Mother Love Bone e Andrew Wood: i tanti rimpianti del grunge

Defunti i mai rimpianti Green River, il genio di Stone Gossard, la versatilità di Ament e la tecnica di Bruce Fairweather decidono di riprovarci (a modo loro) dando vita ad un nuovo progetto con Andrew Wood (già con i Malfunkshun) alla voce. Il cantante si rivela un autentico istrione, ed i Mother Love Bone  finalmente possono aspirare a registrare qualcosa che sia lontano dal “rumore” fuzzoso dei Green River. Alla batteria si unisce Greg Gilmore, non particolarmente importante se non fosse che proviene dalla stessa band in cui nacque musicalmente Duff McKagan, bassista dei Guns ‘n’ Roses. Questo incuriosisce la PolyGram, che decide di mettere sotto contratto i Mother Love Bone tramite la piccola Stardog. Così dopo due ep  di anonimato in Sub Pop,  Stone Gossard e Jeff Ament mettono la sospirata firma per una major; così sembra fin troppo facile!

Shine - Mother Love Bone ( Andrew Wood )Shine (1989) è un ep rapido e veloce per testare le abilità di una band appena sbarcata su un’etichetta importante. Ad ogni modo è un bel compromesso per presentarsi, condensando un hard-rock virile e machista attraverso un snobbismo glitterato e vagamente modaiolo; la presenza scenica di Andrew Wood a volte basta e avanza a colmare una latitanza di idee originali che confinano pericolosamente con lo scialbo hair-metal losangelino.
Thru FadeAway si presenta con un sound ripulito e molto rock ‘n’ blues, chitarre ruggenti e smaliziate, un basso petulante ed una sezione di batteria pomposa e ridondante, in cui la parte di assolo sulla sei corde è garantita in maniera classica nella sua forma più stereotipata. È un po’ quello che sarà il lief motiv di tutta la produzione Mother Love Bone, l’accento diverso è dato dall’interpretazione vocale disinibita di Andrew Wood, vero millantatore di folle. Meravigliosa e decisamente convincente sulle potenzialità del gruppo è Mindshake Meltdown, con scanzonate atmosfere on the road, in cui la progressione rythym ‘n’ blues sale fino a toccare un sound quasi riconducibile ad Aerosmith e consanguinei con immancabili ed esagerate concessioni di chitarra. Decisamente più secca e grintosa è Half Ass Monkey Boy che è risente ancora delle influenze “pesanti” dei Green River, tuttavia la voce di Wood le stempera bene su di un letto di riff accecanti, rilasciando all’ascoltatore un buon frullato di rock mainstream. Siamo lontani dalla sporcizia dell’indipendent del Nord-Ovest, le chitarre sono pulite e il basso suona caldo ed avvolgente. Chole Dancer/Crown of Thorns  inizia con Wood al piano (e questo nell’indie-rock non c’è proprio!) e con voce sottile e stridente regala un interpretazione emozionante seppur pecchi di quel pizzico di retorica tipica del genere, a modo loro anche chitarre e basso (piuttosto comprimarie) s’accodano alla processione. Nella versione cd c’è spazio per la hit Capricorn Sister, ripresa poi nel successivo e più elaborato Apple .

La Polygram si convince così del valore dei Mother Love Bone e fiuta un possibile successo commerciale vista la somiglianza non trascurabile ai Guns ‘n’ Roses. Ad avvalorare questa teoria,  l’album viene registrato tra la California e Seattle come a segnare un passaggio di testimone tra le radici indie ed un “roseo” (almeno nelle aspettative) futuro mainstream.
Apple - Mother Love Bone ( Andrew Wood )Apple (1990) rappresenta il divino disco di un glam-rock appariscente attorniato da chitarre sofisticate ed arrangiamenti più convincenti che in passato. Tutto il residuo indipendente e punk delle chitarre di Gossard e Fairwheather proveniente dal sound ex-Green River, viene pulito a fondo da buone dinamiche e cambi di tempo, che rendono i brani dei Mother Love Bone orecchiabili e distribuibili anche su radio non di genere; come ricorda Wood: «Penso che siamo un alternativa a tutte quelle stronzate “sataniche”. Penso che, se tutto va bene, noi siamo accessibili per un pubblico più vasto».
Praticamente quello che Shine aveva musicalmente anticipato, qui viene mantenuto in toto. L’inizio è folgorante con l’accattivante This is Shangrila, in cui il personaggio di Andrew Wood sembra posseduto da un’aura magica ed avvolgente, il tutto supportato dall’ottima base di Gossard-Fairweather-Ament. Alla pari Stardog Champion che, seppur patinata ed un pizzico retorica nei cori udibili chiaramente nel chorus, mostra una rediviva energia pronta ad essere rilasciata in ballroom. La fase di scrittura dei testi è prerogativa di Andrew Wood, che manifesta discrete abilità di song-writing, mentre per quanto riguarda gli arrangiamenti è innegabile la mano di Gossard e Ament, nonostante i crediti vengano equamente divisi in cinque.

In Holy Roller e Gentle Groove la vivacità dei brani è stemperata da un ascolto leggero ed appetibile anche se un tantino scontato. Con Stargazer, l’esagerazione s’impossessa definitivamente della band che dimentica in fondo di essere ancora relativamente emergente, scatenandosi in un rock-dinosauro che s’addice più agli Aerosmith. Rientra invece nei binari giusti la riproposizione della frizzante Capricorn Sister, probabilmente insieme al brano d’apertura la miglior prova musicale del disco. A dir poco crepuscolare è Man of Golden Words, che inizia struggente al piano, per poi proseguire acustica nel chorus, rilasciando un atmosfera ed una emotività che un gruppo “costruito” non riuscirebbe altresì a creare. Un brano memorabile e probabilmente la miglior performance di Wood che verrà stroncato da un overdose il 19 marzo del 1990, prima che Apple possa uscire nei negozi (cosa che avverrà nel luglio dello stesso anno). Andrew Wood è il primo martire del grunge (come lo saranno successivamente prima Kurt Cobain e poi Layne Staley degli Alice in Chains), sicuramente la sua prematura scomparsa priva la scena degli anni ’90 di un personaggio eclettico, affascinante e talentuoso. Pochi mesi dopo nascerà il progetto Temple of the Dog, per ricordare il compagno scomparso e per registrare un sontuoso album tributo con Chris Cornell ed Eddie Vedder alla voce, una sorta di prova generale per i futuri Pearl Jam.

La Firma: Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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