Live Report: Capitano Merletti + Homesick Suni @Biber Public House (Plugless Thursdays)

E come per tutte le belle cose, anche i giovedì acustici del Biber Public House giungono al termine con un’ultima intensa serata che offre in cartellone l’esibizione di Homesick Suni, seguito da Capitano Merletti e la sua band. I Plugless Thursdays mantengono quindi la loro vena indipendente e sbarazzina con un folk marmoreo dalle tonalità seventies, senza perdere un tenebroso istinto lo-fi, accarezzando così un’intensità ruvida nella performance, ma diretta nell’approccio: un po’ come suonare tra amici l’ultimo giorno di scuola!
Viene spontaneo applaudire questa bella iniziativa del Biber Public House, levando quel velo di diffidenza verso la musica emergente autoctona, troppo spesso bistrattata dai locali perché “non porta abbastanza gente!“, condannando alla “nicchia” artisti e band che manifestano voglia e coraggio di sperimentare con la musica.

Homesick Suni Biber Public House

Tornando alla serata, i protagonisti non hanno bisogno di tante presentazioni: Alessandro Antonel sveste i panni di manager della Pipapop Records, per indossare quelli di Capitano Merletti avvolto nelle proprie divagazioni di chitarra bubblegum tra pezzi già consolidati come quelli contenuti in Watch Out of Satellites and Asteroids e brani nuovi che vedranno la luce nei primi mesi del 2018. Esperienza ed entusiasmo contagiosi, accompagnati da un bagaglio musicale che spazia dall’innocenza del folk psichedelico -pronipote nella barrettiana Jugband Blues– fino all’independent scarno della scena Olympia o del catalogo -tutto da riscoprire!- della label scozzese Sarah Records.
Il fugace Homesick Runi invece, è seguace e discepolo fedele di un lo-fi creativo e dall’ispirazione in continua trasfigurazione; lo conferma una istintiva e nutrita discografia che vede con il recente ep Appetite for Distraction festeggiare i diec’anni di attività solista e dannatamente homemade.
Il locale è presto riempito, oramai la consuetudine di questi giovedì acustici è una caldo anestetico contro le pedanti serate in salotto, e nell’aria aleggiano endorfine positive ed un clima molto rilassato. Ad aprire la serata, avanza con passo lento Homesick Suni, la cui flemma calma e distaccata ricorda il Dylan di Bringing It All Back Home appena un minuto prima di mettere piede sul palco di Newport; la capigliatura disordinata, la postura rigida, mentre prende in mano una chitarra acustica, che amplifica con un grezzo -ma efficace!- pick up esterno attaccato con del nastro alla cassa. Se la descrizione può sembrare impietosa, in realtà è lo specchio di una soffice energia che abbandona ben presto ogni riferimento al folk dylaniano (nonostante l’armonica di accompagnamento), per invocare una british-ballad tanto ruvida negli intenti, quanto morbida nelle dinamiche pop. A colpire maggiormente è la personalità di Homesick Suni, così schiva e timida lontano dal palco, eppure così avvolgente e magnetica mentre snocciola via via le proprie creazioni dagli arpeggi puliti e nostalgici. Il mid-tempo gommoso di marca sixties apprezzato in Appetite for Distraction viene smontato nell’asciutta dimensione live, svelando una vena cantautorale ironica e disimpegnata di un procace Lennon come se non fosse mai diventato un Fab Four.

Capitano Merletti Biber Public HouseIl set di Homesick Suni scorre spensierato in una mezzora godibile e dal tono molto informale, lasciando solo pochi minuti di pausa per la successiva performance di Capitano Merletti, accompagnato dal potente basso di Daniele “Gonzo” Girardi e dalle patinate percussioni di Iseo Pin. La sezione ritmica inspessisce decisamente il sognante jingle-jangle di Capitano Merletti, che si lancia in un’appassionata performance proponendo con entusiasmo sia pezzi “storici” come An Egg into the Sun, Why do you Hesitate? o Newspaper, sia efficaci ballate ancora inedite. Tra il numeroso pubblico del Biber Public House, anche alcuni artisti Pipapop, in particolare degli attentissimi Dnezzar e Charles Wallace, che scrutano tutto quello che succede sul palco: più fratello maggiore, che mentore, Capitano Merletti è davvero una fonte importante di consigli e dritte musicali per questi giovani artisti! Così, passando senza remore da un palm-mute di chitarra acustica a riff pastello di chitarra elettrica, si intravede -quasi impercettibile- un vago retrogusto jazz, dettato anche dal “tocco” di batteria di Iseo Pin, che in Mutations riesce a mescolare dinamica e dedizione pop. Il concerto plana rilassato verso una calorosa conclusione, confermando -se mai ci fosse stato bisogno- come la musica personale ed indipendente meriti sempre una chance: è nel sorriso soddisfatto dei presenti e nel clima educato ed empatico della serata che si intravede speranza nella musica emergente e negli artisti che la interpretano.

Forse il pubblico generalista non comprenderà pienamente, forse sfuggiranno alcune sfumature, riferimenti ed omaggi ad artisti più o meno blasonati, ma se la prima sensazione ed i primi approcci sono positivi e convincenti, se scatta quell’alchimia particolare tra artista e spettatore, se il piede inconsciamente va a tempo con la melodia, allora non esistono più confini e le barriere culturali vengono abbattute. E’ questo il messaggio vero della musica, senza lucro e senza bugie: musica fiera della propria indipendenza e libertà. Realtà come quella della Pipapop Records o di locali come il Biber Public House saranno forse rare, ma esistono e sono sparpagliate in tutta la penisola: cercatele, bisogna farle conoscere! W i Plugless Thursdays!
E’ stato un onore documentare questa esperienza, è stato un piacere conoscere persone così!

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recensito da Poisonheart

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