Manuale Distruzione – Levante

Probabilmente, Alfonso è stata la colonna sonora di quest’estate 2014 (o forse lo è stata solo per me), fatto sta che Claudia Lagona (in arte Levante) con la sua voce e la sua musica ha colorato di fresco il cantautorato femminile, che oramai davo per misteriosamente scomparso.

Se cielo e terra non posson toccarsi perché mai noi possiamo vederci?: Originaria di Catania, ma torinese d’adozione, la classe 1987 non ha tardato a manifestare il proprio talento per la musica, trovando nelle grandi figure femminili degli anni novanta (da Carmen Consoli fino a Tori Amos), i riferimenti giusti per intraprendere una importante carriera solista, trovando nel compromesso della hit estiva, l’anomalia che mancava alla musica indipendente italiana. Manuale Distruzione (uscito per INRI) è un disco che tuttavia non si regge sull’onda di Alfonso e di quella fortunata e comunissima espressione «Che vita di merdaaa!», che assume toni ironici e nosense, rispetto alla mista depressione ed apatia che potrebbe suscitare e che in qualche modo s’intrufola a macchia di leopardo nel disco.

Levante Manuale distruzioneOltre te tutto è niente lo sai: E’ la spontaneità in formato pop che colpisce per energia e contenuti, anche se a tratti il tarlo radiofonico se ne esce con prepotenza ed in forme già battute (Non stai bene, non arriva subito come dovrebbe arrivare!), creando insoliti vuoti d’aria in un disco comunque interessante. Eppure tra le righe si può apprezzare una giovane ragazza con un talento ancora da modellare, ma che già evita emuli mediatici o paragoni forzati da parte di chi non riconosce alcuna forma di musica indipendente al femminile; tuttavia è innegabile che il lancio di Levante sia stato pomposo e calcolato, ma forse non poteva essere altrimenti! Prodotto da Bianco (chissà che fine ha fatto quel suo soffice cantautorato?!), Manuale Distruzione non è solo il contenitore di Alfonso e Memo (altro singolone da radio radical chic), ma tra le righe svela le insicurezze ed il cinismo (forse d’origine sicula) di una generazione che non si fa più impressionare da qualche nota d’amore. La profondità di Cuori D’Artificio è disarmante («Io, che non credevo affatto si respirasse dopo»), specie quando il chorus si trasforma in un grido d’aiuto composto ma ruvido; così come La Scatola Blu, un’ermetica ballata da cuori spezzati e pagine ingiallite dai ricordi. Forme nuove vengono approcciate con alterna fortuna, uno stile melodico asciutto lascia alla vocalità spunti indipendenti che arrivano dritto al sodo come in Nuvola, o nella delicata FarfalleBaciarti, sconosciuto, farebbe di me una ragazza fragile / Ma io ci provo adesso, adesso sono qui»), nel quale il tasso di immedesimazione è alto, ma anche piuttosto innocente.

Dove va a finire tutto l’amore di una storia d’amore?: Tredici brani tuttavia risultano molti, specie per un esordio maestoso di questo tipo, creando così un farraginoso ascolto verso trequarti dell’album che mal s’incastra in un architettura di arrangiamenti comunque delicati e dalla tiepida anima soul. Manuale Distruzione, rappresenta un timido -ma allo stesso tempo impavido- tentativo di autenticare un cantautorato femminile indipendente dalle mollicce mode dei talent televisivi, cercando di scoperchiare ed incoraggiare le tante altre voci sensibili di questa decade di riscatto. Levante potrebbe davvero fare tana libera tutti …

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recensito da Bambolaclara

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