Oracular Spectacular – MGMT

Dagli esperimenti casalinghi con qualche synth dalle sonorità buffe ad un contratto con una major: la vita artistica dei MGMT sembra (almeno nella prima parte) legata indissolubilmente ad uno dei loro primi brani, Kids.
MGMT Oracular SpectacularConosciutisi alla Wesleyan University (l’università delle arti liberali), Ben Goldwasser e Andrew VanWyngarden iniziano a giocare con qualche suono sintetico di tastiere e qualche linea semplice di chitarra, facendosi chiamare -con chiare velleità anti-sistema- The Management, pubblicando due brevi lavori di un pop sperimentale e ancora tutto da limare. Già in entrambe queste prime (trascurabili, fino ad un certo punto) prove, compare la camaleontica Kids, influenzata da manie di persecuzione synth-pop; tuttavia obbligati a cambiare il nome nell’acronimo MGMT (esistevano già dei ragazzotti norvegesi dalle arie hair-metal con tale nome), pubblicano nell’agosto 2005 l’ep Time to Pretend, nel quale oltre alla title-track che diventerà una hit, trova spazio la tanto amata Kids.
La buona accoglienza riservata all’indie-pop con venature psichedeliche, complice anche la stagione delle piogge indie appropriata, porta gli MGMT ad un contratto con la Columbia, che arruola per l’occasione il guru Dave Fridmann (onnipresente nei lavori dei Flaming Lips, ma anche produttore dei Mogwai e dei Mercury Rev) e fa registrare a Goldwasser e VanWyngarden il loro debutto sulla lunga distanza. Oracular Spectacular per la sua natura sbarazzina e vagamente anti-establishment diventa un successo incredibile, ottenendo buoni riscontri -ironia della sorte- anche nel Nord Europa degli sconosciuti The Management. E dire che l’intelaiatura dei brani è solida e fa tesoro delle esperienze discografiche minori dei MGMT, tuttavia il lezzo pop e radiofonico che aleggia nei singoli da classifica, mantiene la critica musicale tiepidamente favorevole.

Nonostante uno spiccato senso naif (il videoclip di Time to Pretend omaggia gli “effetti speciali” dei primi video musicali) ed una psichedelia take-away rendano perlomeno originali gli sforzi dei MGMT di differenziarsi discograficamente dal resto dell’indie-rock, la matrice pop del duo s’insinua silenziosa sotto un lenzuolo melodico fluorescente, ma sostanzialmente al servizio di un mainstream senza impegnativi sforzi di fantasia, ed i spocchiosi recensori Pitchfork -dapprima entusiasti- non approvano (e come dagli torto!). Tuttavia Oracular Spectacular è da ascoltare tra le righe, depurandolo da questa grande matassa radiofonica, cercando di ritrovare le ispirazioni originali che Goldwasser e VanWyngarden avevano già fatto valere nei primi lavori brevi. Electric Feel o Weekend Wars reggono con vigore il gioco di un elettro-psych-indie indeciso se abbracciare il mood libertario anti-sistema o abbandonarsi ad una decadenza bowieiana di una Berlino ricostruita da Le Corbusier; eppure è nel lato B di Oracular Spectacular che i MGMT sviluppano grazie alla “mano” di Fridmann la loro enfasi mistica, conducendo le danze attraverso ballate acide e marmoree (4th Dimensional Transition o Of Moons, Birds & Monsters), eppure così lontane dall’indie mordi e fuggi a cui ci eravamo abituati nel lato A.

La chiave del disco probabilmente sta in questa dualità: la propria indipendenza musicale ricondizionata su scenari pop originali ma con una precisa data di scadenza; un bivio esistenziale che prima o poi i MGMT dovranno sciogliere.

recensito da Poisonheart

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