::Interweave – Gimlii

Gimlii _ InterweaveSembra soffiare leggero su un’epidermide spoglia e quasi indifesa, questo esordio synth-pop minimale di Gimlii, giovanissima artista nella cui voce traspare un senso di sospensione e di indefinito, trasmesso endemicamente nelle otto tracce di ::Interweave (doppi puntini d’obbligo).
Introspezione ed intimismo sono quindi componenti basali per un lavoro che nasce come personale esperienza lenitiva, eppure oltre alla delicatezza di fondo, condensa con mutua empatia un minimalismo ateo e alienato, collocando così ::Interweave ai margini di un ambient elettronico dalla desinenza rarefatta. Sibili essenziali (che richiamano i suoni naturali verso i 4 elementi) si contrappongono ad echi meccanici ed automatizzati, dando origine a micro-chiaroscuri quotidiani: tanto familiari, quanto rivelatori di una realtà duplice e parallela, che ci avvolge pacatamente come una pellicola invisibile.
Il senso di claustrofobia è solo una ovvia reazione umana alle costrizioni che provengono proprio dagli strati più reconditi dell’animo; ecco quindi giustificato l’oblio sonico con cui Gimlii articola una sorta di diary of senses che svela in maniera indiretta le sue pagine più livide: dall’iniziale soffice Wols, passando per la gemella dal passo più dinamico Goosebumps, accogliendo pulsazioni digitali puntuali ed essenziali, lasciando che sia il cantato a dettarne ritmo ed andatura.
Discorso diverso per la densa Be too kind, che inaugura una matassa lenta ed oscura che lavora su brividi e ricordi, scivolando tra espedienti kraut in Weeping Willow, toccando l’apice riflessivo nella breve ed intensa Imokai. Quasi come sotto una campana di vetro, Gimlii prosegue il suo soliloquio esistenziale tracciando parabole sonore meditate ed enfatiche, come a voler assaporare una speciale solitudine in debito con ricordi (Velvet) e con una severa autocritica postuma (P L U G). La finale 0909 è una moviola rovesciata e ribaltata che volge in un infinito senza possibilità di ritorno: emblematica, ma proprio per questo efficace dubbio (esistenziale) di chiusura.

::Interweaves (per XO La Factory) è piuttosto una cura naturale ad un mestiere di vivere angosciato, che pur tuttavia non rinuncia ad aprire le porte ad un mondo interiore di non immediata decifrazione, ma che dimostra la volontà (forse solo platonica) di uscire da un’alienazione stagnante. La speranza di Gimlii è di combattere le inquietudini d’animo, con liquide soluzioni synth, trovando quell’enfasi amichevole che può invitare l’ascoltatore ad entrare in un mondo che non è suo, ma che -empaticamente- può avere molte peculiarità in comune con quello di Gimlii.

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recensito da Poisonheart

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