Lou Mornero (ep) – Lou Mornero

Nell’ascoltare certi e particolari lavori che mescolano un cantautorato intimista con la pasta grezza del folk chitarra&voce, occorre ricreare una determinata atmosfera e lasciarsi cullare dall’istinto della musica: è il caso di questo esordio mini per Cabezon Records di Lou Mornero, chitarrista e paroliere milanese.
Lou Mornero epApproccio acustico e diretto nei cinque brani che lo compongono, svelando una buona inclinazione nel ricreare immagini rarefatte che ben sublimano con lo scorrere di arpeggi di chitarra ed atmosfere molto calde e rilassate. Se qualche infatuazione psichedelica viene di tanto in tanto a galla è solo per l’incedere di reminiscenze seventies, che tuttavia non sovrastano né sconvolgono la dinamica prettamente acustica e personale dei brani. Quello che traspare sin dal primo ascolto è una sensibilità cristallina nei versi di Lou Mornero e nel soffio di riff armonici e pastosi, creando così buoni paralleli con un certo songwritng americano (da Mac DeMarco depurato da ogni soggezione slaker, all’oscurità di un brillante Marc Kozelek), senza dimenticare la tradizione italica nella melodia e nell’approccio diretto con l’ascoltatore. Rimandi ai fantasmi alcolizzati del Mark Lanegan dei nineties, si volatizzano ben presto nei primi secondi dell’asciutta Ok, una lenta lullaby fatta di stelle e malinconia, la stessa che ogni tanto bussa alla porta dei ricordi prima di addormentarsi. Il calore della ritmica tribale in Vite Strane evidenzia una visione livida della vita masticata da una parte («Amare, amare sempre senza poi riuscirci mai e amare ancora»), ove il lieto fine va conquistato e sudato, senza la certezza che questo possa durare a lungo. Sono ballate dure quelle di Lou Mornero, ballate in cui è possibile anche immedesimarsi facendo esercizio di memoria, nel quale arpeggi ed accordi sono suonati con la consapevolezza di arrivare dritti al punto, senza scorciatoie e senza bugie. 

La conferma arriva pure in L’attesa, la cui andatura non cambia passa né umore, rendendo l’ep una sorta di micro-concept sulle aspettative che ciascuno di noi mescola e cuoce durante la vita («Quando aspetti qualche cosa e sembra che non giunga mai»), senza tuttavia avere la minima idea di cosa potenzialmente può andare incontro. Lou Mornero non offre soluzioni, ma bensì canta e racconta la propria esperienza, per affermare che ogni giorno si prova, si cade e forse ci si rialza, fino a quando il sole non tramonta. Nella laneganiana Elucubration Blues sono le percussione secche e ripetitive a far da tappeto ad una filastrocca blueseggiante dall’andatura dinoccolata, il cui la vocalità di Lou Mornero si fa soffice e sussurrata. Chiude in grande stile, l’approccio folk-pop di Strade, “nazionalizzando” il proprio sound verso un cantautorato d’altri tempi, quello da sguardo oltre l’orizzonte e dai versi criptici ed evocativi; i cori nel finale rendono l’atmosfera vibrante e morbida verso una melodia molto rotonda e con vocazione etnica.

Lou Mornero imprime alla musica la propria personale visione del mondo; bravo a non cadere nella commiserazione solitaria, ma abbastanza intenso per arrivare a smuovere certe emozioni toccando le giuste corde. Il cantato secco in italiano non si fa imbrigliare dalle solite e scontate rime generazionali ed iconiche dell’indie-folk, rimanendo altresì legato alla tradizione nostrana (si parla di Battisti, ma il sottoscritto preferisce rimanere più vago) senza suonare stucchevole o pedante.
Un bell’esordio e soprattutto idee chiare portate avanti dall’inizio alla fine. Complimenti!

Lou Mornero facebook
Cabezon Records sito ufficiale

recensito da Poisonheart

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