Nevermind the Bollocks – Sex Pistols

Freghiamocene delle cazzate: signore e signori: Nevermind the Bollocks è l’ALBUM PUNK .
Nevermind the Bollocks - Sex PistolsE’ l’estate del 1977, i Sex Pistols, il gruppo più odiato di tutto il Regno Unito si raduna negli studi per registrare il suo primo album, che diverrà come una bibbia per le generazioni di punk futuri con 12 inni di anarchia e con il chiaro intento di “disturbare” l’opinione pubblica britannica (e questo lo si nota già dal titolo provocante).
Il disco è praticamente una raccolta dei singoli e lati B già precedentemente pubblicati, anche se per l’occasione vengono reincisi con la partecipazione di tutti i membri del gruppo a parte Sid Vicious sostituito (ufficialmente per problemi di salute, ufficiosamente per la sua incapacità) in alcuni brani da Steve Jones o in altri da un Glen Matlock in versione turnista.
L’album scorre veloce sotto la puntina, mentre Johnny Rotten urla i suoi inni disfattisti in un modo che sembra gli si debbano sfaldare le corde vocali da un momento all’altro su una base distorta e povera di accordi (ma non per questo di pathos) tipica del punk.
La canzone d’apertura è “Holidays in the sun” brano nato dopo un viaggio del gruppo a Berlino, seguono l’inno anti-aborto “Bodies“, la cinica “No feelings“, “Liar“, “Problems“; l’anti-inno scritto da Rotten in occasione del giubileo della regina “God save the queen“, “Seventeen“, “Anarchy in the U.K.” (considerato come il singolo che ha fatto scoppiare il punk inglese), “Submission“,  “Pretty Vaicant“, “New York” che fa dell’ironia sulla scena glam e punk newyorchese e la conclusiva “E.M.I.” dedicata all’omonima casa discografica che per prima li mise sotto contratto salvo poi scaricarli dopo “l’incidente” durante il Today Programme.
Dodici tracce per quasi 40 minuti di anarchia che hanno messo a ferro e fuoco l’Inghilterra del 1977 e negli anni a seguire il mondo intero, e che non dovrebbero mancare nella discografia non solo dei veri punk, ma di coloro che in generale apprezzano il rock.

recensito da It Was
M_It Was

 

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