II – Liquido di Morte

Portare la musica alle sue radici. Portarla finalmente a casa, nella sua dimensione. I Liquido di Morte hanno messo al primo posto quello che forse pare ovvio, ma che nel caustico mercato musicale non lo è affatto. Pare non sia importante avere nomi e volti dei Liquido di Morte, sappiamo (ma potrei sbagliarmi) che sono un quartetto, ma questo è appena percettibile dalla mole di suono che esce dai loro brani, dall’energia grezza, dalla vibrazione contropelo che le loro suite sonore propagano in uno spazio non definito. Non importa circoscrivere generi, inventarsi parole ed appellativi, conta solo la musica: II è un disco che non ammette sconti, compromessi e nemmeno repliche.

Cianuro: Se mi è concesso un bello spreco di parole, ecco che l’evoluzione dei Liquido di Morte ha luogo grazie ad un disco omonimo nel 2014, lanciato come un urlo ed attendendo di ritorno un eco altrettanto spettrale. Il feedback positivo da parte di una platea attenta, porta l’etichetta SStar a riprovarci in questo anno bisesto, con un platonico disco numero due, contenete la bellezza di quattro tracce che rasentano di poco i dieci minuti ciascuna. L’umore, la sensazione sembra essere lo slancio più evidente per un disco viscerale, livido di sinistra energia e di ecumenica redenzione, nonché di vitale morte. Tommaso Mantelli e Nicola Manzan (già assieme in una breve parentesi ne Il Teatro degli Orrori) registrano il tutto nell’estate del 2015, cercando di rinchiudere in un doppio LP la musica perniciosa dei Liquido di Morte: lo sforzo riesce, ed è appagante.

Liquido di Morte _ IIDiazepam: L’apertura droning di The Corpse Of Dr. Funkenstein si dissolve verso alchimie più nebulose, con un’inclinazione alla ripetizione in serie, quasi come se il concetto Mensch-Maschine kraftwerkiano venisse preso alla lettera; eppure quando meno te l’aspetti ecco che l’incedere della batteria anima i ritmi per qualche battito di ciglia, prima di tornare a chitarre contemplative e ad un’andatura meccanica. Con “Hey George…”, si apre una conversazione telefonica presa da scenari di guerra fredda, nel quale una tensione costante inonda lo slang chimico del synth, che continua la sua cavalcata verso un finale nel quale i diversi livelli si sovrappongono per poi prendere ognuno la propria direzione. Se tutto questo sembra destabilizzare l’ascolto di II, ecco che la successiva The Saddest Of Songs I’ll Sing For You porta l’ascoltatore in ambienti claustrofobici e notturni; il ronzare di insetti perpetuo con cui il brano si apre e si evolve, permette di sublimare una decomposizione fisica non dissimile a quella che un corpo senza vita. Quando sembra tutto perduto in un vortice infinito verso l’Ade, ecco che sospiri lontani della voce dell’unico ospite con nome,  Giacomo H. Boeddu degli Isaak, sembra invitarci ad un dialogo con un’altra dimensione, mentre una sei corde intona un motivetto funereo che viene sostenuto da una sezione ritmica calda ed avvolgente: sono le nozze dell’oblio.
L’apertura funkeggiante del basso, e le dinamiche post-punk di Rodents On The Uphill spiazzano tanto quanto incuriosiscono; poi i volumi crescono e l’incalzare diventa quasi (pudicamente) ballabile. Ancora una volta la ciclicità degli elementi consente di inserire in tempi diversi sonorità insolite, che promettono di spezzare la trucida tensione che si era creata con i primi due brani, così distorsioni incombono verso un livellamento finale godibile quasi come fosse un violentissimo shoegaze metallaro depurato da quel triste romanticismo.
Le aperture dilatate sembrano piacere ai Liquido di Morte, prediligendo anche in Schwartz Pit un avvio a marce basse. Tracce di industrial minimale colpiscono un brano che sembra avere la necessità di aumentare volumi e ritmi, correggendo l’andatura iniziale verso riff orientaleggianti da mercato di Damasco. Eppure dell’endovena elettrica non ci si può privare, così ecco che schegge di feedback rompono i profumi d’incenso che già sentivamo nelle narici; il contrasto accompagna così il brano verso il suo epilogo variopinto che viene progressivamente risucchiato oltre sé stesso: la metamorfosi è completata, con sorpresa finale!

Potassio: La musica dei Liquido di Morte può essere forse eclettica, come il loro genere può essere inscatolato in un vago e comodo post-rock; personalmente questo ha ben poca importanza, quando sottopelle c’è una costruzione saggia di ciascun brano, con una dose di improvvisazione tanto quanta è la dose di fine composizione. L’equilibrio di fondo è sempre mantenuto, come quel suscitare emozioni plateale verso un ascoltatore che difficilmente non potrà rimanere colpito o impressionato da II. Per il resto, le parole contano poco, come i nomi, i titoli, i generi e tante altre cose che verso la bellezza della musica sono solo di contorno.

Liquido di Morte facebook
Liquido di Morte bandcamp
SStars sito ufficiale

recensito da Bambolaclara
BambolaClara heartofglass

Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.