Fall and Rising – The Miningtown

The MiningtownCadere e poi rialzarsi. Beh, una facile consuetudine, forse ovvia nella vita di tutti i giorni, da qualsiasi lato la si guardi. Un titolo altrettanto scontato per un ep che gioca tra un rock senza broncio ed un effimero folk non troppo nostalgico. Riportare in auge le composizioni complesse, emozionali ed intime dei cantautori americani è impresa degna dei miti classici, specialmente in Italia, ove personaggi come Tom Petty, Warren Zevon o The Cardinals dicono poco o niente. E poi mica è un esercizio così immediato unire la profondità di un rock misurato con la densità di ballate ben costruite ed arrangiate, il tutto suonato con l’essenzialità di basso, batteria e chitarra. Da Rovigo The Miningtown cavalcano un onda indomabile con la spensieratezza e la sostanza di una band di veterani, facendo scorrere la passione dalle vene degli interpreti all’orecchio degli ascoltatori.
 

Fall and Rising non è il solito ep di musica concettuale, vagamente pop, ma nemmeno una paginetta in bella calligrafia: sa unire nell’armonia della chitarra l’immediatezze delle liriche con l’intensità di ottimi arrangiamenti. A tratti sembra impossibile che i The Miningtown siano solo un trio, tanta è la ricchezza sonora che esplode in un muro di note che mattone su mattone compone una trama frizzante e mai monotona. A.N.L.E.E. sembra uscita dal repertorio di Petty, mantenendo una dimensione personale che sfuma in reminiscenze folk mai troppo marcate. Quello che sembrava un punto debole, la riproposizione di un rock d’elite in un epoca di indie-punk lascivo e a volte inconcludente, si trasforma in un arma segreta che sbaraglia la concorrenza, e che potrebbe innalzare la fama dei Miningtown anche a livello nazionale. L’interpretazione originale di un rock con mordente ma concreto: dannatamente pragmatico, altro che Coldplay!

Back to you bussa alla porta del paradiso, e potrebbe far impallidire (o perlomeno stuzzicare la gelosia dei puristi del folk). Un brano immediato e di facile accesso, forse il modo migliore per approfondire la conoscenza di alcuni dei maestri della tradizione rock a stelle e strisce. Una sterzata decisa senza uscire di strada: Broken propone un suono aggressivo regalando una piacevole variante al filo conduttore del disco.
Il ritmo sostenuto di Double Face aggiunge altre bandierine al fortino dei Miningtown, che protetti da un sound collaudato riescono ad esprimersi con grande maestria, spaziando in lungo ed in largo, senza mai fuoriuscire dal panorama rock. Rosemary regala un nostalgico saluto, corposo, emozionante, senza falsi sentimentalismi e senza falsi cliché: uno dei brani migliori del disco.
Per chi non apprezza troppo il rock “aulico” dei cantautori, preferendo la semplicità e la ballabilità di un pop andato a male e corretto da chitarre elettriche, io consiglio questo ep. Non tanto per la bravura stilistica della band, ma per dimostrare senza troppi giri di parole che a volte ritmo e sostanza possono andare d’accordo … malgrado Tom Petty non sia l’icona degenerata del rock!
La genuinità premia, ed in questo caso più che mai!   

 The Miningtown myspace
The Miningtown youtube

recensito da Poisonheart
 

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