Hour of the Dawn – La Sera

La Sera è il progetto, dapprima parallelo poi unico e solo, di Katy Goodman bassista delle Vivian Girls.
Nato nel 2010, il nuovo trio (chitarra-basso-batteria) impegna seriamente la rossa artista newyorkese, che nel giro di quattro anni registra tre album di livello pressochè simile.
L’esordio self-titled del 2011 è il punto d’incontro più evidente tra la musica introspettiva delle Vivian Girls ed un certo onirismo meno garage de La Sera; tuttavia brani come Beating Heart (d’ispirazione Warpaint, a mio avviso) sono sicuramente una bella svolta artistica per la voce e le capacità compositive di Katy Goodman.
Il successivo e a tratti malinconico Sees the Light (2012) mostra un animo ferito ma virtuoso nell’arte di emozionare, un atto di maturità che spezza le redini col passato indie, ed eleva a piccoli capolavori passi intensi come Love That’s Gone e Break my Heart.

La Sera - Honour of the DawnL’album che vi voglio raccontare nasce da un’esigenza di «Kickball” Goodman: «non voglio un’altro disco triste, con io che scrivo chiusa sola in una stanza. Quello che cerco è la gioia nel suonare e di scrivere con tutta la band». E sarà forse per la presenza di Todd Wisenbaker nella doppia veste di produttore e chitarrista che rende facile esaudire il sogno della bassista di voler registrare un disco che «suonasse come uno scontro tra Black Flag e Leslie Gore» (per la cronaca, Leslie Gore è quella del pop frizzante anni ’60 di It’s my Party).
Un desiderio mica da poco, che Hour of the Dawn (2014) in qualche modo riesce a materializzare marcando bene le differenze tra la ruvidezza di un nuovo sound e la profondità delle alchimie vocali della Goodman.
Chitarre secche, ritmo a tratti veloce e latitante verso un hardcore educato, sono il tema trainante di un disco che non sfigura rispetto ai precedenti lavori, ma che anzi ha l’effetto intelligente di dare seguito al buon riscontro di critica ottenuto con Sees the Light.
L’apertura lo-fi di Losing to the Dark si evolve in un turbinio sonico (o forse dovrei dire “Sonic”) nel quale elementi vagamente psichedelici si aggrappano ad un cantato sostenuto, ma leggero e fresco come era quel pop anni ’60 a cui Katy Goodman ambiva tanto. Un brano spettacolare proprio perchè non te l’aspetti da La Sera: il sound di New York sembra tornato a casa, dopo almeno vent’anni di tentennamenti.
Kiss this Town Away rieccheggia nell’intro come dei Kinks elettrici, ma è l’amalgama armonica che sorprende ancora per ricercatezza di riff e soluzioni che esulino dal solito garage-female-rock; la Goodman sa cambiare direzione verso lidi più melodici con un cantato asciutto e quasi onirico nel chorus.

Lo stile originario della band rimane intatto in alcune ballate dal sapore agrodolce come Summer of Love o Fall in Place. Se la vicinanza ad un sound già sentito in La Sera sembra essere il primo indizio di debolezza, ben presto ci si accorge che sono i volumi e le distorsioni crunch che fanno la differenza; così l’apice di questo contraccolpo si può ascoltare in All my Love is for you, nel quale la chitarra di Todd Wisenbaker brilla per abilità tecniche e per tensione melodica.
Il vortice che crea Hour of the Dawn prosegue con l’eclettica Control, dal sapore antico e profetico, una preghiera pagana e folle che mi ha colpita piacevolmente, e che vi lascio scoprire un poco alla volta. Mentre più immediata appare Storm’s End col quale il disco si conclude lasciandoci in bocca l’emblema di un gioco rumoroso ben riuscito, nel quale hanno condiviso le belle speranze un sound decisamente rock senza sconti, con il tocco delicato di una Katy Goodman in splendida forma. La title-track invece è un piccolo capolavoro: l’ora di una nuova rinascita sembra essere arrivata per La Sera.

Ascolta Hour of the Dawn qui

recensito da RamonaRamone
M_Ramona Ramone

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