Mothers – Kick

Tra onirismo, filosofia e cruda realtà si realizzano affinità con un trip-hop nostalgico ed algido allo stesso tempo: in Mothers, esordio in long-playing dei bresciani Kick, convivono la dilatazione delle emozioni e la fermezza di una modernità che ci rende tutti Mensch-Maschine.
Formatisi nel 2013 per idea di Chiara Bernardini e Nicola Mora, il duo si autoproduce gli esordi in formato ridotto Kick nel 2013 e How Can I Help You? nel 2014, trovando modo di affinare tecniche e sonorità che corrono parallele sia ad uno shoegaze “ripulito” e senza troppi ghirigori di modulazione, sia ad una elettronica minimale, ma molto elegante. Il risultato assume forme sospese, tra dilatazioni sonore e licenze art-rock, evitando di arricchire di troppi manierismi una musica che vuole essere essenziale e consona nel veicolare liriche molto profonde ed introspettive.
Mothers - KickMothers infatti è un lavoro che parla di dualità, di contrasti cromatici tra le due massime espressioni dell’animo umano: Eros e Thanatos, attualizzate e ricondotte a forme più comprensibili. Ecco che lo scontro si materializza tra una libertà  -di pensiero ed azione- ideale e selvaggia (per non dire quasi animalesca), ed un conformismo posato e meccanico di una modernità volta alla standardizzazione ed alla spersonalizzazione dell’individuo. I Kick oltre a porre le domande, cercano di dare anche le risposte, e quindi l’uomo così diviso tra queste due pesanti entità, sceglierà la forza dell’amore per vivere e riempire quel vuoto che tale dicotomica condizione porta a generare. Amore che non riguarda meramente quello sentimentale, ma racchiude come uno scrigno, una serie di emozioni ed atteggiamenti volti verso sé stessi e verso il prossimo più vicino; trovando così un “compromesso” (se così si vuole chiamare) tra la remissione degli istinti e la frustrazione dell’omologazione sociale.
L’intro iniziale de Le Trapéziste viaggia tra i scintilli di carillon sognanti ed una vacuità sinistra e cupa, ponendo a livello strumentale già le basi tematiche dell’album. La seducente Vision rappresenta invece la faccia più solare e speranzosa di quel connubio tra Natura e Amore: tra enfasi colorate e la vocalità soffice di Chiara Bernardini, beat rotondi ed alchemici trovano la loro ragione d’essere in un brano che mantiene alta una certa tensione benevola. Piuttosto complesso e controverso è il tema di Magick, che ricorda la cronaca nera del “trio di Memphis” (ossia tre adolescenti accusati nel 1994 di infanticidio, vicenda in Italia poco nota per la verità, ma che negli Stati Uniti fece molto scalpore e che vide i tre protagonisti dapprima condannati e successivamente prosciolti!), ponendo al centro il tema alienante della verità in tutte le sue sfumature e dell’isolamento dovuto ad una colpevolezza ingiusta e mai davvero provata. Echi art-rock ed arrangiamenti ben delineati, fanno di questo brano uno dei migliori di Mothers, sia per dinamismo che per emotività.
Ritorna in territori trip-hop l’orgiastica Merry Go Round sorretta da cori e giochi di voci, mentre nella stratificata Metaphor Girl, l’elettronica si fa pulsante ed androgina. La delicatezza del cantato accostato all’asprezza di ritmiche a tratti selvagge e tribali, a tratti più melodiose è sicuramente uno degli aspetti migliori della musica dei Kick. Solitary States è l’incipit (preso direttamente dal film fantascientifico Altered States, 1980) per introdurre la narcolettica House of Glass, in cui si canta di un amore sofferto e senza speranza. Ancora una volta sentimenti ed indifferenza duellano in uno scontro che ha come campo di battaglia l’animo e la sensibilità umana, tema rimarcato nella dimessa e languida Dead End.
Tuttavia permangono momenti di solarità e pacatezza, dall’inno al sole di King Sun, passando per l’ebbrezza per la natura incontaminata e libera di Land!: arrangiamenti sempre piuttosto articolati confermano una costante freschezza ed originalità. Requiem finale per March, il cui diniego verso la perdita tocca corde emotive piuttosto profonde e la cui tensione nervosa pizzica nella confessione a cuore aperto, specie dopo l’ascolto dell’outro Human Error, che dilata oltre modo una calma deifica ed artificiale verso un assoluto che sembra sempre qualche passo oltre l’umana comprensione.

Articolato e complesso, Mothers è una prova importante per i Kick, che bravi nell’autoprodursi (Nicola Mora ed i prodigi del home-studio) non rinunciano né all’immediatezza di comunicare, né alla complessità di un messaggio profondo e che costringe a riflettere. In questa prova i Kick hanno davvero alzato l’asticella, consapevoli che da qui in avanti sarà difficile (ma anche molto stimolante) riuscire a fare meglio di così. Molto bravi!

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recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

 

 

 

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