L’inesorabile caduta del Reverendo del rock: Marilyn Manson (1999-2009)

Un martedì mattina del 20 aprile 1999, Eric Harris e Dylan Klebold armati fino ai denti entrano nella Columbine High School ed aprono il fuoco, uccidendo 12 studenti ed un insegnante. E’ uno degli attentati più cruenti della storia americano, che fa piombare l’intera America in uno sgomento profondo. Attraverso un meccanismo non proprio chiaro, anziché condannare la facilità con la quale proccacciarsi un arma da fuoco, si preferisce puntare l’indice sulle eventuali influenze e sulle fonti d’ispirazione che hanno portato i due ragazzi a compiere tale eccidio. Marilyn Manson come tutto il rock/metal dell’epoca finisce sulla graticola; ma Manson in specialmodo viste le sue opinioni abbastanza marcate verso l’establishment americano. Ora finalmente i benpensanti hanno un nemico ufficiale con cui prendersela, e sebbene a Manson faccia piacere essere odiato, di certo meno piacevole è essere considerato una delle fonti d’ispirazione per quei due giovani killer e di conseguenza boicottato da alcune catene di distribuzione per non parlare di tutti quei comitati contro la musica del Reverendo. Indirettamente la sua carriera ne risentirà.

Dopo il primo lustro di attività arriva il primo live album del Reverendo del rock, “The Last Tour on Earth“, il disco esce poco dopo la strage della Columbine, ed ha l’effetto boomerang di alimentare ancora di più le polemiche mediatiche verso i testi “violenti” di Manson creando un polverone al limite del politico e fuori dal normale.
Il live racchiude i concerti dei due tour di supporto a “Mechanical Animals” e nella versione limitata (non più in commercio) è presente un secondo disco che contiene una manciata di inediti e versioni live rare di alcuni pezzi della band. Il primo disco è una sorta di “mini-best of” con tutti i singoli che hanno reso famosa la band losangelina nei precedenti cinque anni, dal vivo Manson le esegue in maniera ineguagliabile e con una carica esplosiva con la quale riesce sempre a catalizzare l’attenzione su di se (grazie anche alle sue famose trovate sceniche, dal podio di “Antichrist Superstar” dove Manson riduce in brandelli la Bibbia fino alla mega croce date alle fiamme che appare in copertina a questo live). Unica pecca che il tutto venga strozzato da pesanti sovraincisioni in studio, un cantato senza sbavature e privo di mordente, salvo qualche eccezione, facendo così emergere un senso artificiale che penalizza pesantemente la sensazione di assistere ad un concerto dal vivo. A rimanere intatta è “Irresponsible Hate Anthem“, che dal vivo guadagna potenza e diventa una macchina da guerra che miete vittime senza pietà, altre esecuzioni degne di nota sono “Rock is Dead” e “Sweet Dreams/Hell Outro” (in quest’ultima viene suonato un finale accellerato fino al punto massimo, lasciando l’ascoltatore senza fiato). Nel secondo disco dell’edizione limitata appare il singolo inedito “Astonishing Panorama Of The Endtimes” (suonata in anteprima mondiale all’Heineken Jammin Festival del ’99 ad Imola). Pezzo niente male, arrangiato dal nuovo arrivato John 5 (assunto dapprima come chitarrista live e poi diventato membro fisso fino al 2004) il quale non si fa pregare per mettere in mostra le sue doti musicali: brano veloce e grintoso che preannuncia un po’ quello che sarà il disco successivo.

