I’m Glad (ep) – Worlich

Tornano su Heart of Glass i Worlich, ed è sempre un benvenuto.
Stavolta sorprendono con un ep dalle atmosfere acustico-contemplative, svolta interessante che fa scattare subito il primo clap clap clap per la capacità di rovesciare lo schema dell’album con il carroarmato (No Destination), approdando ad una dimensione completamente nuova, molto evocativa, se volete un parallelo beh … pensate a  Jar of Flies degli Alice in Chains con una cover-art “acquatica” alla Slint (Spiderland)

Worlich - I'm Glad EP I’m Glad è un ep che racchiude solo tre brani, ma tanto basta perchè questo possa diventare un piccolo cimelio da collezione. Buona struttura delle canzoni, che si slegano dalla logica verse-chorus-verse, molto più oltraggiosamente sperimentali rispetto al passato. Tilia è succo puro fino al midollo, schiarito da una chitarrina acustica che modella le dinamiche di una lunga scalata verso orizzonti non prevedibili. La sofferenza del cantato, che cresce e cala senza sottotitoli e senza un preciso schema, ma che si coagula con la struttura sonora che a metà del brano tocca vette memorabili. Stavolta la band concentra tutte le proprie forze nei dettagli e questo è limpidamente ascoltabile, nei delicati soffi del synth nel momento in cui dialoga con quei sostenuti tocchi di batteria sul charlestone. Uno dei migliori brani che abbia sentito ultimamente, e credetemi ne sento parecchie ogni settimana …
The Bye-Bye Song contiene l’ironia giusta per seguire degnamente alla precedente, un indie al rovescio che coinvolge per semplicità ed originalità. Azzeccata la scelta dei cori in una funzione bubblegum dai colori sgargianti, per non parlare della versatilità compositiva per un brano che non si sa mai da che parte è venuto e dove possa ancora andare. Che abbiano sfruttato le Strategie Oblique di Eno? Sarebbe da chierdeglielo …
I Worlich sono bravi ad migrare verso altre sonorità, stavolta il ricordo dei Pumpkins nelle loro composizioni è vago e sgrammaticato; un passo che mi è piaciuto, segno di maturità artistica e di grande senso per la musica. Eppure il bello deve ancora venire.

Oversleeping è un complesso viaggio sonoro e sonico, intriso di groove, feedback, silenzi ed evocazioni, figli di una sperimentazione senza genitori, che segue puramente l’istinto: una sorta di omaggio alla no-wave newyorkese. Se l’intro del brano è un filotto di riffs pressurizzati e di echi latenti e spiazzanti, nella parte centrale del brano si assiste alla vera ricerca di “quel suono”, esatto proprio quello, tramite balbettamenti illogici ed aleatori: una sorta di bagno depurativo nel Gange della musica. Fatta tabula rasa di qualunque concetto musicale (non di meno come una rivoluzione sociale!), da questo momento in poi un malato synth crea una cappa fumosa nel quale resuscita la chitarra, mentre batteria e basso si attengono ai loro compiti ben dentro la linea bianca del campo da gioco. Un brano spiazzante e che non t’aspetti, come del resto tutto lo schemo dell’ep, invaso da una sorprendente carica d’ispirazione … e se serve ribadirlo, vi prego, ascoltatelo perchè ne vale davvero la pena!


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recensito da Poisonheart
 Poisonheart hearofglass

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