Girl in a Band – Kim Gordon

Direttamente dalla mano di Kim Gordon, questo Girl in a Band sembra non avere né il ritmo di una biografia rock, né tanto meno l’agrodolce curiosità di un breviario indie fatto di ricordi ed aneddoti. Il fan della prima ora (ma anche della seconda) ne rimarrà probabilmente deluso, se in poco più di 300 pagine, spera di trovarci l’essenza rumorosa dei Sonic Youth, o quel platonico (quasi religioso) rispetto per la coppia indie Gordon-Moore. Purtroppo sia la potenza della musica che il loro matrimonio, appartengono ad un’altra epoca, ed ora corrosi dalla nostalgia non ci rimangono che gli sparuti episodi di questo diario di Kim Gordon.
Girl in a Band - Kim GordonGià, perché l’andatura di Girl in a Band è quello di un flusso interiore di coscienza scritto con la forza della memoria, senza quella patinata precisione di una biografia che definisce con un pizzico di pedanteria nomi, dati e luoghi. Anzi, il memoriale di Kim Gordon è la endo-visione di chi ha vissuto la primitiva New York di fine anni settanta, tra loft ospitanti musica e mostre d’arte, da sfondo all’epopea di una band che dai primi esperimenti no-wave ha saputo nei primi diec’anni di discografia imprimere alla propria musica un sound preciso, immediatamente riconoscibile e soprattutto rispettato anche nel periodo del passaggio ad una major. Sottopelle tuttavia sembra di udire flebile la sua voce scorrere tra le pagine, una voce rotta dalla ferita di un matrimonio che si è consumato tra vergogna ed umiliazione, scivolando via via a ritroso ad un’infanzia tutto sommato felice ma confinata dell’introspezione.
Poiché a vederla, Kim Gordon è sempre stata una figura fredda e distaccata, a tratti sciatta in quel suo modo particolare di essere anti-diva, che tuttavia sul palco -o meglio al centro del palco- volteggiava libera tra reminiscenze di danza in completa armonia: due lati di una personalità plasmata sin dall’infanzia vissuta all’ombra del fratello Keller, a cui i rimandi durante la lettura ricadono sovente. La famiglia borghese ed un educazione scolastica sperimentale, ne hanno affinato la sensibilità all’arte, portandola dalla natia e splendente Los Angeles alla grigia e nebulosa New York con i suoi tesori segreti.

«Io amavo la musica. Volevo spingermi il più vicino possibile a quello che sentivano gli uomini quando erano insieme sul palco, provare a mettere nero su bianco quella cosa invisibile»

Dreaming, dreaming of a girl like me” (citando la canzone Tunic, dedicata a Karen Carpenter) verrebbe da canticchiare, ripercorrendo le vicende della bassista che suonava in una band di soli uomini; eppure le vicende interne dei Sonic Youth sono appena abbozzate, senza quell’entusiasmo della lettura formativa, preferendo lasciar spazio ai progetti ed alle iniziative extra-gruppo. Cruciali nel corso delle vicende l’addio a Los Angeles per New York -inclusi gli espedienti per viverci alla soglia della povertà-, il passaggio alla Geffen Records e soprattutto, dopo l’attentato del 11 settembre, il trasferimento a Nothampton nel Massachusetts con la figlia Coco e le difficoltà di ambientamento. Toccante il ricordo di Kurt Cobain, entusiastiche le righe dedicate alla scena no-wave, romantico e sognante il racconto dei primi tempi con Thurston Moore, vanificati (o meglio contrapposti) ad un finale piuttosto amareggiato, nel rievocare l’escalation di bugie e tradimenti dell’oramai ex-marito.
Un diario appassionato e personale, che sfugge dalla logica del mito del rock ‘n’ roll per inquadrare la sensibilità femminile nel mondo dell’arte e della musica, scritto senza tanti fronzoli o episodi appariscenti, un po’ com’era Kim Gordon quando suonava nei Sonic Youth.

«Non saprei dire perché, ma ho sentito subito che eravamo simili, quel tipo di legame reciproco che nasce tra due persone super sensibili ed emotive che riconoscono a vicenda. Thurston non provava la stessa cosa per Kurt Cobain; è stato lui il primo a dire che io e Kurt avevamo una specie di legame bello e inspiegabile»

In Italia, Girl in a Band è edito per Minimum Fax (tradotto da Tiziana Lo Porto)

La Firma: Il Gemello Cattivo

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