Marilyn Manson - Holy-woodHoly-wood (in the shadow the valley of death)” esce nel novembre 2000 ed è stato definito l’album che completa la trilogia iniziata nel 1996 con “Antichrist Superstar“. Un disco che si discosta dai precedenti per la profondità compositiva di alcuni brani (al quale contribuiscono tutti i membri anche in fase di scrittura dei pezzi) e per il modo contemplativo con cui questo concept si svolge. Brian Warner è ferito dal modo in cui il mondo discografico gli ha voltato le spalle dopo la tragedia e le ripercussioni socio-politiche della Columbine, quindi l’intenzione di dare al disco un’atmosfera vuota e desolante è puramente voluta (gran parte del disco è stato registrato tra la Death Valley e Laurel Canyon). Holy-wood è il processo di redenzione commerciale di Adam Qadmon (personaggio astratto ed esoterico della Kabbalah) che abbandona la valle della morte per approdare appunto a Holy-wood, una sorta di corrotta e demagogica Disney-World. E’ una parabola molto simile a quella già ascoltata nei due precedenti album (l’uomo verme in Antichrist Superstar e Omega in Mechanical Animals) portata ad un livello più complesso ed elaborato che lo fa rassomigliare più alle vicende bibliche e nietzschiane (vedasi Così parlò Zarathustra). In questo caso il processo di formazione del protagonista lo porta progressivamente all’autodistruzione, in una sorta di anagramma di quelli che sono i meccanismi dello show-biz e dell’industria discografica. Oltre al disco, vi era un progetto preliminare per un film e successivamente per dei libri: tutto troppo ambizioso per un Manson ormai dissacrato e boicottato dai media.
Come nei precedenti, anche questo disco è diviso in quattro sezioni secondo quelle che saranno le tappe del viaggio di Adam: A: In the Shadow, D: The Androgyne, A: Of Red Earth, M: The Fallen. La complessità (voluta) della struttura teorica è molto accentuata, ed i temi trattati sono incastonati l’uno nell’altro; la violenza (armi, Dio e governo sono il mantra di questo disco!) è comunque il tema portante e dopo i fatti del 1999 non poteva essere altrimenti.
L’approccio ai brani è differente rispetto al passato, che appaiono più maturi e con una struttura più coesa e ragionata. Ovviamente non mancano le tinte forti tra power-chords sprezzanti e viscerali effetti elettronici, ma il tutto sembra più denso e vagamente noir: l’effetto della Death Valley sembra rimanere intatto. Se “Disposible Teens” è la classica canzone alla Manson (vedasi “The Beautiful People” o “The Dope Show“) in “The Fight Song” avviene una vera e propria chiamata alle armi cruda e disinteressata. Nella terza parte del disco, Of Red Earth, i brani si fanno più cupi con alcune scorribande nell’acustico: The “Nobodies” rimane il capolavoro del disco, mentre in “Lamb of God” permane un senso di oblio che difficilmente ha eguali. Il resto del disco mantiene le premesse, con pochi sprazzi commerciali ed una ricerca musicale più attenta e curata. “Coma Black” diviene un piccolo gioiello dei live spesso anticipata da “Coma White” (il tour Gun, God and Government riscosse molte critiche quando toccò la data di Denver, poco distante dalla Columbine High School); tuttavia alla lunga le quindici tracce sembrano davvero tante per un disco che, per complessità ed elaborazione, avrebbe dovuto essere doppio.
Critica e pubblico accolsero tiepidamente e colpevolmente “Holy-wood“, che commercialmente non riuscì a bissare i successi precedenti; le ripercussioni sulla vita artistica del Reverendo del rock saranno devastanti, e dopo questo, a mio avviso, riuscitissimo disco (ed a posteriori è innegabile che sia l’opera migliore di Manson) si lascierà trainare dalla corrente di uno show-biz retorico e circense, che lo condurrà al ridicolo e alla farsa.

