I racconti della provincia Americana: Sherwood Anderson

«In principio, quando il mondo era giovane, c’erano molti pensieri ma non esisteva nulla di simile a una verità. Le verità le fabbricò l’uomo, e ogni verità fu composta da un grande numero di pensieri. Così in tutto il mondo ci furono verità. Ed erano meravigliose.
Il vecchio aveva elencato nel suo libro centinaia di verità. Io non cercherò di riferirvele tutte. C’erano la verità dalla verginità e la verità della passione, la verità della ricchezza e quella della povertà, della modestia e dello sperpero, dell’indifferenza e dell’entusiasmo. Centinaia e centinaia erano le verità, e tutte meravigliose. Poi veniva la gente. Ognuno appena compariva, si gettava su una delle verità e se ne impadroniva; alcuni, molto forti, arrivavano a possederne una dozzina contemporaneamente.
Erano le verità a trasformare la gente in caricature grottesche. Il vecchio aveva una sua complessa teoria a questo proposito. Era sua opinione che quando qualcuno s’impadroniva di una verità e si sforzava di vivere secondo essa, allora costui si trasformava in una caricatura, e la verità che abbracciava in una menzogna».

(Sherwood Anderson – Winesburg, Ohio, 1919)

Sherwood AndersonIl personaggio: Sherwood Anderson è considerato uno dei padri della letteratura americana del periodo tra le due guerre. Nato nel 1876 in un paesino dell’Ohio, non ha mai davvero incarnato la vita dell’intellettuale di professione, se non solo dopo i quarant’anni; dai lavori manovali in adolescenza fino a qualche mansione nel campo pubblicitario, la figura di Anderson-scrittore esordisce nel 1919 con la raccolta di racconti Winesburg, Ohio. Il suo linguaggio semplice e diretto segna uno strappo deciso con la tradizione accademica di una letteratura americana ancora legata ai fasti del realismo di Mark Twain o Henry James;  probabilmente Sherwood Anderson rappresenta nient’altro che il passaggio di testimone tra la scrittura di fine secolo e quella più innovativa di Faulkner ed Hemingway. Nel corso degli anni tocca numerose città, tra cui Chicago, Cleveland e New Orleans, traendo sempre spunti interessanti per i suoi racconti e successivamente per l’attività di romanziere; la provincia americana e l’infanzia in Ohio tuttavia segnano una buona fetta della sua produzione, enfatizzando le piccole angosce della gente comune e di una medio-piccola borghesia con grandi aspettative di ascesa. L’illusoria bontà  e vivacità dei protagonisti nei suoi scritti, sono la naturale continuazione dei personaggi poveri del primo realismo americano (i vari Tow Sawyer o gli Hucklberry  Finn), vedendo nella modernità una speranza per fuggire dalla provincia e dalla campagna. Sherwood Anderson  progressivamente catalizzò a sé un piccolo salotto letterario, intrattenendo rapporti con William Faulkner e Carl Sandburg (e trovando in Francis Scott Fitzgerald un ammiratore segreto); nel 1925 con Dark Laughter (Riso nero) arriva il successo al pubblico medio, un romanzo tuttavia dai connotati parzialmente sessisti e successivamente rivalutato al ribasso dalla critica, in favore del più delicato Winesburg, Ohio. Negli anni ’30 la sua produzione e la sua popolarità vennero leggermente ridimensionati, anche a causa del successo riscosso dai più giovani Hemingway e Faulkner; morì a Panama nel 1941, dopo un attacco di peritonite.

Lascito Letterario: con racconti scritti tra il 1915 ed il 1916, Winesburg, Ohio è la prova migliore e più conosciuta arrivata sino ad oggi di Sherwood Anderson. Ambientato nel piccolo paesino di Winesbourg, narra a brevi episodi le vicende del giovane George Willand, aspirante cronista legatissimo alla propria comunità. È nella descrizione fluida della vita quotidiana e dei personaggi di questo villaggio a rendere la scrittura di Sherwood Anderson profonda ed allo stesso semplice ed intuitiva; frasi ed episodi brevi che delineano appena i tratti psicologici peculiari come fossero pennellate d’un artista impressionista. Ciascun personaggio è spogliato progressivamente dalla retorica fatalista, mettendo in primo piano microscopiche vicende ed esperienze a tracciare l’archetipo dell’uomo che dalla polvere della campagna andava ad abbracciare la modernità. Dal manierismo conservatore della famiglia Bentley, passando ai fallimenti di vita di molti personaggi di Winesburg (il bizzarro dott. Reefy, ad esempio, o il più austero Seth Richmond) alle veniali  speranze adolescenti di George Wiland, che ansima nel diventare cronista professionista; vi è intrinsecamente come sottofondo la dedizione e l’omaggio di Sherwood Anderson per quel mondo rurale e quella vita fondamentalmente semplice

Riferimenti originali: Ne La Meglio Gioventù, uno dei protagonisti (interpretato da Alessio Boni) prende in prestito dalla biblioteca locale un volume de I racconti dell’Ohio, la prima edizione Einaudi degli anni ’50.

A cura de Il Gemello Cattivo
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