No Destination – Worlich

I primi passi di una band sono i più spassosi, i più veri, quelli che manifestano meglio la loro indole. Almeno a parer mio, ed il mio parere conta, fidatevi di Gus! Oggi navigando in quell’oceano cibernetico che voi chiamate internet, mi imbatto nei Worlich, il cui nome sembra quello di qualche mostriciattolo da b-moovie horror anni ottanta, invece ha un retrogusto di assalto bellico, robe da “desert storm“. Ciò che mi fa storcere il mio broncio mattutino è la storia di questa giovanissima band nata tra i banchi di scuola. Tra incontri casuali ed ovvietà da liceo, il momento che ritengo affascinante è quando su di un bateau mouche sulla Senna i nostri conoscono il loro futuro batterista. Eh già, il rock è fatto di aneddoti, e questo se sapientemente romanzato può diventare una simpatica arma di seduzione …

WorlichI Worlich iniziano subito dalla montagna più alta ed impegnativa: la realizzazione di un lp. Un fottuto 33 giri, quindi minutaggio elevato e un sacco di idee “coerenti” da tirare fuori dal cilindro. No Destination è il risultato coraggioso di una band che suona quel rock-pop speziato anni ottanta (alla maniera di Black Francis e Kim Deal), non privo di incidenti e piccole indecisioni. Majorette incredibilmente è il filo conduttore sprezzate dell’intero album. Nel senso che se la prima impressione è data dal primo brano, allora si rischia un madornale errore. Un power chord ansimante, molto vintage nel suo tentativo d’imitare l’underground più adiacente all’industrial, eppure questo brano nasconde un fascino oscuro, con quel “non so” che mi ricorda (ma è mattina e potrei sbagliarmi!) i Turbonegro più invincibili. Il riff iniziale e portante di Sugarbones rassomiglia ad un omaggio a Where is my mind?, un bubblegum pop abbastanza acido, che gioca sui duetti di chitarra costipati da un basso che ogni tanto alza la testa per far sentire il proprio rombo. Sorprende la nenia di Crash Test Babies, uno spaccato generazionale molto livido e sincero: «We’re crash test babies we’re always here fireworks in my glass and champagne», come se i Radiohead ghigliottinassero Yorke e lo sostituissero con la zucca pelata di Corgan. Coadiuvante per la malinconia.

Stelle filanti anni ottanta per Laws of Gravity, che sembra uscito dritto dritto da Siamese Dream, decisamente più convincente la ballata sensazionale di Bending around obstacles like an ocean wave hitting a buoy, ricca di pathos grazie ad un azzeccato backing vocal: uno dei pezzi migliori del disco. Gli amplificatori si riaccendono con piglio elettrico in Transitoria/tempus fugit, fulgidamente ambigua nella sua evoluzione ottimamente arrangiata ed abile a cambiare pelle in corso d’opera: una concept song originale, ben strutturata e degna come canzone di chiusura nei live.

Ribadisco, coraggiosi i Worlich e bravi pure. Mettere assieme un album intero non è una passeggiata, anche se la soluzione ep sarebbe stata più semplice, immediata e magari avrebbe focalizzato meglio l’attenzione sui brani più riusciti e più personali. Il debito verso i Pumpkins si sente, ma c’è da dire che sono veramente pochi gli avventati che suonerebbero così …

 Worlich sito ufficiale
Worlich myspace
Worlich facebook

recensito da Gus
 

Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.