Kick Out the Jams – MC5

Nonostante i Doors, a cavallo tra il primo e secondo album, si facessero chiamare “politici erotici”, benché di contenuti politici la musica di Jim Morrison avesse ben poco; solo una band folle riuscì a fare politica attivamente, senza quegli slogan naif alla Dylan, o fin troppo pacifisti alla Baez; solo una band lasciò il segno alla Convention Democratica del 1968 a Chicago.
Gli MC5 erano per così dire i “fratelli maggiori” degli Stooges, venivano dalla stessa ermetica e disinteressata Detroit e facevano un gran casino. Adocchiati dall’Elektra, vennero messi sotto contratto, nella speranza (poi rivelatasi vana) di tirare fuori delle “hits” alla Doors. I Motor City Five non erano quel genere di band: «… cominciammo a capire che questa storia degli hippy avrebbe funzionato alla grande, che sarebbe esplosa sempre di più, perché c’erano tutti questi ragazzini che nei week end arrivavano a Detroit  dai sobborghi, tutti vestiti da hippy …». Wayne Kramer nel 1967, scorge questa possibilità, e decide di farsi amico John Sinclair, una sorta di guru hippy con grande seguito; il resto è storia. Due mitici e leggendari concerti, il primo al Festival of Life di Chicago (dietro la Convention Democratica) conclusosi con il forfait di quasi tutti i “big” (tra cui Janis Joplin) e con numerosi scontri viziati dalla polizia in borghese mischiata con il pubblico; il secondo alla Grande Ballroom  nel quale si radicano le idee anti-militariste e della controcultura all’inno «Kick out the jams, motherfucker!!!».

Nei circoli universitari di quel periodo la politica s’insinuava come un’epidemia, chi sventolava il Libretto Rosso, chi protestava e si scagliava contro le autorità, chi inneggiava al comunismo con stampe propagandistiche a tinte forti, e chi fondava il Partito delle Pantere Bianche, inizialmente fan club degli MC5. Era una faccenda con un lato ridicolo, c’era chi si batteva per i diritti civili dei neri (vedi, le Pantere Nere) e chi aveva degli intenti rivoluzionari molto spinti, viveva in una vera comune (come appunto gli MC5) e predicava l’uguaglianza; una faccenda strana nel quale il regista era John Sinclair. Wayne Kramer ricorda «Eravamo dei bastardi sessisti … ci riempivamo la bocca di quella retorica sull’essere rivoluzionari e nuovi e diversi, ma la realtà era che i ragazzi potevano andare a spassarsela e le ragazze non potevano neppure lamentarsene … ».

Kick out the jams - MC5Kick Out the Jams (1969) è un acido, rumoroso, dissacrante ritratto di una generazione, nel quale il rock ‘n’ roll si tocca con mano, vero e genuino. La grinta rabbiosa è costante in tutto il disco, grazie alle ottime chitarre di Fred “Sonic” Smith e di Wayne Kramer, e alla voce da politico sovversivo di Rob Tyner; una band che sa sia suonare divinamente che far rumore, un disco ballabile a prescindere dall’inno generazionale Kick Out the Jams.  Apre con il “comizio politico” di Ramblin Rose, per poi proseguire sulla stessa lunghezza d’onda con rock ‘n’ roll possente di Come Together. La dimensione live del disco arricchisce di adrenalina le liriche della band che tocca l’apice con l’ottima Rocket Reducer No. 62, nel quale il solo battito del piede ed il su e giù della testa a ritmo non sono sufficienti: c’è da alzarsi dalle sedie e scatenarsi! Borderline è l’estratto più confuso, ove l’influenza hippy è forse maggiore, sterza con decisione Motor City is Burning rivisitazione blues del grandioso John Lee Hooker: un pathos in ebollizione via via che la puntina scorre sul disco, meravigliosi riff che accreditano gli MC5 come ottimi esecutori. Chiudono I want you to right now e la maestosa Starship, altro inno giovanile per eccellenza.

Le vicende precipitano nel gennaio del 1969, John Sinclair viene trovato in possesso di due spinelli e condannato a nove anni di carcere; sono solo, quando esce il disco la grande catena di distribuzione Hudson’s si rifiuta di venderlo: sul retro c’è un “motherfuckers” di troppo, siamo negli anni ’60, per Dio! La band come risposta fece pubblicare sul loro giornale il titolo emblematico «Hudson’s fottitti!»; morale della favola l’album non viene distribuito e ben presto l’Elektra molla gli MC5 … un classico finale hippy!
Nonostante questo, senza fuorviare nessuno, gli MC5 sono stati una band esplosiva, determinata nel loro credo, ma essenzialmente umana, con i giovani membri abituati da una tradizione americana di cui era difficile sbarazzarsi, tuttavia quello che fecero loro a livello musicale non lo fece nessun altro. Kick Out the Jams possiede un energia capace di smuovere veramente le coscienze, un live di ottima fattura, profondo, cattivo, per una band con le palle!

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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