Inediti, Live, Bootlegs, Documentari: le uscite postume dei Nirvana

L’8 aprile 1994 il corpo di Kurt Cobain viene trovato esanime nella sua casa di Seattle. I Nirvana non esistono più. Il grunge di lì a qualche mese uscirà di scena per trasformarsi in una mediocre poltiglia commerciale da rifilare a chi troppo tardi ha scoperto la musica alternativa.
From the muddy banks of the Wishkah - NirvanaPer le pubblicazioni postume, la Geffen pensò immediatamente di cavalcare l’onda con un album live che mancava nella discografia dei Nirvana. «Ascoltare i vecchi concerti era davvero troppo: non ci aspettavamo potesse diventare così doloroso. Faremmo uscire sicuramente un  disco dal vivo, ma più avanti». Novoselic però verrà smentito nell’autunno del 1994 con l’uscita dell’unplugged newyorkese, e con il nuovo progetto di Dave Grohl: i Foo Fighters.
Solo dopo due anni vede la luce From the muddy banks of the Wishkah che raccoglie le migliori esibizioni live del gruppo dal 1989 al 1994; un’edizione curata esclusivamente da Chris Novoselic. Pregevoli Polly e Breed registrate allo storico concerto del 5 dicembre 1989 al Astoria Theatre di Londra durante il LameUK Fest. Dan Peters, batterista dei Mudhoney, ricorda: «Correvano dappertutto sul palco. Verso la fine Kurt e Chris giocavano a baseball con le chitarre: Kurt lanciava in aria la sua e Chris cercava di colpirla come se avesse in mano una mazza. Ci provarono un paio di volte prima di fare centro». La scelta del set è abbastanza buona, con le esibizioni al Paramount Theater di Seattle del 31 ottobre del 1991, e di Roma nel novembre 1991 da cui viene estratta l’unica traccia inedita Spank Thru (risalente al periodo dei primordiali Fecal Matter); corposo invece è lo spazio dedicato allo show del 25 novembre dello stesso anno al Paradiso di Amsterdam, con 4 hits,  ove Kurt sfoggia un particolare adesivo sulla chitarra, “Vandalism: Beautiful as a rock in a cop’s face”. Dal Festival di Reading si nota la presenza di Tourette’s (all’epoca ancora inedita, e ascoltabile successivamente su In Utero), nonostante il concerto estivo esprima in maniera indelebile il calore ed il trasporto del pubblico verso la band: «Non posso negare che essere di fronte a decine di migliaia di persone che cantano Lithium insieme a noi abbia rappresentato un momento davvero emozionante nella storia della band».
Per quanto non sia grande amante dei dischi live, From the muddy banks of the Wishkah, è un buon disco che solo in parte fa comprendere la forza distruttrice e l’impatto scenico negli show dei Nirvana. Un altro esempio di buon live (questo al di fuori della discografia ufficiale) è il bootleg del concerto al Palaghiaccio di Roma del 22 febbraio 1994, difficile da reperire ma molto interessante perché uno degli ultimi concerti della band.
Sempre rimanendo nel novero delle esibizioni dal vivo, è imprescindibile per i fans il documentario Live, Tonight Sold-Out, curato ancora una volta da Novoselic su un progetto già avviato dallo stesso Cobain. Spezzoni imperdibili non solo dai palcoscenici mondiali, ma anche ad esempio dal Top of the Pops londinese nel quale durante l’interpretazione in playback di Teen Spirit, Cobain simula del sesso orale col microfono, cantando in falsetto. Un meraviglioso collage di immagini e suoni molto vicino a quelle che era nelle intenzioni del leader dei Nirvana.
Di recente ha visto la luce anche il dvd del concerto di Reading (Live in Reading), ma ad essere onesti esistono parecchi bootleg (anche di buona qualità) a riguardo, senza spendere cifre folli.

