delle due chitarre non vengono mai trattenute, mentre un basso petulante ed una batteria granitica lavorano sporco ma alla luce del sole, tessendo una ritmica martellante ed indomita. Non è rock ‘n’ roll, né punk in senso stretto, l’energia che gli Endrigo irradiano viene dalla provincia, dall’alienazione come etichetta indelebile da portare (a volte con fierezza, a volte a testa bassa), dalle ferite del profondo da proteggere anche quando è evidente ed incontrovertibile la caduta. Quindi suonare al massimo, non risparmiarsi mai ed amare incondizionatamente la musica, che di riflesso è un po’ la filosofia dei Fask!
Nel corso del disco ecco perle vere come Bob Dylan, un brano intriso di una teenage-agnst dai denti digrignanti, feroce e veritiera come solo l’esperienza personale di provincia può comunicare. Eppure c’è sia violenza sonica Controcrederci, sia ilarità punkeggiante Paolo Salva il Mondovorrei essere gay …»); il tutto suonato con l’umiltà e la fame degli ultimi. La perfezione stilistica si apprezza in Straight Outta Villaggio Sereno (BS) -guarda il videoclip-, la cui produzione enfatizza endorfine amichevoli, verso il rimarcato concetto di una voglia di riscatto sociale, senza tuttavia cercare facili e futili evasioni dalla proprie radici bresciane.

Con Sobrio gli Endrigo rivisitano in chiave più lenta e nostalgica un loro brano contenuto in Buona Tempesta; mentre con Spara la perentorietà di un cantato rabbioso non cerca sconti, né compromessi. Da citare i buoni arrangiamenti di Atlantide, ed una amalgama basso-chitarre davvero godibile e tagliente; l’approccio di Frankenstein evidenzia una certa versatilità, abbandonando le indiavolate trame hardcore e garage, e scivolando piuttosto verso un feedback livido e diluito (sponda Verdena) di grande enfasi e sincerità: un buon sentiero da battere in futuro. Con la sagacia fangosa (merda, bestemmie e la provincia) di Buona Tempesta, gli Endrigo si congedano con il passato, pronti ad affrontare nuove sfide su i palchi dei piccoli club in giro per lo stivale.

Ossa Rotte, Occhi Rossi è un full-leght omogeneo, tirato e ben suonato, che non solo rappresenta il lungo percorso compiuto fin qui dagli Endrigo, ma ne certifica la forza di un rock ‘n’ roll vomitato con rabbia e condiviso con orgoglio, che -mi auguro- li porterà a prendersi quelle soddisfazioni che la loro musica merita, e che la provincia non può (ancora) comprendere.

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Indiebox Music sito ufficiale   

recensito da Poisonheart

 

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