The Golden Age of Grotesque - Marilyn MansonDopo tre anni di silenzio (fatta eccezione per il singolo della cover “Tainted Love” per la colonna sonora del mediocre film Non è un altra stupida commedia Americana, vabbè lasciamo perdere!) dfinalmente viene alla luce il nuovo “The Golden Age of Grotesque” atteso con trepidazione da tutti i fans. I cambiamenti sono radicali: viene reclutato Tim Skold (dopo che nel 2002 hanno collaborato assieme per la colonna sonora di “Resident Evil”) per sostituire l’indimenticabile Twiggy Ramirez. A quanto si evince dall’artwork, Manson deve essere rimasto affascinato dalla cultura della Germania pre-bellica, tra cui il dadaismo e l’impressionismo. Un industrial metal perentorio unito a suoni che richiamano il cabaret grottesco-burlesco anni ’30, questo sembra essere il lief-motiv del disco.
Dopo la classica intro mansoniana iniziano i beat elettronici di “This Is The New Shit” che nel ritornello si tramutano violentemente in metal moderno pesante e Manson non si fa di certo pregare per urlarvi nelle orecchie che “la nuova merda” è arrivata (tranello commerciale o amara sincerità?).
Mobscene” è il singolo da classifica MTV (in Italia rimane primo in classifica per 3 settimane) semplice e diretto con un ritornello orecchiabile (cantato assieme a un coro femminile) facile da ricordare: i bei tempi dell’anticristo sono andati! Proseguendo velocemente cito il pseudo-swing con “Doll-Dagga-Buzz-Buzz-Ziggety-Zag“, nel quale Ginger Fish suona un ritmo ballabile e divertente e il resto della band lo segue con alterno entusiasmo; “Use Your Fist And Not Your Mouth” dove non potevano mancari pericolosi cori di matrice nazista, e la successiva title track che ricorda una marcia da banda musicale del paese. “(S)aint” è un altro brano da classifica che avrebbe fatto sfracelli se non fosse stato per la discutibile scelta del video ultracensurato (diretto da Asia Argento, nel quale compare anche il compianto l’ex componente Gidget Gein) nel quale si alternano scene di masturbazione, cocaina e sesso esplicito. Il resto dei brani rappresentano la parte debole dell’album, troppo scontati e simili tra loro, inutile citarli. Si salva solo “Para-noir“, disturbata, allucinante, distruttiva con un testo spiazzante: una tra le miglior canzoni di sempre del Reverendo. Tuttavia i segni di cedimento in alcuni frangenti sono evidenti: Manson somiglia alla parodia di se stesso. Ma il peggio non ha fine …

Eat Me, Drink Me può essere considerato paradossalmente come il primo album solista di Manson. Il batterista Ginger Fish è temporaneamente ko per un infortunio ai piedi (e verrà sostituito da una drum-machine!), il co-fondatore e tastierista Wayne-Gacy è in causa legale contro il Reverendo e il chitarrista John 5 è impegnato nei suoi tanti progetti solisti. Il sound quindi ne risente pesantemente, considerando che oramai nel 2007 il Reverendo non incute più paura, né tantomeno ammirazione. Questo misto tra brit pop e rock mainstream non funziona, tant’è che il primo singolo “Heart-shaped Glasses” (il titolo ricorda Heart-shaped Box) passa inosservato. Il fresco divorzio da Dita Von Teese rende ancora più deprimente la parabola discendente del quarantenne Brian Warner.
Neppure i tentativi di tornare alle origini funzionano.
Nel 2009 esce The High End of Low (anche Manson si rende conto di aver toccato il fondo!!!) e la grande novità è il ritorno all’ovile di Twiggy Ramirez in veste di chitarrista (in realtà quando entrò nel gruppo per sostituire Gidget Gein era un chitarrista, ma si mise alle quattro corde su consiglio di Manson). Per il resto parliano di un disco eterogeneo dalla velata nostalgia per i tempi di “Antichrist Superstar“. Ricordo solo “Four rusted horses” fatta alla Johnny Cash, e il singolo apripista (poi censurato, ma va?!) “Arma-Goddamn-Motherfuckin’geddon” che altro non è che la summa dei singoli più noti del reverendo: una miscellanea tra “Rock is Dead” e “Disposable Teens”.
Preferisco fermarmi qui, e cullarmi sulle belle cose sentite fino a “Holy-wood”, quando non esistevano i social network, né youtube, né tutte quelle cose che si frappongono fra la musica e l’ascoltatore. Era un bel periodo, nel quale bastavano qualche sciocca provocazione contro la bandiera o contro la Chiesa per somigliare ad un irremovibile provocatore e dannato. Brian Warner diceva cose giuste e le diceva con la giusta cattiveria … il resto è solo una maledetta giostra tra pupe e serial killer.

 

La Firma: Mighell
Mighell heartofglass

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