«Il prossimo album sarà un esperienza interessante perché non ho assolutamente nulla da cui partire. Per la prima volta comincio da zero. Non so che faremo» Queste parole di Cobain nella famosa intervista rilasciata a David Fricke per Rolling Stone, mi hanno lasciato per parecchi anni ansimante su cosa potesse essere il seguito di In Utero. E fino all’autunno 2002 la mia asma non ebbe cura; poi per Mtv Italia venne passato un videoclip con il primo grande inedito dalla sua morte.
You’re Know you’re Right viene registrato nella session ai Robert Lang Studios di North Seattle tra il 28 e 29 gennaio 1994. Quella seduta avrebbe dovuto (ma io non ne sono sicuro, considerando che la tournee europea era alle porte!) mettere le basi per il successivo album; furono composte varie melodie ma l’unica traccia completa fu proprio questo inedito, pubblicato nel 2002 per la deludente raccolta Nirvana.
You know you’re right è considerata una sorta di testamento da parte di Kurt, ma superato lo shock iniziale, il testo è in linea con le tematiche già trattate in In Utero. «I will never bother you, I will never promise to…» è la tipica apertura sussurrata nel classico schema verse-chorus-verse. Poi il ritmo prende la rincorsa, la batteria spacca il tempo e la voce da pacata si trasforma in un grido energico, senza far travisare disperazione. Con particolare enfasi negli ultimi versi, Kurt afferma che tutto va bene, tutto è ok, lungo il suo cammino non ha mai sbagliato: alla luce dei fatti sembra tutto una grande beffa! Il pathos esce dagli schemi ed uno «Yeaaah» prolungato e gridato con rabbia che facilmente lo si può confonde con la parola  «Paaaain!».
Se le diatribe tra Courtney Love e i due rimanenti membri del gruppo hanno allungato i tempi di pubblicazione di qualsiasi cosa, (non escludo tuttavia un mero esercizio commerciale !), non è casuale la contemporanea uscita anche dei diari segreti di Kurt, che fanno così scoppiare una piccola Nirvana-mania 2.0 riacquistando la curiosità dei più giovani, quelli che nel 1991 non c’erano.

Dicembre 2004: esce anche in Italia l’ultimo capitolo della storia dei Nirvana. Un cofanetto contenente tre dischi pieni zeppi di rarità, demo casalinghi, B-side, e un dvd con i migliori concerti dal vivo: questo è With the Lights Out. Ed è forse l’uscita postuma più importante per il fan sfegatato.
When the Lights Out - NirvanaDopo anni di battaglie legali per i diritti musicali, i due ex-membri la spuntano su Courtney Love; che ad ogni modo riesce appena qualche mese dopo ad ottenere una successiva pubblicazione tutta sua, con Sliver: The Best of the Box nel quale si riassume il “meglio” di questo cofanetto con la sola aggiunta di Spank Thru sgraziata versione Fecal Matter datat 1985.
Tornando al cofanetto, il progetto iniziale è pensato in maniera piuttosto logica. Tre cd audio con circa venti tracce a ripercorre ciascuno una particolare epoca, in più un discreto contributo video con concerti e filmati rari e divertenti.
Il disco 1 presenta le selvagge sonorità degli inizi, dal primo show nel marzo del 1987 a Raymond, a casa di amici, per passare poi a cover dei Led Zeppelin e di Leadbelly, a grezze versioni di classici come Polly e About a girl. In questo primo disco spiccano If you must che sorprende per la carica angosciosa e lancinante, Blandest risalente ai demo con il produttore Jack Endino, e Token Eastern Song. Curiosa è Beans, un demo irriverente e paranoico ispirato a “I vagabondi del Dharma” di Jack Kerouac, non inclusa nel disco d’esordio Bleach perchè ritenuta troppo banale secondo i produttori.
Il disco 2 si rifà al periodo di  Nevermind: le ballate sono più ascoltabili e gli inediti si contano nelle dita di una mano.  Versioni primordiali di Lithium o Sliver, persino una registrazione di Stay Away con il suo titolo originale Pay to Play. Una cover dei Velvet Underground, Here she comes now presente in ‘Heaven and Hell’, disco tributo alla band newyorkese. Due tracce interessanti come D-7 e Return of the Rat dei Wipers di Greg Sage, già incluse in ‘14 songs for Greg Sage and the Wipers’. Da segnalare i demo acustici di Kurt come Opinion e Old Age ed una versione intitolata Verse Chorus Verse, ancora oggi non mi capacito come sia stata esclusa da Nevermind!
Il disco 3 è invece dedicato al periodo di In Utero. Due versioni di Rape me, con tanto di vagito da neonato come sottofondo, la splendida I hate myself and I want to die contenuta in un buffo omaggio a ‘The Beavis and Butt-Head Experience’. Kurt ironizzava sul titolo, che doveva essere quello di In Utero: «Dato che mi dipingono come il classico rompicoglioni, lamentoso, drogato e schizofrenico che non vede l’ora di farsi fuori, – “non è mai soddisfatto”- ; pensavo che fosse un titolo divertente ». Sappy è una delle migliori produzioni mai eseguite, ma non trova spazio in nessun disco, così compare senza titolo in una sciocca compilation ‘No-Alternative’ (successivamente verrà prodotto un videoclip da Novoselic e Grohl, più un effetto virale che un vero music-video). Una deliziosa traccia inedita, anche se demo, è Do Re Mi, registrata nel 1994, in una delle ultime perle casalinghe durante i demo realizzati assieme a Eric Erlandson (chitarra e mente sana delle Hole).
Il dvd a mio parere non è stato strutturato intelligentemente come i tre cd audio. Sono presenti ben nove esibizioni dei primissimi Nirvana a casa di Chris nel capodanno 1988, ove spicca solo la cover Immigrant song dei Led Zeppelin, tra un mix di rumore assordate di batteria e luci che si accendono e si spengono ad intermittenza sulle note confuse degli inizi. La chicca è il video In Bloom prodotto dalla Sub-Pop, nel periodo in cui Chad Channing sedeva alla battteria, poi una rara performance di Jason Everman in Big Cheese (quindi esiste, questo fantomatico secondo chitarrista!), e infine un concerto in cui alla batteria presenzia Dan Peters. L’inedita Talk to me nel fenomenale concerto al Crocodile Cafè di Seattle nell’ottobre 1992 e a concludere la perla assoluta, la cover di Terry Jacks, Season in the sun, registrata a Rio de Janeiro durante il tour in Brasile. All’interno di uno studio di registrazione, Kurt canta e suona alla batteria, Dave intona la base di basso ed un improbabile Chris si cimenta nel riff di chitarra: il risultato è da pelle d’oca, con una nostalgica atmosfera sancita dal ritmo delicato della canzone e dalla voce rantolante di Kurt. Scorrono immagini varie del gruppo nei momenti di pausa fuori dal palco, e si nota la semplicità e la naturalezza di tre ragazzi di provincia che con il sogno di mettere su una band alla fine raggiungono successo e fama. Sembra quasi che i fotogrammi così scialbi e poco nitidi descrivano la difficile epopea dei Nirvana: dopotutto il gruppo musicale più importante degli anni novanta.
Lo stesso materiale inedito e spesso rozzo (con qualche traccia in più), lo si può trovare nei bootlegs Outcesticide in sei dischi differenti o nell’equivalente di Into the Black. Badate bene la qualità insufficiente dei contributi e qualche perplessità sull’autenticità di taluni brani.

