Gabriel Cale ep – Gabriel Cale

Gabriel Cale epGabriel Cale è probabilmente cresciuto con il mito della controcultura del 1966, dei suoi dischi fondamentali, pietre miliari nell’evoluzione sociale della musica: lo certifica una prolifica carriera con The Selfish Cale, creatura caleidoscopica e profondamente psichedelica; lo conferma pure questo omonimo e più delicato lavoro solista. Gabriel Cale ep cavalca l’onda di un revival psych-pop che nel microcosmo indipendente sembra attualmente prendere sempre più piede, come una sorta di ritorno alle origini di una forma canzone più schietta ed idealizzata, un riparo sognante e delirante dalle intemperie di un nebuloso quotidiano che smantella l’arte e la creatività.
Nato con tali e nobili inclinazioni sixties, Gabriel Cale non poteva che tuffarsi nei meandri di una ricerca sonora che rendesse omaggio tanto al rock liquido e fluorescente, quanto a richiami folk nostalgici dall’anima calda. Cinque ballate impregnate di un’atavica energia che trova nelle melodie di chitarra lo spirito libertino del ’66 e in una ritmica minimale e pressante, quel senso di ribellione e “rumore” che potesse fungere da miccia per una rivoluzione culturale (e spirituale) ben più ampia. Un background profondo e ben radicato, che rischia persino di suonare troppo anacronistico; eppure è proprio in questa testarda rievocazione hippy che Gabriel Cale risulta genuino ed artisticamente convincente, senza la necessità di arrampicarsi in inutili tentativi di restyling o di fiacche rielaborazioni che ne snaturino lo spirito originale. Non basta andare in studio e dare una verniciata di fresco alle sonorità cristalline che furono, sarebbe un mero esercizio di stile, bisogna tuffarsi mentalmente nel turbine musicale ed assorbirne le più empatiche istanze, facendole -quasi inconsapevolmente- proprie: così l’arpeggio sciolto di Reach You ed il suo dilatare costante in una pop-ballad agrodolce, richiama alla memoria le variopinte stagioni che infiammarono Londra e San Francisco.
Un senso di evasione che trova sia negli arrangiamenti, che nelle liriche, solide basi su cui tessere trame sonore riflessive ed incisive, senza disdegnare una sottile orecchiabilità, che nell’iniziale Astral Links tocca momenti pomposi e piacevoli. Richiami sabbathiani s’intrufolano nell’incipit tempestoso In the Gloom, sorprendendo con un rock dai timbri più lenti ed oscuri; mentre la successiva I Need you s’abbandona in metafisiche immagini pop, suonando pulita nel suo aspetto acustico e spontaneo, grazie anche ad un cantato appassionato. Chiude Psychedelic Starship, un lampante trade d’union tra la produzione con The Selfish Cale e l’attuale esperienza solista: ricchezza di suoni ed inclinazioni etniche (ululati di sitar come curcuma), che scivolano via leggiadri lungo una ballata acida, dai contorni tutto sommato morbidi.

Un ep compatto e coerente, che afferma una propria identità musicale trasformando le influenze sixties in materia addomesticabile in chiave pop. Lungi dall’esprimersi tramite celebrali divagazioni sperimentali, Gabriel Cale arrangia con sapienza melodie verso un’evasione sociale e condivisa, presentandosi con empatia ad un ascoltatore sedotto sentimentalmente dal flower-power, ma anche attento ed esigente a non farsi invischiare in revival nostalgici e privi di contenuto.

 

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recensito da Poisonheart

 

 

 

 

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