Loser Heroes – Third from the Sun

Ne abbiamo abbastanza di supereroi o falsi miti: gli anni settanta sono finiti e non sono finiti certo ieri. La musica si evolve e i messaggi che lancia pure; tuttavia certi temi cambiano solo d’abito, ma la sostanza resta sempre la stessa. I perdenti non sono mai stati così inneggiati, almeno così sembra dalla copertina di questo fulminante terzo lavoro, con cui i Third from the Sun si propongono con spavalderia nel panorama di un rock curato e di bella presenza. Loser Heroes è l’eccezione che conferma il mio teorema: l’indie-rock non esiste, è solo un nome, una sigla per discografici!  

Un lavoro coraggioso con influenze non troppo marcate di  easy-punk, grazie anche a riff spontanei e di facile presa; anche se la base è pragmaticamente rock-pop. Pause e cambi di ritmo aiutano ad non accostarsi troppo come cloni di band più titolate molto in voga negli anni novanta; musicalmente i Third from the Sun non inventano nulla di nuovo, rimarcano la via di un rock ben costruito ma che a tratti rischia di cadere nell’anonimato. La volontà è quella di un progetto serio, e in questo la band si conferma coerente con i propri intenti: ragazzi comuni, senza manie di protagonismo che testardamente inseguono i loro sogni. Pensare con la propria zucca appaga sempre, e con disarmante sincerità ecco che le prime tracce mostrano una presa di coscienza sorprendente. In your Palm ha i giusti connotati  per essere una hit, energica nel chorus (che si appresta molto al coro da live) e più introspettiva nei versi, con un palm-mute di chitarra che sorregge da sola la voce cristallina e di timbro pop. Un brano abbastanza orecchiabile.

I won’t feel sorry è un veloce rock dalle mille bollicine frizzanti, molto più vicino al pop anni ’80 di quanto possa sembrare. Forse una falsa pista, ma di certo un piccolo indizio a favore di Third from the Sun, che mostrano dinamicità e creatività. The Man of the Century è il brano più complesso, poiché si presenta come una rivelazione occulta, macchiata da un riff ripetitivo addestrato a pane e indie. Nessun compromesso tuttavia, il brano segue le linee guida del disco, cambi di tempo e di voce, il tutto in un tessuto dalla trama immediata ma non banale. Astral Plane Crash è la naturale continuazione di quanto sopra, forse un po’ troppo ripetitiva nei suoi ritmi lievemente più sommessi rispetto al contesto delle altre 4 ballate. Paradossalmente il culmine si tocca nel finale, Flames of our Memories mi fa cambiare completamente parere sulla band. Due pollici su per una ballata pop, forse mielosa, ma veramente toccante e profonda. Gli intenti sono palesi anche se mascherati da una melodia lenta al limite del singhiozzo da lacrima; i veri eroi sono coloro che non sanno di esserlo: mica male per una band giovane che deve ancora limare un sound a tratti acerbo, ma essenzialmente sincero!

I Third from the Sun di certo non falliscono, lo dimostrano in questo ep di transizione; è vero, sono alla ricerca di qualcosa di più grande, ma la via intrapresa è quella buona !

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recensito da Gus
 

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