Forever (ep) – Divenere

Parlare qualche anno fa di shoegaze italico sarebbe stato un azzardo al limite della pazzia, poi è arrivato un recente renaissance inglese del genere, che ha aiutato molte band di imporsi oltre i confini regionali e cavalcare la penisola intera a suon di delay spaziali ed echi profondi. Originari di Matera, i Divenere non sono novizi a certe sonorità, sin dal loro esordio nel 2008, fino all’ep Forever uscito pochi giorni e rigorosamente autoprodotto. Quartetto che vanta quindi una buona esperienza sul campo (soprattutto dal vivo) e la mette in pratica con 7 brani corrotti da una mole di suoni e di incastri melodici che non scivolano immediatamente nel dolce abbandono. Lo shoegeze non è solo enfasi e muri sonici, e i Divenere lo sottolineano con grande sapienza, creando piccoli vortici di ritmica in cui è piacevole lasciarsi abbandonare, senza disdegnare chorus rotondi, o in altri casi, ballate prettamente strumentali dagli spigoli piuttosto acuti.

Divenere - Forever EPL’introspezione è solo uno dei possibili utilizzi della musica dei Divenere, nel quale è interessante comprendere la dinamica possente che vive di “botte” ritmiche importanti che corrono parallele ad immersioni sinusoidali, tra riff dilatati ed un’armonia languida ed indubbiamente evocativa. A tratti molto più dream-pop del pronosticabile, i Divenere attingono anche dagli eighties più oscuri e preziosi: tracce dei New Order in Birdie ad esempio, o le petulanti atmosfere darkeggianti in Willy Wonka suggeriscono l’esigenza di uscire da confini prestabiliti. L’intro delicato di Floating ricorda i melodrammi dei Daughter ripuliti dalla nenia angelica di Elena Tonra, ma sostenuti ugualmente da un cantato confidente e passionale. Variabili e mutevoli i Divenere giocano con le velocità in modo molto naturale, contrapponendo la lentezza riflessiva e dall’accento british di 7 Mouths of Prudence, con la perentorietà nei volumi e nelle distorsioni di Zugwang, intestino drappello di sonorità acide e graffianti. Se le concessioni alla melodia sono volute, in When you Say Goodbye si erigono piccoli muri sonori, che mattone su mattone costruiscono un’intelaiatura solida verso un shoegaze nostalgico ed affabile allo stesso tempo.
In chiusura la title-track (com’era solito chiudere i dischi dark-wave dei primi anni ottanta) è un soffuso rincorrersi di giochi di chitarra e di batteria, mentre i delay girano in un cerchio perpetuo, mantenendo la giusta tensione per il brano che conclude in maniera quasi drammatica il disco.

Senza prendersi libertà non necessarie, i Divenere producono Forever con l’attenzione di un lavoro che cerca ispirazione anche oltre lo shoegaze, trovando soluzioni più morbide e limate senza abbassare la qualità degli arrangiamenti. Bordeline rispetto ad un dream-pop masticabile, il quartetto conferma una vena compositiva lucida, che non verte unicamente sulla potenza degli effetti, ma che cerca di dare spessore alla musica mediante il mutuo coinvolgimento tra synth decadenti, precise linee di chitarra ed potenti sussulti ritmici, confermando che esiste un mondo nuovo oltre il muro dello shoegaze.

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recensito da Poisonheart

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