Mi Odio (ep) – Impatto Zero

Quello che mi ha davvero colpito degli Impatto Zero da Trequanda, Siena (perché loro ci tengono che si sappia), è l’entusiasmo a tratti contagioso e a tratti irrefrenabile con cui questi quattro ragazzi fanno qualsiasi cosa. La loro storia non è poi diversa da quelle di tante altre band emergenti, che solitamente nel raccontare la propria spiccia biografia tendono ad un formalismo a tratti fastidioso, mentre gli Impatto Zero ci credono per davvero e non temono di nasconderlo (anche che il nome viene da un poster di Topolino!). E’ pur vero che l’intensa attività live che li vedrà protagonisti in quest’estate 2016 rappresenta sicuramente uno stimolo sufficiente, eppure questo non basta a giustificare così tanta euforia: è un qualcosa di innato, di spontaneo ed assolutamente non costruito, è qualcosa che solo la passione per la musica può generare.

Eppure l’ep d’esordio, Mi Odio, cela un senso d’alienazione tipico della giovane età (classe primi anni ’90) costruito su riff potenti di chitarra ed una veloce sezione ritmica che richiama alle più basilari esigenze punk. Martin Cantero (chitarra e voce), Iacopo Panfi (sei corde), Domenico Perugini (quattro corde) e Thomas Tarquini (percussioni) condensano in cinque brani un’energia selvaggia che nuota libera tra dinamiche tipiche del rock alternativo, senza disprezzare saliscendi di distorsioni e di volumi. L’inquietudine del presente e la nebbia del futuro sono snocciolate sulle piccole cose di tutti i giorni, senza velleità cantautorali (e meno male!), gli Impatto Zero, esternano nella maniera più spontanea e naturale possibile le proprie emozioni, senza preoccuparsi di farsi piacevoli o piacenti. Siamo all’essenza del punk, ad un do-it-yourself ideale, che dal basso del suo “individualismo musicale” racconta esperienze ad alto tasso di immedesimazione.
Mi Odio (ep) - Impatto ZeroSalvami apre le danze con una bella combo arrembante di power-chords ruvidi + trame di basso perniciose, che consentono al cantato un tono rapido ed essenziale, mentre i cori di rimando alleggeriscono la tensione, che finalmente implode in un chorus orecchiabile, ma non fastidioso, nel quale gli Impatto Zero urlano di essere salvati da tutta l’indifferenza ed il conformismo che rischia di contagiarli.
Con Odio il ritmo da marcia impresso dalla batteria, svela una leggera variazione a sonorità più metallare, tuttavia è un falso indizio, e più probabilmente una soluzione stilistica che si abbina meglio ad un brano che preferisce rallentare e farsi più greve e contemplativo, svelando una fievole teenage agnst nel verso «La paura per il nostro futuro a me basta già / Questo presente per non riuscire più a guardare davanti». Finale isterico, un po’ alla Capovilla, forse un refuso della malattia indie-rock-italica. In Spettro tornano le velocità sostenute, miscelando distorsioni chords acriliche e belle dinamiche di basso; da annotare la capacità di accelerare e rallentare i ritmi, senza strappi troppo violenti e senza ricorrere a troppi effetti di contorno. Adesso no si fa quasi hardcore, mentre gli Impatto Zero toccano il tema del “via lontano da qui” che probabilmente rappresenta più che altro l’ideale di allontanarsi dal conformismo preconfezionato.  Chiude Tutto falso, che preferisce decantare con acuta ironia tutti i consigli inutili che derivano dallo stesso perbenismo di provincia: una sorta di no-future tricolore che si muove verso sonorità nuove, specie nella parte finale del brano, ove feedback ed improvvisazione splendono di luce propria.

Mi Odio è una sorta di mini-concept sull’ipocrisia della masse, sull’individualismo cieco e sulla scarsa apertura mentale dei più giovani; è un bello sforzo compositivo per essere un esordio … questo giustifica tutto questo entusiasmo? Lo avrebbe giustificato comunque (nonostante il poster di Topolino!), bravi Impatto Zero!

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recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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