Krank (ep) – Krank

Krank è l’alter-ego di Lorenzo Castiglioni (già ospitato su questo spazio con i Drunken Butterfly) in un progetto a cui viene dato ampio risalto ad un’elettronica minimale, cinica e talvolta irriverente. L’esordio come Krank non poteva capitare meglio, ospitando la cover Stati di Agitazione (ovviamente dei CCCP Fedeli alla Linea), in cui vengono mantenute le peculiarità originali, offrendo una versione deviata e malata del pezzo (vedi videoclip).
L’omonimo esordio prende una strada artisticamente diversa dall’ortodossia ferrettiana, anche se il contatto con l’attualità ed il mondo con cui dobbiamo fare i conti è dipinto a tinte forti ed esplicite. Poca diplomazia di fondo per Krank, che sia a livello compositivo che di stesura dei testi rimarca una palese rabbia punk riconvertita sotto forma elettronica. L’apertura solenne di Bunker (che ricorda vagamente e forse volutamente Idioteque, specificatamente nella parte «Who’s in bunker? / Who’s the bunker?») è un concentrato di cinismo disilluso verso la cronaca internazionale di terrore a cui veniamo sottoposti quotidianamente. Una sorta di ipocrita serenità abbaglia le dinamiche di un brano che, come una sorda cantilena, snocciola tutte le contraddizioni culturali di un occidente indeciso se essere spaventato dalle minacce alle nostre libertà perpetrate dai terroristi o dai social network.
Carne fresca rintocca più rumorosa ed industrial: la sua evoluzione meccanica e sequenziale porta ad estreme conseguenze l’elettronica strabordante che affoga con le proprie mani quella che è a tutti gli effetti una ballata d’amore disperato, una unita di produzione a forma di cuore.
krankIl minimalismo d’anima de L’Esecuzione, culla gli ultimi istanti di vita di un dead-man-walking verso riflessioni sulla vita, i sentimenti e le consuetudini umane, rivelando la grande bugia che tutti conoscono ma nessuno vuole davvero affrontare. Così la solitudine presenta il conto alla fine, un conto sincero e quasi purificatore, verso una libertà autentica che sembra arrivare solo con la morte. La cura negli arrangiamenti si nota con maggiore enfasi ne L’Onda, ove la base digitale lascia aperte le porte ad melodie cristalline e aggrovigliate tra loro in una litania pagana dalle movenze rallentate. Anche in questo caso la paura ed il riflesso sulla quotidianità sono forti e taglienti come rasoi: un grosso groppo in gola viene sciolto solo da un finale quasi celestiale, quasi ferrettiano.
Si chiude con la virulenza di chitarre sporchissime in La Peste, la grande purificatrice di ogni male. La voce disumanizzata di Krank enfatizza la distopia di fondo di questo disco, come tra le pagine di 1984 o Fahrenheit 451, la tensione colora di cobalto una paura ed una sottomissione latente; eppure le dinamiche fin qui descritte non fanno parte della fantasia orwelliana, ma bensì prendono spunto dall’attualità.

Spiazzante ed indigesto, Krank delinea scenari apocalittici e catastrofici che appartengono al nostro presente, che noi tutti descriviamo come quieto e statico. L’elettronica, le chitarre ed un approccio industrial, sono i mezzi per descrivere tale condizione senza lacrime di disperazione e senza alcun pessimismo, ma soltanto attraverso la consapevolezza e la temerarietà che la libertà meriterebbe ogni tanto anche le nostre cure.

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recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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