In un Baule di Personalità Multiple – Blumosso

In Simone Perrone (penna e voce nel progetto Blumosso) alberga -è innegabile sin dai primi ascolti di questo disco- l’immaginazione e lo spirito di osservazione dello scrittore. Non è solo la ricerca del dettaglio -una sorta di micro-simbolismo quotidiano- e del lato sottile dei sentimenti a confermare quest’impressione: sono le meccaniche nascoste di In un Baule di Personalità Multiple e l’intreccio personale delle vicende a conferire al concept un’aura elegante e rarefatta.
blumosso - In un baule di personalità multipleCantare e raccontare delle evoluzioni di un amore in tutte le sue fasi non è certo un tema nuovo nella musica d’autore, non di meno in un disco dalle aspirazioni indie discrete e composte; tuttavia è il come si raccontano queste dinamiche che fa la sostanziale differenza. E se il tono melodico è liscio e vellutato, le singole polaroid create verso dopo verso, strofa dopo strofa, aiutano a completare un quadro d’insieme che diviene veramente interessante al suo circolare compimento. Non a caso la copertina di In un Baule di Personalità Multiple raffigura un elefante, la cui fedeltà e riconoscenza sono concetti semplici eppure fondamentali durante l’intera propria esistenza, che termina in solitaria (tracciando un ideale cerchio nel terreno entro il quale morirà) ma solamente dopo aver speso tutto in comunione.
L’amore e la fiducia risentono e soffrono del pragmatismo di tutti i giorni, specie se in tutto questo gioca un ruolo fondamentale la lontananza (non necessariamente misurata in termini di spazio). Così se il disco muoveva i primi passi In un Albergo di Milano, la sua evoluzione sentimentale tocca alcune tappe obbligatorie -e forse stereotipate- dalla nuova linfa d’energia e di entusiasmo (Il Giorno che ti ho incontrato), alle incurabili ricadute su -inconsapevoli- aspettative e sul peso platonico delle prime scaramucce (Piovere). L’andamento delle armonie è sempre coerente con il sentimento cantato dai Blumosso in quel ristretto frangente; eppure in Hai finito la noia si muove su un piano piuttosto dinamico che contrasta non poco con un lirismo sommesso e teso, quando si racconta -già a metà disco- la fine di una storia d’amore. Se i personalismi vincono a mani basse sulla carcassa di una relazione al capolinea, in In un Baule di Personalità Multiple, i Blumosso hanno ancora sufficiente energia ed ispirazione per cantare della grande mole di ricordi e di vissuto che accompagnano la nostalgia dell’amore, completando di fatto il resto del disco. Nel fare questo -senza alcuna retorica- snocciola fotogrammi lucidi di memoria («Ma l’ultimo respiro fugace del tuo corpo Io me lo ricordo» in Quella maledetta estate) come quasi fosse un tormento per rendere ancora vivo e livido il sentimento. Tuttavia l’insegnamento ultimo tocca sempre corde personali: l’esito amaro di una relazione non è dissimile da un terremoto emotivo che porta inesorabilmente l’individuo a rivedere se stesso ed a conoscere lati delle propria personalità fino a quel momento sconosciuti; Non eri un angelo e la finale All’ultimo secondo, non fanno parte di quel revisionismo a mente fredda che mette tutto fra delle grossolane parentesi, piuttosto portano entrambe in grembo quella volontà -difficile da affrontare nel quotidiano- nel mettere sempre in discussione sé stessi.

In un Baule di Personalità Multiple (Cabezon Records / XO La Factory, registrato e mixato da Marco Ancona) vive di un pop d’autore serio, elegante, senza bramosie generazionali o accondiscendenti: il progetto Blumosso scrive ed interpreta con lucido impegno quel ruolo di cantautore, riconsegnandone il distacco e la sua eccezionalità che non può essere spesa per tutti, riuscendo ad esserne all’altezza.

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recensito da Poisonheart

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