Dying for it – The Vaselines

Probabilmente Kurt Cobain ne avrà avuto una copia in cassetta, o forse gli sarà stata donata dallo stesso Eugene Kelly in una delle tante corrispondenze per posta avute alla fine degli anni ottanta, quando il primo non aveva neanche ancora fissa dimora ed il secondo aveva già sciolto i Vaselines, suonando già con una nuova formazione (i Captain America) che tuttavia avrebbero avuto vita breve.
I Vaselines, band culto per chi bazzica tra l’indie ed il twee pop, nascevano da Eugene Kelly e Frances McKee nella Glasgow dei Pastels, prendendone per osmosi l’enfasi jingle-jangle ed un estetismo naif e sostanzialmente minimale, con un solo imperativo: la musica viene prima di tutto!
Vaselines - Dying for itLo-fi midollare e produzione –ca va sans dire– di Stephen McRobbie degli stessi Pastels, gli extended-play Son of Gun e Dying for it sono senza dubbio l’apice compositivo dei Vaselines, le cui ballate acide e nostalgiche hanno permesso l’alimentare di una sotterranea teenage angst europea, che imploderà solo nei nineties inoltrati. Il loro contributo alla musica indipendente ed autoprodotta sarebbe caduto certamente nel dimenticatoio se prima Calvin Johnson dei Beat Happening (grazie all’ottimo split in presa diretta nel 16 giugno 1988, Recorded Live in London) e poi Kurt Cobain (con qualche cover ben piazzata!) non si fossero prodigati per omaggiare una delle loro band preferite. Se il fondatore della K Records permise ai Vaselines (ed anche di riflesso ai Pastels) di farsi conoscere nella piccola comunità indipendente di Olympia, è all’indimenticato leader dei Nirvana e all’eco del loro successo planetario, la rediviva reissue dei lavori dei Vaselines, trainati dalle cover di Son of Gun e Molly’s Lips contenute nel pacchetto del Natale ’92 di Incesticide, e soprattutto dall’esibizione agli Mtv unplugged di Jesus doesn’t want me for a Sunbeam (e quel doesn’t in più rispetto l’originale). In mezzo, dopo lo scioglimento dei Vaselines appena dato le stampe Dum Dum (1989), una puntuale reunion in occasione della tappa scozzese del tour europeo dei Nirvana del 1990, poco prima che l’implosione di Teen Spirit si portasse via una generazione intera con la loro bella musica indipendente.
Nello specifico Dying for it (con quei celati propositi di bruciare la bandiera americana durante i concerti) oltre ad una stralunata Molly’s Lips cantata come una filastrocca da Frances McKee, è il pezzo che da il titolo all’ep a immettere nel tessuto sonoro dei Vaselines dei malinconici soffi di viola (peraltro ripetuti nella la nenia di Jesus Wants Me for a Sunbeam nell’altra faccia del 45giri).
Echi stoogesiani nell’ottima Teenage Superstars (promossa all’album di debutto Dum Dum) certificano l’ambizione di Eugene Kelly di uscire dallo schema semplicistico della ballata, apportando significative distorsioni e feedback nel tessuto compositivo di una band, che ha comunque influenzato profondamente (e segretamente) una discreta fetta della musica del decennio successivo.

Nella raccolta Enter The Vaselines (l’unica facilmente reperibile in commercio) sono raggruppati tutti i brani della breve discografia della band + qualche live per giustificare la spesa ed il doppio vinile.
Esiste del lo-fi punto e basta, e del lo-fi fatto bene: i Vaselines appartengono alla seconda!

recensito da Gus

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