Iggy Pop. Cuore di Napalm – Gabriele Lunati e Andrea Valentini

Sarebbe un errore affermare che la biografia di un personaggio come Iggy Pop si possa scrivere da sola, nonostante la miriade di curiosi aneddoti di vita vissuta al limite: ci hanno provato (riuscendoci) Gabriele Lunati e Andrea Valentini in Cuore di Napalm.
Pressoché contemporaneo (prima edizione nel 2008) al borioso Lust for Life di Paul Trynka, in questo volumetto snello e vivace si inseriscono le trame del giovane Jimmy Osterberg tra le solite note biografiche dell’infanzia ed i primi approcci musicali con gli Iguanas (ove addotta il nomignolo Iggy). Tuttavia, pare che sia stata una sciagurata esibizione dei Doors nel 1967 all’Università del Michigan a spronare Iggy Pop a formare i Psychedelic Stooges (poi solo Stooges) con i fratelli Asheton.

«Iggy guardava Morrison e imparava a usare a maltrattare il pubblico, e a scuoterlo. Morrison indossava un paio di pantaloni di palle marroni, così Iggy si fece fare un paio di pantaloni di vinile marrone, perché non poteva permetterseli in pelle vera» – Ron Asheton

Cuore di Napalm Iggy PopGabriele Lunati (nel 2006 con l’ottimo Nico, bussando alle porte del buio) ed Andrea Valentini (tra le firme più importanti della rivista Rumore) dimostrano immediatamente competenza e buon ritmo di scrittura mentre scorrono veloci le vicende dei primi tre dischi degli Stooges, nel periodo più sfrenato e disinibito della carriera di Iggy Pop. Lo scenario di Ann Arbour e l’influenza degli MC5 non fanno solo da contorno, ma imprimono al racconto un ritmo frenetico ed intenso, toccando sia le follie vissute nella funhouse (sorta di comune-casa teatro molti episodi spassosi), sia le esibizioni live al limite dell’assurdo (il famoso burro d’arachidi al Cincinnati Pop Festival del 1970).
Con la stessa ilarità nera del brano No Fun, in Cuore di Napalm non sfuggono nemmeno i momenti più difficili e cupi: dalla morte del bassista Dave Alexander, allo scioglimento della band dopo le scarsissime vendite di Raw Power, passando per l’abuso di droga ed alcool. Pietose cadute ed insperate rinascite seguono ripetitive la carriera artistica di Iggy Pop, toccando l’apice con il famigerato soggiorno berlinese in compagnia di David Bowie e della realizzazione dei primi due dischi solisti: The Idiot e Lust for Life. Nonostante l’aiuto del Duca Bianco (reiterata nella cover China Girl del 1983), la carriera di Iggy Pop negli anni ottanta ristagna in una serie di dischi non del tutto riusciti, trattati con altrettanta didascalica sufficienza all’interno del volume. Dopotutto le cose migliori dell’Iguana sono legate agli anni settanta, anche se un colpo di coda finale con la reunion degli Stooges conferma che l’energia di T.V Eye o di I wanna be your dog non è in fondo mai tramontata e trova anzi proseliti anche tra gli ascoltatori più giovani.

«Quando il Punk con la P maiuscola arrivò, andai fuori, feci un concerto e in un attimo stava tutti facendo quello che facevo io, tutti sputavano e pogavano e tutte quelle cose ed era tutta un’altra faccenda … ero shockato!» – Iggy Pop

Probabilmente easy-reading, immediato ed esaudiente, Cuore di Napalm soddisfa il bisogno di un ritratto essenziale e non troppo critico (soprattutto non retrospettivo) sulla figura di Iggy Pop, padrino sì del punk, ma più in generale di un modo di intendere il rock nella sua retorica più abusata, e proprio per questo tanto amata (e stereotipata).

Cuore di Napalm è edito da Stampa Alternativa.

La Firma: Il Gemello Cattivo

 

 

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