Light After the First Dive – Wilderness

Light After the First Dive - WildernessForse la prima svolta nella giovane carriera dei Wilderness si è avuta lo scorso luglio al Boville Festival, quando hanno aperto aperto per i Zen Circus, suonando gli inediti del loro esordio discografico Light After the First Dive. Nati nel 2013, i Wilderness si sono sempre contraddistinti per un rock alternativo le cui chitarre urlassero echi e ritardi tanto enfatici, quanto puntuali, su di una struttura ritmica tenebrosa e decisamente baritona. Nonostante qualche cambio di line-up durante le sessions di Light After the First Dive, i Wilderness sono riusciti a proseguire e completare la stesura di dieci tracce ben amalgamate, nel quale fuoriesce indipendente ed autonomo un post-rock di nicchia, con palesi riferimenti alle sonorità darkeggianti eighties (Wilderness, non a caso è preso dai Joy Division), con qualche eco psichedelico spiccio di marca seventies (San Francisco Incarico possiede un retrogusto acido e puro).

Light After the First Dive è tuttavia un disco tirato e ben arrangiato, nel quale è già possibile intuire -sotto leggere sfumature- l’evoluzione dei Wilderness: dalle prime tracce composte come Sun e Nowhere (interessante l’elettro-funk di quest’ultima) la cui struttura rock-pop era semplice e diretta, a ballate acidule come Fjords, nel quale una maggiore consapevolezza porta il quartetto ad osare di più, costruendo un’atmosfera cupa ed sognante alla Psychocandy. Se il lungo intro d’apertura di Overflow segnalava una spontanea ricerca verso un dream-rock ispirato, durante l’ascolto del brano i cambi di scenario permettono di comprendere come i Wilderness non vogliano rinunciare ad una spiccata anima rock -e fanno bene-, poiché i contrasti cromatici di questo primo brano sono un ottimo biglietto da visita per il prosieguo dell’ascolto.

Il sempre bel gioco d’arpeggi in Youth diventa un tappeto sonoro per un flusso di coscienza puro ed intriso di quella disillusione che viene cantata in un mono-tono fantastico e quasi alienante; i ritmi rallentano in Dancing Alone at 5 o’clock nel quale i Wilderness sono abili a costruire su tale lentezza ottimi arrangiamenti fusi in un effettistica minimale ed asciutta. Nella parte finale del disco il tono intimo continua nell’intestina Colors Inside The Grey; mentre il registro cambia nel mezzo punk acrilico di Elephant che mostra tutto il dinamismo di una band che ha ancora molte carte da spendere e che non s’intestardisce in un unico modo di suonare. Chiude Red Light from the afternoon che riprende sonorità dark-pop annegandole in ottimi giri di chitarra ruvidi eppure così ammalianti: interessante nella parte centrale del brano un deciso rallentamento, che risale poco dopo con una gravida tensione che sembra non esplodere mai, lasciando l’ascoltatore curioso ed ansimante.

Light After the First Dive è un esordio pazzesco e ricchissimo di spunti, specie perché si tratta di un esordio. Piacevoli le trame dilatate di chitarra ed un’asciutta sezione ritmica, che rendono unico il sound che i Wilderness vogliono perseguire; buoni ed emozionanti gli arrangiamenti, in un collage di sonorità cupe e voraci di un rock intenso e lontano dai canoni dell’indie-rock nostrano. Continuate così, ragazzi …

 

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recensito da Poisonheart

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