Marazzita ed il suo fresco Formule (in uscita il 10 febbraio per La Fame Dischi) si presenta elegante, come ennesimo esempio di quello scrivere canzoni a trent’anni con un carico denso di disillusione, che solo quell’età e quest’epoca (sbilenca!) può dare. Forse questo status zoppo farà le fortune della musica indipendente italiana, come fu qualche anno fa per la generazione dei mille euro (quella perlomeno un lavoro ce l’aveva!): sono davvero pochi gli autori che sottolineano la precarietà dei loro contemporanei (una precarietà non così poi tanto effimera), Marazzita ci riesce con immagini nuove e svuotate di quella retorica che spesso accompagna altri (più “quotati”) colleghi di penna.
dU = đQ – đW: Le origini calabresi di Marazzita portano nelle sue canzoni la flebile brezza del mare ed l’acre odore della terra arida, muovendo ballate agrodolci che cercano con spasmodica diligenza regole ed equazioni fisiche per spiegare questa condizione di vita così stagnante. Cercare tra le leggi dei moti il perchè di tutto questo immobilismo morale, forse politico, sicuramente personale; eppure Marazzita si muove veloce e racconta i propri ragionamenti e le proprie impressioni e le mette a disposizione di tanti altri sognatori come lui che cercano simili risposte schiette, senza troppe metafore. Ci vuole una formula per tutto, canta Marazzita, un po’ per cementare quelle sicurezze che rischiano di perdersi per un nonnulla, un po’ per aiutare gli altri estranei ad inquadrarci nel loro schema di contatti, nomi ed avatar diversi (come in una fredda rubrica!). La ricerca del posto che non c’è (l’isola fa troppo anni ’80, è stata abbandonata!) è sofferta, per questo Marazzita cerca riparo in quelle piccole cose che conosce già, Le Scarpe, ad esempio, è un brano con molti richiami all’infanzia (l’iconografia del pesce rosso annegato, chi non c’è passato, eh?!) che tentano di esorcizzare la delusione per essere arrivati tardi (anagraficamente) al grasso banchetto di vita di cui adesso sono rimasti solo gli avanzi.
F⃗ = m a⃗ : La critica sociale (o meglio social) è evidente in Desktop, visto come lo specchio di ricordi tutti ben allineati in ordine alfabetico, mentre il leggero blues di Energia Cinetica cerca di spiegare sogni, amori e speranze che s’accendono pigramente solo al venerdì per morire mestamente la domenica sera.
Gli arrangiamenti sono ricchi, caldi che mimano ad un pop maturo, ricercando più nelle parole e nell’accostamento di immagini quei barlumi di vivacità che le dinamiche ritmiche non concendono immediatamente. Volumi moderati e cambi di tempo senza strappi sono nient’altro che sinonimo di armonia e di lungimiranza, che ben si sposano con le immagini sgranate a cui Marazzita spesso trova riparo. Ivic e quell’andatura che scivola tra uno slide di acustica e percussioni quasi jazz, puntualizza un presente in continua evoluzione che non fa altro che cercare quella libertà innocente che s’è persa col passare degli anni. L’artista da giovane scorre come una poesiuola scritta di getto, regalandoci il miglior pezzo del disco: sincero, a tratti livido, sembra di assistere alle vicende di un Johhny B. Goode rovesciato!
F = G(m1m2)/d2: Mancanza ed il jazz caramelloso di Tutto ci scorre addosso chiudono in maniera coerente quello che Marazzita cercato attraverso Formule e che non è sicuro nemmeno lui di aver davvero trovato. E’ un disco che non vuole dare risposte e non vuole risolvere i dubbi altrui, è un lucido spaccato di un uomo che si trova a camminare con le mani in tasca mentre ripensa al futuro ed al passato attanagliati l’uno sull’altro, mentre incombe quel meraviglioso senso di smarrimento verso il tempo che non facciamo altro che rincorrere vanamente.
Formule ti fa davvero pensare …
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recensito da Bambolaclara
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