Marquee Moon – Television

It was a tight toy night, streets so bright
The world was so thin between my bones and skin
Mi chiamo Camilla e racconto della musica che riposa nel fondo della mia anima … e la condivido con voi …

Tom Verlaine e Richard Hell avrebbero potuto essere una delle coppie compositive più ispirate e prolifiche della storia della musica: l’egocentrismo naïf del primo ed il nichilismo spinto del secondo non permisero la realizzazione del sogno. Già negli sgraziati Neon Boys (con il batterista Billy Ficca) si potevano intravedere degli opposti piuttosto marcati: dalla poetica raffinata ed algida di Verlaine, al lato più irruento e funk di Hell. Evanescente e troppo in anticipo sui tempi, il terzetto si sciolse nel 1974 senza produrre tracce rilevanti. Riformatisi un anno dopo con il nome di Television, è Richard Lloyd il discriminante e l’ago della bilancia che consente a Tom Verlaine di concentrarsi maggiormente sulle alchimie dissonanti di chitarra, lasciando melodia e ritmica a Lloyd, e di conseguenza portando ai margini la figura Richard Hell, che abbandonerà per firmare l’inno della Blank Generation.
Le esibizioni al C.B.G.B.’s ed il progressivo distaccamento dall’atteggiamento punk, portò i Television ad essere una band diversa dalle altre (rispetto al bubblegum molleggiato dei Ramones o al pop elaborato dei Blondie) e per certi versi precursore del post-punk, specie per le velleità intellettuali che la figura di Verlaine emanava. La frequentazione con Patti Smith (ed il conseguente chiacchiericcio sentimentale) non faceva altro che amplificare quell’interesse naïf ed artistico per una musica crepuscolare ed ossessiva, ridipingendo New York diec’anni dopo i Velvet Underground, con tinte sempre più scure, desolanti e solitarie.

Life in the hive puckered up my night
A kiss of death, the embrace of life
Well, there I stand ‘neath the Marquee Moon
Just waiting

Marquee Moon TelevisionNel 1977 Marqueen Moon (suggellato da una cover-art iconica a cura di Robert Mapplethorpe) in un certo senso è una rivisitazione dell’album con la banana di Warhol, una sincopata nenia stridente (come la voce e la sei corde di Verlaine) che rimbalzava tra scellerate decantazioni poetiche, a richiami rock ‘n’ roll (sponda Patti Smith in Horses, vedasi l’ossessiva Venus), a esaltazioni art-rock indigeste e cervellotiche, che trovarono nella litania della title-track il loro perfetto ed illuminante compimento. Eppure in questo lavoro colmo fino all’orlo di esagerazioni, trovano posto sia le alchimie proibite di Friction (fantastico giro di chitarra dal classico timbro “verlaniano”), sia l’isteria sixties di See No Evil chiaramente decantata nel verso iniziale (“What I want, I want now / And it’s a whole lot more than “anyhow”).
Brani dilatati come una interminabile jam-session, si espandono nello spazio come una tela pop-art graffiata di schizzi colore denso e materico; la musica dei Television è appunto materica, densa e fisica! La tensione che innalza Elevation, o la dolcezza androgina ed irreversibile di Guilding Light (inconfondibile il contributo melodico di Lloyd), sono esempi d’arte musicale profonda e non immediata: occorre immergersi con corpo e mente per apprendere la lezione poetica di Verlaine. Non mi stupisce che a New York questo disco passò quasi inosservato, trovando invece nel pubblico inglese (ormai saturo delle ingerenze punk) orecchi ricettivi e seguaci per iniziare una rivoluzione che avrebbe messo in ombra la moda punk: Torn Curtain ne è forse il passaggio di testimone, tesa e stanca, si perde tra le maglie del tempo, con una forza evocativa che si manifesta solo alla fine di un attento ascolto.

Imprescindibile manifesto dell’artisticità di una città decadente e strappata come la New York della seconda metà degli anni ’70, i Television hanno saputo rivoluzionare l’approccio al rock, colorandolo di tinte poetiche ed intricate, superando le strutture e le armonie, attraverso un’eleganza maledetta e decadente, completamente antitetica al nichilismo concentrico di Richard Hell (anch’esso metafora di un punto di rottura netto verso il passato!).
Marquee Moon
è la prima porta verso il post-punk! 

recensito da Camilla

 

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