Gintsugi (ep) – Gintsugi

Un delicato abito bianco che pare fatto di fine ceramica capeggia nella nuova veste grafica (curata da Laura Triscritti) di questo esordio di Gintsugi, moniker di Luna Paese, poliedrica artista italo-francese con la passione per la danza. Vale la pena raccontare brevemente le peripezie di un disco che rischiava di essere perso per sempre negli oscuri meandri dell’etere digitale e che solo grazie all’interessamento di Andrea Liuzza e della sua Beautiful Losers, oggi è nuovamente a disposizione e vanta pure una prima stampa in compact-disc con tanto di inedito finale.
GintsugiMa partiamo dall’inizio, quando l’ep viene registrato a Berlino nei Riverside Studios nell’agosto del 2020 da Victor Van Vugt, figura di spicco dell’alternative di fine anni Novanta, non solo per aver mixato Stories From the City, Stories From the Sea di PJ Harvey  e prodotto Murder Ballads di Nick Cave and the Bad Seeds, ma anche per aver collaborato con artisti del calibro di Beth Orton, del compianto Epic Soundtrack o con Chris Eckman dei Walkabouts. L’omonimo ep esce nelle piattaforme digitali nel 2021 e riceve il plauso della critica più attenta e certosina, ma purtroppo nessuna etichetta discografica si fa avanti per distribuire fisicamente l’esordio di Gintsugi. E’ il paradosso dell’era digitale, che permette all’artista di accedere facilmente allo streaming ed ad un potenziale grande bacino di ascoltatori, ma che poi affoga nel mare magnum di una proposta fin troppo gigante e variegata anche per gli orecchi più sofisticati.
Il “suicidio commerciale” come battezzato dalla stessa Gintsugi sembrava quindi sciaguratamente per realizzarsi, ed invece …

Ed invece le quattro tracce di Berlino entrano nel catalogo di Beautiful Losers (con l’aggiunta di un soffuso Outro) confezionati in un originale artwork: non solo è la rinascita artistica di un disco altrimenti perduto, ma una bella iniezione di fiducia e di entusiasmo per i prossimi progetti musicali di Gintsugi.
Spesso minimale, la musica di Luna Paese attinge dal songwriting emotivo delle grandi e tormentate figure femminili indipendenti: Agnes Obel, Cat Power, Sharon Van Etten, con l’aggiunta di uno squisito gusto per il dramma e per le leggiadre armonie vocali. Quasi a passo di danza, i quattro brani di questo ep volteggiano con disinvoltura tra arrangiamenti di pianoforte e sospensioni d’archi, in un turbine emotivo sempre composto e morbido. Your Ghost apre in punta di piedi come nudo manifesto di questo ep: la voce quasi rotta dall’emozione è sorretta unicamente da rintocchi di piano e da un soffice e vellutato tappetto d’archi. Ne perfeziona ulteriormente lo schema la sommessa preghiera di Disarray, una centripeta discesa in onirici mondi senza memoria, le cui armonie sono appena sporcate dagli eco e dai riverberi di chitarra che s’infrangono su un cantato emozionante, che tocca il climax in un finale da pelle d’oca.

Durante l’attendo ascolto emergono sottopelle gli estremi di Gintsugi, un po’ Kate Bush, un po’ Polly Jean Harvey, palesati nella strutturata e stratificata Blind. Nonostante i primi secondi di intro siano in debito con This Mess We’re in, ben presto il brano svolta in maniera imprevista scostandosi dagli scomodi paragoni con la ragazza del Dorset, toccando dinamici momenti elettro-dub mescolati ad un sottofondo d’archi che in lontananza fluttua come una brezza silenziosa e pungente. Particolarmente gradita al sottoscritto è Spiraling Down, capace di avvolgere con calore l’ascoltatore in un circolare gioco di voci e di cori, mentre le atmosfere tutt’intorno si fanno tenebrose e vibranti, creando scossoni emotivi profondi ma allo stesso rassicuranti, segno di totale empatia.

Come le fratture della ceramica, curate da infiltrazioni di polvere d’oro, ridanno nuova vita ad oggetti altrimenti compromessi (quest’arte giapponese prende il nome di Kintsugi, a cui Luna Paese si è ispirata per il proprio nome d’arte), così la musica di Gintsugi racconta di ferite che rimarginandosi non scompaiono, ma ci aiutano a capire chi siamo fuori e come ci muoviamo dentro. Recuperando questo lavoro primo, Beautiful Losers non solo testimonia i primi passi di un’artista talentuosa e dalla spiccata sensibilità, ne ridà slancio e vigore anche per i prossimi progetti artistici, di cui per nessuna ragione al mondo vorrei perdermi l’evoluzione! 

 

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recensito da Poisonheart

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