La Bestia di Compleanno – Baritoprince

coverBrutta razza questi “one man band”: egocentrici, fanno tutto loro, scrivono, cantano, suonano chitarre, approntano linee ritmiche … non hanno bisogno di nessuno, contano solo su loro stessi! Oppure rovesciando la visione, potrei anche immaginare alla grande solitudine dell’one man band, abbandonato sull’isola deserta di quel palco troppo grande per una sola persona, ove riempire gli spazi musicali e non, diventa un fatto di sopravvivenza.
La terza chiave di lettura me la suggerisce Baritoprince di Voghera, quando sentenzia che “Every man can be his band…” inventandosi così una nuova filosofia (e ribaltandone una vecchia) che mi sembra subito piuttosto soddisfacente, anche perché funge da richiamo selvaggio ad altri sparuti potenziali artisti colti da “malattia-one-man-band”. Un’affermazione mica buttata lì a caso, e che anzi nasce da quel sottosuolo underground degli anni ’80, quello sporco e lo-fi, figlio del do-it-yourself di Ian MacKaye e soci.
La Bestia di Compleanno è quindi un disco che segue questa filosofia attraverso uno sforzo di ricerca e di invettiva volto a creare un sound pieno, corposo, tutto affidato alle mani, piedi e voce di Baritoprince. Registrato nel novembre 2014 presso il Casamate Studio di Pontecurone (AL), le otto tracce di questo disco sono collegate da un unico indistinguibile filo conduttore: lo scarno, potente, disimpegnato baritono della Dan Electro Dead On ’67 di Baritoprince. È probabilmente la soluzione migliore per chi, nella necessità e nella scelta, decide di percorrere la via del solitario uomo da palco; la chitarra regge le linee ritmiche sin da subito, lasciando ad una gran cassa o ad un piatto il compito di riempire i buchi quando la baritona decide di lanciarsi in riff o in assolo che rendono più dinamiche le melodie di questo disco. Pallottola nasce apparente come un blues acido nella sua grassa intro, per trasformarsi in un grido anticonformista intriso di una rabbia lievemente nervosa ma mica isterica o troppo sopra le righe. Su una lunghezza d’onda più prettamente underground sono sia Porno Log che Alan, due brani che lasciano spazio ad una certa orecchiabilità nel chorus, in una struttura musicale che alterna momenti ove Baritoprince scarica la propria personalissima ironia fumettistico-demenziale rielaborando in maniera lucida i fatti di vita vera conferendogli un’anima del tutto indipendente. Confessioni di una mente pericolosa non aggiunge nulla di nuovo a quanto detto sopra, invece in Tre D è il riff ammiccante a trainare un brano composti da slogan rapidi, fugaci, terribilmente veritieri in quella che è la visione di Baritoprince.
Da allegro simpatizzante socialista mi soffermo su A Tavola con Craxi, e dopo qualche secondo mi accorgo che la tavola è apparecchiata in una cripta buia, dai suoni cavernosi e cupi, e che solo in un secondo momento si concedono di accelerare con prudenza, sconvolgendo positivamente l’atmosfera noir del brano, accompagnato da un canto meccanico e intriso di humor e cinismo.
Il brano che meglio evade dal tema musicale è Surfista Principino, una lenta ballata distorta dal sapore anni ’90, il cui onirismo può essere eventualmente un percorso più intimista da seguire nei prossimi lavori. Salice Terme chiude i giochi e potrebbe benissimo chiudere anche tutti i suoi concerti, in quanto gli ampi orizzonti e le possibilità di improvvisazione lasciano prateria aperte a qualsiasi soluzione.
Baritoprince e la sua Bestia di Compleanno insegnano a noi pagani della musica, a noi stolti benpensanti che vediamo nella band un’aggregazione di almeno tre o quattro elementi (perché già con due soli storciamo il naso, con uno solo non la prendiamo nemmeno in considerazione!), ognuno col proprio strumentino in mano, ognuno al proprio posto sul palco; beh dicevo, tutto questo ci insegna che quello che conta è sola la musica, senza altri convenevoli, poiché è la musica il linguaggio più diretto con cui esprimersi e su cui aggrapparsi, è la passione che rende vivo ogni sforzo per crearla,  è la passione che ne genera le armonie; e non ha importanza quante dita o quanti piedi la muovano. W i one man band, allora!

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Baritoprince’s Soundcloud

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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