Nel reparto libri c’è da sbizzarrirsi.
Heavier than Heaven - Charles R. CrossPorto alla luce solo alcuni e a mio parere più significativi contributi. Lasciate perdere la biografia ufficiale di Michael Azerrad, (Come as you are) poiché vi fareste un’idea sbagliata della band. Decisamente migliore è Heavier than Heaven di Charles R. Cross, nel quale il ritratto intimista è più marcato, e svela ad esempio alcune tensioni durante gli ultimi mesi di vita dei Nirvana che nella bio ufficiale non troverete mai. Piacevole è un libricino Kurt Cobain -Nirvana Blues- edito da Giunti e scritto da Davide Sapienza. Un omaggio a Carrie Borzillo ed al suo Kurt Cobain & Nirvana (diario 1965-1994) che mi ha ispirato nella stesura dei titoli dei due reportage precedenti. Per i più incalliti ci sono Tutte le registrazioni dal 1982-1994 edito sempre da Giunti, e poi segnalo l’ottimo documento di Bruce Pavitt della Sub Pop, In viaggio coi Nirvana, che ricorda il tour europeo del 1989 che culminò nel LameUk Fest di Londra, con tante belle foto e tanti aneddoti.

Chiudo con un cenno a film e documentari. Opinabile il tributo di Gus Van Sant in Last Days (io non c’ho capito niente!), pessimo il Kurt & Courtney di Nick Broomfield nel quale non si fa altro che ipotizzare l’omicidio di Cobain (con tanto di boia, un certo El Duce, che poi morirà misteriosamente investito da un treno!); così così About a Son di A.J. Schnarck ed incentrato sulle interviste di Michael Azerrad tra il dicembre ’92 ed il marzo ’93.
Se proprio volete spendere due soldi consiglio 1991: The Year Punk Broke, documentario itinerante basato sulla tournee dei Sonic Youth, Nirvana, Mudhoney, Dinosaur Jr. Un bellissimo esempio per capire, almeno in parte, il circuito della musica alternativa a cavallo tra anni ’80 e ’90.
Fare soldi sulle uscite postume dei Nirvana sembra un esercizio che ciclicamente colpisce il mercato musicale; aspettiamoci altri inediti sempre più grezzi, altri filmati sempre più personali, altre confessioni sempre meno interessanti. A volte credo, che sia sufficiente mettere sul piatto Nevermind o In Utero tirare giù la puntina e lasciarli andare, per comprendere ed apprezzare la musica dei Nirvana.

 

La Firma: Poisonheart
Poisonheart hearofglass 

 

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2 Risposte a “Inediti, Live, Bootlegs, Documentari: le uscite postume dei Nirvana”

  1. ovvio non c’è … le nostre recensioni servono per aguzzare la curiosità dosando bene gli ingredienti … tracklist o testi delle canzoni le trovi facilmente su qualsiasi sito ufficiale e non …

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