Se nel ventennale della morte di Fabrizio De André, il plebiscito di omaggi assumono le ridondanti sembianze di ricorrenze ad orologeria, è importante riconoscere le parole sincere ed autentiche da quelle costruite per il mero lucro. Senza dubbio, quelle scritte da Luigi Viva in Falegname di Parole si possono annoverare tra le più autorevoli e ricercate, e non solo per quanto già pubblicato (correva il 2000) in Non per un dio ma nemmeno per gioco. Se la biografia toccava il lato umano di De André (specialmente per quanto concerne la personalità e le sfumature caratteriali), concentrandosi sugli spazi fisici in cui il cantautore genovese agiva (da Revignano d’Asti, alla Sardegna, senza dimenticare la sua Genova urbana); in Falegname di Parole l’obiettivo è incentrato completamente sulla carriera artistica e discografica. Come anticipato dalla stesso Luigi Viva in prefazione, Falegname di Parole fu ideato, progettato ed in parte scritto (coadiuvato dallo stesso De Andrè) congiuntamente a Non per un dio ma nemmeno per gioco; pianificando quindi un ritratto duplice, completo e rotondo, dell’artista e dell’uomo. Sembra quasi che le due opere si sovrappongano lasciando trasparire ciascuna una luce diversa, consegnando un profilo definitivo, mai nostalgico, mai accondiscendente.
Cantautore? Lo sono, sì. Ma è un termine vago, che non definisce nulla. Se proprio fa comodo un’etichetta, preferirei si dicesse trovatore.
– Fabrizio De André
La schema di Falegname di Parole è dinamico e snello nella forma, arricchito non solo da foto e copertine di singoli ed album, ma soprattutto da citazioni e dichiarazioni dello stesso De André, nonché da i versi delle sue canzoni. Luigi Viva ne ripercorre cronologicamente l’evoluzione artistica, da i primi 45 giri con la Karim, al passaggio -per certi versi traumatico- alla Bluebell Records, ove lo stile De André si affina e trova quei tratti tipici e personalizzati che lo hanno poi consacrato. Tuttavia non siamo dinanzi ad un didascalico resoconto di una più che trentennale discografia, poiché è tra le pieghe delle musica e le sfumature delle strofe che si materializza progressivamente la figura artistica -e per certi aspetti controversa- di De André, consegnando al lettore uno slancio diretto senza filtri, dettagli di prima mano, autenticità.
Leggendo una novella, un libro o semplicemente un giornale mi viene improvvisamente l’idea per un testo. Allora, per ricordarla faccio una stesura in prosa. Poi in base a questo schema, che può essere allegro, drammatico o ironico, secondo l’impulso che l’ha ispirato, invento la musica alla chitarra; quindi leggendo la prosa scritta prima, faccio i versi in rima.
– Fabrizio De André
Raccogliendo tutti questi indizi, è possibile non solo entrare con passione nel cuore della poetica di De André, ma tentare anche una sorta di retrospettiva critica, di comprendere oltre al lascito del cantautore genovese, anche le influenze assorbite dallo stesso e seminate lungo le ampie trame del cantautorato italiano, sia in quello di ieri, che in quello più sgangherato di oggi.
Falegname di Parole è un opera indipendente eppure contestualizzata, piacevole alla lettura e fresca nel suo semplice sfogliare per diletto, legata ad un progetto di analisi che parte da lontano ma che tiene ben in mente il contatto con il presente, offrendo in ultima probabilmente il miglior ritratto definitivo del cantautore genovese.
Falegname di Parole è edito ovviamente da Feltrinelli.
La Firma: Il Gemello Cattivo