Gorget Pleased – Silent Street

A Gus il brit-pop non è mai piaciuto! Ma non saprei spiegarne bene il motivo … boh, sarà che in quelle canzoncine pop di metà anni novanta si poteva scorgere il decadimento (puntualmente arrivato!) dell’industria musicale. Senza essere polemico, ma mi sembravano tutte copie dei Beatles (con tanto di frangetta, per taluni), uniche differenze: maggiore bagaglio tecnologico a disposizione (merito dei tempi!) e spaventosa carenza di idee, in canzoni fotocopia !
Sbirciando qualche recensione di questi ragazzi bresciani, i Silent Street, ho visto il loro nome accostato a talmente tante band che mi è venuto da sorridere. Di solito non leggo mai i commenti altrui, poiché sono un menefreghista ed un egocentrico (eh, eh, eh!): preferisco affidarmi al mio fiuto di segugio lisergico nostalgico anni ottanta. Le 5 tracce di questo ep dal nome poco scontato, Gorget Pleased, assaporate pacatamente in cuffia, si sono rivelate molto più complesse delle parole spese da certi espertoni! Ci sono tanti falsi luoghi comuni, per un mini che non sembra appartenere a questo Belpaese, da sempre poco fantasioso quando si tratta di musica pop.

Musicalmente questi ragazzi sono più fedeli agli anni sessanta/sessanta di quanto possa sembrare in apparenza; e non solo per una ballata dylaniana con annesso applauso d’approvazione finale. Grown estrapolata da qualche live, somiglia ad un folk di primavera, sereno nelle intenzioni e molto orecchiabile.
In linea di massima i Silent Street mantengono un atteggiamento molto pulito e tecnico nelle loro composizioni, nel quale indizi di jazz o di blues si riescono a leggere tra le righe di un pop che tocca le giuste corde. Non solo chitarre acustiche, atmosfere ripulite da nembi rock, batteria e basso che tengono serrate le melodie nostalgiche e squisitamente pop-folk. Un bell’approccio con ballate sempreverdi, che riescono a trovare un raggio di sole anche in giornate piovose e poco ispirate.

Sono a corto di paragoni sensati: certo, lontani dalle nenie intelettuali di Coldplay e surrogati, meno irruenti di band inglesi che riescono sempre ad inserire qualche distorsione tra i loro giri chitarristici di settima. Talvolta il pianoforte, sempre suonato con tono positivo, picchia come una carezza vellutata: Everyday Bullshit racconta con intimismo e nostalgia un pop maturo e nuovo, che mi ricorda i primi approcci dei Radiohead! Radiofonici fino ad un certo punto, i cambi di tempo sono modellati secondo una logica artistica, non di convenienza. Un aspetto della musica che spesso viene sottovalutato: tecnicamente validi senza per forza mostrarsi virili in assoli leziosi o in bordate di batteria! Let me wait for my better days è un pezzo che propone un giusto mix tra orecchiabilità e sostanza. Spensierato nelle movenze come nessun artista italiano affermato è mai riuscito: se soffrite di emicrania questo ep ve la fa passare, senza per forza dovervi addormentare!

In my Shell è il brano che mi rimanda al tanto odiato brit-pop, almeno nel giro di chitarra portante. Forse sono pazzo e vedo fantasmi dove non ce ne sono, ad ogni modo ascoltando il brano più volte l’impressione iniziale lascia il giusto spazio ad un brano lodevole, senza riserve. Silence mi sembra il punto migliore di tutto l’ep, si presenta più invitante di una brioche calda al lunedì mattina! Onirici nella loro ricerca musicale, concreti con testi in inglese, che per una volta non sono banali (ahimè grande difetto di alcune band italiane!) e si slegano dalle solite rime baciate abbastanza puerili.
A me sembra un mini ben concepito, con ottime premesse. Forse non adatto al mercato nostrano che pretende sempre una voce cristallina e profonda, meglio se viene da qualche reality; in questo Gorget Pleased la musica è la vera protagonista: meravigliosi gli arrangiamenti, per un disco tutta sostanza. Speriamo che non vengano a compromessi una volta buttato giù materiale per un long-playing: sarebbe un peccato!
Pollici su ! Entrambi !

 Silent Street myspace

recensito da Gus
 

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