No More Heroes – The Stranglers

Nonostante gli Stranglers vengano annoverati tra i numerosi gruppi del catalogo punk 77, essi hanno poco a che fare con giacche in pelle, borchie o anarchia. Dunque, precursori della new-wave? Esagerato! Se definizione bisogna dare, allora è certamente validissimo che gli Stranglers siano stati un gruppo nelle intenzioni punk (testi e atteggiamento ironico verso il pubblico), musicalmente post-punk (con tastiere e synth piuttosto melodici) proiettati negli anni ’80.

Tuttavia, artisticamente il gruppo viene da esperienze lontano dal punk. Cornwell, Burnell e Black sono musicisti con attitudini sinfoniche e d’improvvisazione (blues e jazz prevalentemente), mentre Dave Greenfield suonava nelle bande militari. Dopo il buon esordio di Rattus Norvegicus (aprile 1977) in cui spiccano sonorità punk, con qualche canzone di stampo strummeriano  (Peaches su tutte), nel settembre dello stesso anno vede la luce No More Heroes, un lavoro completo, raffinato ma immediato.

No More Heroes - The StranglersLa peculiarità delle prime produzioni degli Stranglers sono le tastiere di Greenfield. Suoni sintetici, ma non industriali e freddi alla Kraftwerk, piuttosto più vivaci ed imprevedibili alla DEVO, supportati però da una base elettrica data dalla possente chitarra di Cornwell e soprattutto dal basso di J.J. Burnell. Proprio Burnell inizialmente faticava ad entrare in sintonia quel punk graffiante della Londra del 1977, in virtù di ciò “costrinse” il gruppo a suonare in maniera decisamente alternativa, snobbando il classico e convenzionale modo di suonare delle band punk. Questo è percettibili agli esordi e ancora di più in No More Heroes.
Il lato A propone un punk scialacquato, aggressivo e tenebroso ma con poco mordente e pogo, tuttavia la curiosità risiede nel fatto che le prime 3 canzoni del lato siano cantate dagli altrettanti componenti; ossia  I Feel like a Wog cantata da Cornwell (come la maggioranza dei brani), Bitching da Burnell e infine Dead Ringer (forse la più convincente) da Greenfield. In maniera abbastanza ironica, Cornwell sentenziò: «Come Revolver dei Beatles !!!».
Bring on the Nubiles è caratterizzata da un basso nervosissimo che imprime una cadenza isterica e a tratti robotica al brano correlato da un testo disinibito e a tratti volgare: «I kiss your zones erogenous / There’s plenty to explore», una costante nei primi lavori della band. Chiude il lato il singolo Something Better Change, viziosa melodia invischiata da riferimenti sessuali e accompagnata in ugual misura da un punk piuttosto lento, da tastiere decisamente barocche ostacolate da un basso pulsante.

Il lato B è sicuramente quello meglio strutturato ove la potenza e l’ironia degli Stranglers è tutta condensata in pochi minuti. Il “kit di lavoro” di Greenfield composto da un organo Hammond L100, da un piano elettrico Hohner Cembalet e da un synth Minimoog, esplode in melodie sensazionali, variopinte e slegate completamente dall’anacronismo punk. La fortuna del disco e quindi anche della band è dovuta allo storico singolo No More Heroes; in cui con ilarità e delirio si introducono una serie di noti personaggi: «Whatever happened to Leon Trotsky? / He got an ice pick  that made his ears burn». Da Trotsky al fido Sancho Panza, sino a quel “the great Elmyr(a)” avvolto nel mistero (probabilmente si riferisce a Elmyr de Holy dubbio pittore ungherese). «Whatever happened to the heroes? No more heroes any more»  una sentenza cinica e mascherata, che non è poi tanto diversa dall’inno nichilista punk per eccellenza, quel “No Future” di marca Pistols. Inconfondibile l’intro di basso di Burnell che da inizio ad una frizzante melodia punk correlata dalla spensieratezza delle tastiere, con annesso assolo.
Cupa, oscura e vicina a quelle atmosfere industriale-nucleare dei DEVO, è Peasant in the Big Shity; mentre Burning Up Time è un grintoso punk arricchito di melodica synth. Interminabile invece School Mam con cui si chiude il disco. Meccanica e nevrotica, scandisce la voce gracchiante di Cornwell con liriche noir, visionarie, ricche di allusioni: «She can’t reach her helter skelter  / Down with the school mam».

Il punk è stato un fenomeno più variegato di quello che i discografici e le riviste ci hanno fatto credere. Gli Stranglers con No More Heroes sono tra gli ingredienti più gustosi e allo stesso tempo amari della torta punk. Non sarà facile prescindere da Vicious e soci, ma gli Stranglers ce l’hanno fatta ! 

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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