C’è stato un tempo (lontano, ma non così tanto) nel quale il sottoscritto famelicamente consumava tutto ciò che suonava vagamente Sixties, espiantando il garage-rock accaldato della West Coast ed abbinandolo ad un approccio piuttosto didascalico: verse-chorus-verse, melodie easy-listening, lo-fi più per necessità che per etica. Un manipolo di band molte delle quali (quasi) esclusivamente al femminile (Dum Dum Girls, Best Coast, Colleen Green) con quei jingle-jangle stralunati evaporati su distorsioni gommose. 
In Italia, in modo sparuto e geograficamente discontinuo, la nostalgia “degli anni ’60” (e l’odore di salsedine sul bagnasciuga) ha portato ad una manciata di autoproduzioni sulle sponde del revival surfeggiante, attingendo dall’invidiabile tradizione della musica leggera italiana in coda al tanto rimpianto boom economico. Quasi borderline con il disincanto dell’indie spettinato da ballroom, i milanesi Surf Cassette ci avevano già provato nel 2017 con l’ottimo lp omonimo (recensito su queste pagine) e sulle ali dell’entusiasmo nel 2018 avevano perseverato con il singolo Like a Drug, che nulla aveva da invidiare alla breve stagione del revival californiano di cui il gruppo è saggio consumatore. Poi un silenzio discografico interrotto nel settembre 2021 da Non Così Diversi (belle le strisce verticali in copertina a là Black Flag), nel quale il power-trio si cimenta in uno sdolcinato (ma con buona dose di ilarità) cantato in italiano. Apparentemente recisi gli ultimi legami con il California-Sound, i Surf Cassette snocciolano cinque brani appetibili e dannatamente pop, azzeccando il formato extended-play e suonando come una furia, lasciando da parte le sottigliezze per puntare al cuore. La matassa sonora è monotematica: buon crunch di chitarra, ritmica pulsante proto-punk, entusiasmo a piene mani. I Surf Cassette fanno della semplicità un’arma contundente, eludendo tutte le sovra-strutture e le puntigliose ricerche melodiche che vanno per la maggiore in altre produzioni indipendenti. Lo scopo non è esplorare le lande desolate (semmai ne siano rimaste) del rock e dintorni o sfruttare le potenzialità delle tecnologie digitali; nel garage-punk dei Surf Cassette è il ricordo, la nostalgia, l’agrodolce dei pensieri a salire in superficie in brani dai ritornelli ruffiani che ti si attaccano subito al cervello, come il primo estratto Come quando fuori piove. Il tutto realizzato alla vecchia maniera: registrazione in sala prove, mix (curato da Brown Barcella) e mastering (Riccardo Zamboni) di livello, e -quando le condizioni lo permetteranno- serate live e banchetto dei cd e delle magliette.
Revival fino in fondo.
Se fossero canzoni (o canzonette?) da spiaggia in bianco e nero, a Cicale mancherebbe solo il falò in riva al mare, mentre in Bicicletta Rossa si rievocherebbe volentieri l’amarcord di un amore dai sapori antichi e romantici, quelli da chiudere gli occhi e baciarsi al buio. Anacronistici nello spirito, i Surf Cassette confezionano un disco dichiaratamente d’intrattenimento e spensierato, in cui ammettono di essere Non Così Diversi da come li avevamo lasciati nel 2017. La loro “estate” dura 365 giorni l’anno, in cui il tempo è scandito dal sole vivace sulla pelle e dai tramonti nostalgici con la birretta in una mano, ma poi tutto torna indietro e si riavvolge da capo, per rivivere la medesima spensieratezza. Il disco suona sempre fresco e contagioso, pure nella conclusiva Spazio Temporale, ove l’accento punkeggiante si rimodella in un bubblegum succoso e ballabile, nel quale l’unica cosa che conta è divertirsi.
Non Così Diversi consolida la cifra espressiva dei Surf Cassette, che guardano dannatamente al presente, mettono tutto sul piatto e se lo giocano subito. Un garage user-friendly che non richiede pegno da parte dell’ascoltatore, che deve solo mettersi comodo, sistemarsi gli occhiali da sole e continuare a sognare. Anche se ti trovi nella periferia di Milano.
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recensito da Poisonheart
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