Myths of the near Future – Klaxons

Domanda: “Gus, niente di nuovo dal fronte indie?
Risposta: “Nessuna novità!”

Parafrasando il romanzo da trincea di Remarque, mi viene questa nichilista considerazione: ma dov’è tutta questa aria nuova musicale, solo qualche anno fa ventilata da tutte le radio e tv musicali?!
Ad esempio, che fine hanno fatto i Klaxons? Questi ragazzini londinesi, nel 2007 mi avevano folgorato sulla via di Damasco con il loro pazzesco Myths of the near Future; e finora il titolo è stata una promessa per non dire una premonizione! Dopo che Mtv e qualche sagace radio commerciale li ha messo gli occhi addosso, appiccandogli l’etichetta di the new-rave (altro slogan buono per le t-shirt!), la band si è eclissata dalla scena, celando molti rumors sull’uscita di un enigmatico secondo album bocciato dalla Polydor!

Klaxons - Myths of the near futureIl pentagramma si fa appetitoso grazie ad un incosciente miscela tra elettronica digitale suonata a palla ed un pop-rock che ammicca pesantemente al glam. Esperimenti e sperimentazioni che spaziano dalla techno all’ambient, ma senza velleità da ballroom. I Klaxons sono alternativi a tutto tondo, con idee non poi così nuove (vedi gli anni ottanta più interessanti e meno conosciuti) ma ben messe in pratica: se poi basta l’intro da antifurto techno di Atlantis to Interzone per decretarla come band da rave, allora stiamo freschi (per favore non date retta ai critici musicali)! Il loro indie non è poi diverso dalla velocità schizofrenica di Bloc Party o Arctic Monkeys (altri indie-desaparecidos!), tuttavia il vero valore aggiunto che mi fa applaudire a questi ragazzi è l’approccio sincero, schietto e senza paura. Golden Skans, grazie ad interventi pubblicitari, è il brano più conosciuto, nel quale la fantasia glam alla Roxy Music (magari sembro esagerato ma la teatralità è quella!) o di una spensieratezza alla maniera dei primissimi Depeche Mode, trova compimento grazie alle tecnologie attuali che sapientemente affinano e limano ogni speculazione sonora azzardata.

L’underground rimane una prerogativa e componente indicibile dell’indie titolato del nuovo millennio dei Klaxons. Canonica Totem on the timeline, psichedelica senza pudore As Above, so Below (potrebbe benissimo appartenete al repertorio MGMT, altra band molto interessante!) macchiata dalla consueta pillola d’ecstasy da laboratorio. Molte influenze senza per forza un filo conduttore, , per esempio, Two Receivers prende molto dal pop articolato dei Garbage, mentre l’indimenticabile Magick ha qualche sporadico debito con i Massive Attack.
Gravity’s Rainbow è il primo singolo della band edito Angular Records e contiene tutti gli ingredienti del caso, più rock che elettronica comunque, ma senza dosi da alta-pasticceria: l’improvvisazione, anche in studio, sembra una prassi per i Klaxons, che si affidano al loro inesperto, ma coraggioso fiuto. Apocalittico Four Horsemen of 2012, brano non certo di punta ma che giustifica lo spessore di una band che non ha paura di spaziare in lungo ed in largo oltre le galassie musicali conosciute.

Potrebbero far scuola, e potrebbero avere la stessa genialità dei Sonic Youth targati Evol?
Booooh, aspettiamo che ritornino sul pianeta Terra per giudicare …

recensito da Gus
Gus heartofglass

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