Entertainment! – Gang of Four

FunEntertaiment! - Gang of Fouranbolici, folli, sgraziati nel loro punk-funk primordiale, infarcito di aneddoti blues e di qualche velleità wave. Difficile catalogare la Gang of Four, band tra le più originali nate da quel embrione malato chiamato 1977 inglese. I legami con i progenitori punk vengono slegati facilmente, Leeds non è Londra; Andy Gill e Jon King non sono dei “dementi” sovversivi alla Rotten-Vicious, bensì semplicemente e gelidamente marxisti. Colti, sagaci, pungenti scelgono una formula vagamente punk per veicolare i loro messaggi, meno naif ed idealisti dei Clash: la Gang of Four fonde la forza d’impatto delle nuove generazioni con crittogrammi dalle imprudenti, ma sincere, tinte politiche.
Il risultato più straordinario è Entertainment! pietra miliare del 1979, riconosciuta come tale solo diec’anni più tardi.
Andy Gill sfodera uno stile chitarristico assolutamente originale e fin troppo articolato rispetto all’immediatezza ed alla pochezza tecnica di altri colleghi. La critica lo giudica un incidente tra funk-dub-punk, in realtà trattasi di una devoluzione sonora ispirata tanto dai Talking Heads quanto dai DEVO, ma portata ad estreme e geniali conseguenze. Ottima base quindi per lanciare le massime dal forte accento politico di cui King è portavoce esagerato: una belva da palco, assetato di libido e sinceramente convinto di ciò che canta. Niente a che vedere con i proclami bizzarri alla MC5 del decennio precedente, qua la faccenda è più sottile, più arguta, apparentemente pacata ma segretamente pungente.

«The past lives on in your front room
The poor still weak the rich still rule
History lives in the books at home
The books at home
»

Illuminati, in Not Great Man, la band distrugge il mito del superuomo capitalista: gli argomenti sono convincenti e di una semplicità facilmente distinguibile. Cinici ed ironici senza per forza aver bisogno di coniare slogan al vetriolo (niente “no future” !), la Gang of Four spazia dal sociale, alla politica, alla guerra e alla minaccia nucleare con disinvoltura e ferma coscienza.
In questo caso arcigna è la critica alla media borghesia in Ether, nel quale a ritmi funk singhiozzanti, la band si fa beffe del sistema e proclama senza troppa enfasi «Dirt behind the daydream» ripetuto meccanicamente come una preghiera cosmopolita. Riferimenti non troppo celati verso la situazione nordirlandese, particolarmente incandescente in quel periodo.
Coscienti e demenziali allo stesso tempo, destituiscono il mito della summer of love, decongestionando l’amore per trasformarlo in un affare tremendamente metropolitano e lussurioso: questa è Damaged Goods, e fa perlomeno sorridere quando King canta con disinvoltura: «Your kiss so sweet, Your sweat so sour!» (“il tuo bacio è così dolce, il tuo sudore così acido“)

Tramite la concezione materialista dell’esistenza, la band confeziona ragionamenti sociopolitici acuti; dalla frizzante ironia di Natural’s not in it, fino al primigenio garage rallentato di Anthrax, con unico filo conduttore amore ed alienazione. In 5.45, sottoforma di un pop-alternativo e romantico, sfocia la velenosa critica verso i tumulti in america centrale: «Down on the street assassinate / All of them look so disperate /Declared blood war on the bourgeois state». Diversi generi convivono nello stesso disco, e senza creare imbarazzo si legano con intelligenza e abilità. Ottimi anche Dave Allen al basso (fautore assieme a Gill dell’univoco sound della band) e Hugo Burnham alla batteria. Da citare almeno altri due brani: un supposto omaggio ai DEVO con l’ispirata e confusa Glass, mentre dalle medesime infatuazioni nasce la mercificata-globalizzata Return the Gift, con «It’s on the market / You’re on the price list» la band vede già lontano.

Entertainment! è un capolavoro fondamentale e dimostra che alla fine degli anni ’70 c’era molto di più di quel retorico punk fatto di sputi e borchie. Epocale e fondamentale per comprendere i misteriosi anni ottanta, e forse pure il marxismo!

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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