Non calpestare il mio giardino – Alberto Donatelli

Maschio, bianco, dall’aria matura, un two-face rocker/scrittore che canta della vita vissuta con disillusione ed un pizzico di incoscienza. Alberto Donatelli corrisponde su per giù a tale identikit, ed il rischio di emulazione verso quelle due o tre icone del rock maschile italiano (sì vabbè, avete capito …) è davvero alta. Tuttavia l’originalità di questo artista è tangibile in alcune, forse bizzarre, esperienze del recente passato discografico: dalla vendita al pubblico di dischi veramente “pezzi unici” (uno diverso dall’altro, mica uno scherzo!), al “concerto a casa tua” (per maggiori info), ossia trasformare il salotto di casa dei fans, per la gioia di mamma, in piccoli stage per le esibizioni live.

Rappresentazioni semplici dunque, bonarie da sagra paesana, ma indubbiamente utili alla costruzione di un personaggio che sembra fondersi con la massa, ma che in realtà intraprende un proprio percorso musicale ed artistico. Una stima confermata dallo spiccato senso indipendente di Donatelli, determinato nell’autoprodursi (A.D Music è una ego-label-escamotage), e soppratutto ottimo imprenditore di se stesso e della propria immagine.
Non calpestare il mio giardino è il terzo lavoro dell’artista, che nell’estate 2009 spicca il volo e aggredisce con stile un tricolore pop-rock, fatto sempre dagli stessi nomi e che rischiava la detonazione per anzianità di servizio. Musicalmente non si inventa nulla di nuovo, anzi le band che influenzano Donatelli sono inscritte nel recinto rock di facile presa, melodico e cotto al punto giusto (dal suono fender, aggiungerei io!), in saliscendi godibili che sfociano in riff e assoli abbastanza plausibili. Coadiuvato da una carovana-band, il Rockificio, il disco esplora sentimenti comuni in ballate dal  grado di immedesimazione sempre abbastanza ricercato.
Semplice attacca briga come una ninnananna da sabato notte, la cui ritmica acustica, culla con dolcezza giri di chitarra orecchiabili:  ottimi per il fischiettare della domenica mattina! Gli ascoltatori più esigenti possono rimanere seccamente delusi, ma per chi ama il classico rock italiano, troverà in questo disco una buone fonte d’ispirazione.
Trascinato dal singolo 8 stagioni, album vive la sua primavera migliore. Una riflessione in presa diretta sulla vita con quello slang generazionale che va per la maggiore, fatto d’immagini abbastanza comuni nell’immaginario di tutti, ma sempre ricche di sfumature variabili. Il ritornello vi si stamperà in testa già al primo ascolto, parola di Gus …

La voce a tratti sofferta di Alberto Donatelli, sa cogliere l’atmosfera sentimentale dei propri testi, sempre interpretati con l’enfasi che le si deve. Sei un Fiore è una filastrocca da mama-non-mama dai risvolti prevedibili, con l’amore e quell’amara sofferenza tutta maschile come punto di riferimento imprescindibile. Da citare anche Quando ti ho conosciuto e Merda, vermi e fango, dalle rime emozionali con polarità decisamente diverse.
Un album ben costruito e di sostanza in talune soluzioni musicali, tuttavia non adatto a tutti. Amabile per chi idolatria i rockers italiani …


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recensito da Gus
 

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