Killa ! – Mavel

MavelSfogliando, ammesso che con la rotella del mouse si possa fare, il diario d’avventure dei Mavel e delle loro serate, viene da pensare ad una bella combriccola di giovani dedita al divertimento, quello da sorriso sulle labbra, dall’amore incondizionato per la musica, dalle vele gonfie di quel vento che spira nella direzione giusta; insomma una band con buona volontà e tanto ottimismo. Lo stampo è prettamente indie, quello dai ritmi veloci, singhiozzanti alla Arctic Monkeys, dalle magliette a strisce orizzontali e da converse bucate: un po’ style ma fottutamente veritiero! Suoni disinfettati da feedback o fuzz da impedenza acustica, melodie intuitive e di facile presa, frasi di basso da rileggere con gusto, pennate schizofreniche di chitarra dall’accento british; tutto ciò si traduce  sommariamente in canzoni rock-funk dai ritmi ballabili e dalle liriche ad alto tasso di immedesimazione.
Killa! è un ep dalle tinte accese, dallo slang sincero e di prima mano. Parafrasa bene il modo di essere di una generazione mentalmente confusa da spritz-party all’aperto, costretta poi a rinchiudersi in social network dai contenuti vuoti, che somigliano sempre più a rehab di periferia per curare la depressione digitale.

Le influenze musicali hanno il loro perielio nelle reminiscenze anni novanta parte seconda, senza pur tuttavia dimenticare la cavalleresca tradizione underground per non dire hardcore, anche se meno marcata. Silent Evolution esamina con una punta amara di cinismo la calma piatta di questi giorni, che oramai sono diventati mesi e poi anni: «Let’s dance to kill boring time to hope a better life». Un augurio intriso di speranza con un briciolo di nichilismo; il tutto urlato come farebbe Julian Casablancas, ed in parte il ritmo altalenante del brano ricorda i primi lavori degli Strokes. Con la bocca impastata da rock power-chord, Ninja rappresenta uno dei brani più adrenalinici e più somiglianti ad un punk di seconda o terza generazione; personalmente mi ricorda gli acerbi quanto fugaci Be your own Pet, dell’esplosiva Jemina Pearl!

Soulless Girl richiama un funk-bubblegum abbastanza anomalo, ma passa l’esame a pieni voti; mentre la sua controparte maschile, Soullness Man si attesta maggiormente ai canoni indie ascoltabili sulle cosiddette “music” television. Decisamente più articolata è Calefax, che ruggisce con pillole di malinconia ed inquietudine, sfociando in un rock secco, quasi alienato, ma senza premere troppo la lama contro la vena del polso preferito. Starry rallenta pericolosamente i ritmi, tramutandosi in una ballata alla Corgan: riff onirici ed insonni allo stesso tempo, con prolungamenti prettamente strumentali che confermano che la pasta sonora è ben coesa, non incolla, pronta per essere infornata.  Si chiude con Little Joy che riprende il tema centrale dell’ep, chiudendo idealmente il cerchio karmico.

Un esordio dalla scorza cruda, ma dal sapore convincente, specialmente quando chitarra e basso sono loquaci ed chiacchieroni come nella maggiorparte delle tracce. Qualche ruggito cavernoso sarebbe tuttavia gradito, ma questa band è giovane ed i lividi sono ancora freschi … da tener presente!

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recensito da Poisonheart
 

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