Full Ashtray – Solquest

Avventura cyber-spirituale in questo concept-Ep, masticato e rimuginato più e più volte, maldigerito forse, ma sicuramente da provare. Solquest (alias progetto musicale rumoristico-spirituale) porta ad illimitate conseguenze tendenti all’infinito matematico le sue emozioni, coltivando nell’orticello delle sperimentazioni pozioni industriali avvolte da nebbie tanto evocative quanto soporifere. Full Ashtray contiene un nucleo freddo, quasi inanimato, di passioni ed impressioni che provengono dalla metropoli mentale di Solquest; un lavoro, «che ha visto il buio della notte, che è più appropriato per questa versione», cristallino nella sua cervellotica parafrasi musicale.
L’evocazione è tutto, e alla lunga paga bene.

SolquestOttima colonna sonora urbana, che sta bene tanto su Metropolis di Lang che su Blade Runner di Scott, tanto per capirci. Un difficile, a tratti claustrofobico, racconto dai contorni onirici ma non spensierati. Mai tetro, mai oscuro, Full Ashtray nelle sue due branchie, indaga su tutte le sfaccettature della vita. Un disco non adatto agli yuppies in camicia bianca e cravatta vintage, ma che paradossalmente parla proprio a loro, tramite metafore sonore ben celate sotto un tappeto rumoroso che fa appena intravedere la sua sporca faccia. Oltre alla ricca consuetudine di suoni catturati qua e la, echeggiano anche organi e strumenti a fiato truccati, grigi, costipati; il tutto a servizio di un opera concettuale che se la ride sotto i baffi. Un lavoro certosino, arrangiato con molteplici chiavi di lettura, che a dispetto del suo aspetto accigliato ed tenebroso, ha l’intento di purificare lo spirito dall’inquinamento mentale della città. Sarebbe meraviglioso ascoltarlo per le vie desolate e notturne di una megalopoli disabitata dopo una catastrofe nucleare.

Intimo ma per tutti, niente wild-card, tuttavia la sperimentazione passa anche per cunicoli umidi ed angusti: non aspettatevi ritornelli con il fiocco o riff zuccherosi! Solquest crea qualcosa di inaudito, sentito poche volte e proprio per questo coraggioso, il lunatico ronzio finale di Full Ashtray pt.2 fa pensare alla morte digitale di HAL900, ad ogni modo è l’espiazione di ogni nube tossica, alla ricerca di una fantomatica pace celestiale che bisogna saper cogliere.
Solquest lo definisce : « … un buon lavaggio psicologico» ed io aggiungo, un buon lavaggio senza ammorbidente.

Off limits forse, ma per una volta fatevi conquistare da qualcosa di insolito!

 Solquest myspace
Rope Swing Cities sito ufficiale

 recensito da Poisonheart

 

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