Patterns – Dropp

Lunga gestazione per Patterns, disco pionieristico di un’elettronica algida e glaciale promossa dai torinesi Dropp (che ritornano su questo spazio dopo Man can’t stand the silence del 2010), che dopo anni di ricerche e sperimentazioni, mettono assieme tutto quanto maturato negli ultimi due anni, e danno alla luce un lavoro costruito con una dovizia di particolari assolutamente rara di questi tempi.

DROPP - PatternsSe l’elettro-pop sta iniziando solo ora a spopolare commercialmente anche nel Belpaese, i Dropp vantano qualche anno d’esperienza in più in materia elettronica, riuscendo sempre a migliorare la loro mirata ricerca ed una curiosità naturale per i suoni e le sensazione che da essi derivano. Il sodalizio con la White Forest Records, permette al quartetto (Giorgio Sarno, Stefano Venegoni, Tommaso Laterza, Francesco Sansalvadore) di passare dal trip-hop caustico di Kepler (meritevole di almeno un ascolto) contenuto in New Paris del 2013, ad una progressiva svolta più contemplativa (“ambient” mi pare un appellativo forzato) verso un minimalismo che suona tale solo all’apparenza. Sotto il tessuto armonico di Patterns, giacciono strati e strati melodici, che s’incrociano e si sovrappongono, creando appunto un’unica sensazione che ne esalta la pulizia e l’essenzialità, ma che nasconde una deframmentazione che si può cogliere solo dopo un ascolto attento e prolungato, rendendo così ottima la produzione ed il mixaggio.

Otto brani che mantengono un’andatura sospesa, vagamente claustrofobica e sarcasticamente libera allo stesso istante, suscitando nell’ascoltatore diverse impressioni, senza tuttavia destabilizzarlo con virate troppo intransigenti. Un’elettronica ben studiata, armoniosa nella sua freddezza naturale, ma proprio per questo onesta e senza velleità radiofoniche o banalmente orecchiabili. In Patterns, convive il passato musicale dei Dropp (l’intro di All Past Paths ricorda le movenze dei primi lavori della band), con il presente ed il futuro, voltando sempre lo sguardo un po’ più in là, verso l’elettronica europea più d’avanguardia. White Squares, grazie ad un cantato molto sostenuto, appare il brano che può sedurre ammaliare chi ascolta i Dropp per la prima volta: se l’essenzialità rimane in primo piano, le carezze synth suonano tanto forti, quanto molto ragionate, durante la loro particolare evoluzione.
All Future Paths sembra essere l’antitesi di All Past Paths, quando il realtà ne può rappresentare il momentaneo punto d’arrivo, orientato verso una ricerca di soluzioni improvvise ed innovative, nel quale i beat assumono nuove forme e nuovi ritmi e la melodia dei synth spezza qualsiasi monotonia.
Più euro-pop appare Anything Goes, costipata nella sua ampolla di vetro, il brano è tenebroso ed intriso di una tensione fantascientifica: l’ispirazione viene dagli studi estremi del filosofo austriaco Paul Feyerabend, che fece della diversificazione (anything goes, appunto) una delle sue ragioni di vita. Almagesto si presenta fredda ed impenetrabile come la nebbia torinese, mentre Not Done, Ideas non pone limiti alla sperimentazione di nuove sonorità e di nuovi approcci. Chiudono il disco Last Sun, caramella pop dolce dal retrogusto leggermente amaro, e No Induction che a detta della band rappresenta il punto di arrivo di Patterns. Un brano che si presenta con costumi e trucchi diversi, orientando i sequencer e i synth in direzioni opposte ed incrociate; le sensazioni metalliche ed industriali sono di passaggio, così come il fugace alito digitale che ne disturba le melodie più cupe: eppure il tutto suona in un equilibrio ed in un’armonia che rasentano la perfezione.

Patterns è sicuramente il passaggio obbligato per i Dropp, che lucidamente si confrontano col passato per eventualmente completarlo, raccogliendo spunti e riflessioni per le successive evoluzioni musicali. Un disco mai minimale e mai indifferente, poiché è presto riconoscibile la passione e la grinta con cui i suoni vengono elaborati e studiati, in una ostica stratificazione che mai come in questo caso, appare semplice e quasi trasparente.

 

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recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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