Ermes (ep) – Ermes

Nella valle vinicola del Tidone, nasce un rigurgito punk dalle velocità invidiabili e dalle ruvide dinamiche: è l’ultimo posto dove ti aspetteresti di sentir suonare della musica così potente! Gli Ermes (la velocità è insita nel nome) sono un quartetto che ripropone un hardcore nudo e crudo così come avrebbe suonato nel 1981 a L.A.
A differenza del movimento indipendente U.S. qui non ci sono label recettive, e quindi bisogna arrangiarsi, ed ecco che il do-it-yourself e l’autoproduzione diventano una necessità obbligata. Poco male, in quanto l’esordio omonimo non lascia spazio a molti dubbi, poiché condensare 6 brani in 13 minuti vuol dire aver appreso alla lettera la lezione hardcore, senza tuttavia prendersi licenze di emulazione verso quei mostri sacri. Eppure non si vive di sola velocità, ecco che le precedenti esperienze musicali dei quattro membri (che riassumono il meglio tra Prato e Piacenza in materia punk!) aiuta a confezionare una buona tecnica ed una coesione sufficiente da non passare inosservati.

Ermes epLe molte cose che gli Ermes vogliono dire vengono “zippate” in rapida successione, mostrando tutto il ruvido ed il distorto inimmaginabile, vedasi Nascar de la Croix, rutilante ballata tutto core e pulsazioni celebrali. Batteria fumante, corde consumate, polpastelli sanguinanti: così si possono riassumere tracce come Mons Venus (qualche impronta di scarpe n° Dead Kennedys nell’incipit) o Steve Ray, ove rimane a galla una rabbia endemica che non si limita ad esplodere in accozzaglie di rumore. In quest’ultima specialmente, risiede una corposa armonia d’insieme, nel quale basso e chitarre dialogano senza pestarsi i piedi e senza sottomettersi l’una all’altra, i cambi di velocità avvengono al punto giusto per spezzare la tensione di un cantato lancinante e disperato.
Blank è mosso da un power-chord allucinante e ripetitivo che deflagra in trame di basso ammiccanti e rapide, il rumore graffiante rimane nell’etere quei secondi sufficienti per passare al brano successivo; Everything’s Dead cambia leggermente approccio risultando più comunicativo e meno irruento, mostrando che gli Ermes sono concentrati nel fornire un pasto sonoro sostanzioso e non prettamente monocorda. Decoding Berto’s Grill si prende il lusso di sforare i tre minuti (una bestemmia che i puristi!) nel quale i cambi di velocità sono ancora una volta le ancore di salvezza per spezzare la scia di rumore e distorsione che invade il brano.

Gli Ermes con questo self-titled mostrano tutta l’energia possibile, facendo appena breccia verso nuove soluzioni musicali che si posso udire sparse qua e là. Aumentando il minutaggio dei singoli brani le possibilità esplorative sono molteplici, la tecnica di certo a questi ragazzi non manca, quindi perché non osare qualcosa in più?
Con questo ep, gli Ermes ci hanno dimostrato che l’hardcore lo sanno fare bene … quale sarà la prossima sfida?

Ermes facebook
Ermes bandcamp

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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