Forse vi apparirà strano o stonato, ma il metal, segretamente ha sempre covato velleità radiofoniche; vedasi il nu-metal di un decennio fa: per Gus, una parola è poca e due sono troppe!
Tuttavia una variante abbastanza piacente, e commestibile per un pubblico sufficientemente ampio da essere sfamato, è rappresentata dal metal infestato dal virus melodico. Ecco che in questo caso la voce femminile spezza (grazie a dio!) il machismo residuo, malattia che il genere si porta tristemente in saccoccia dagli anni ’80.
Da Firenze, fanno capolino i Quiet After Storm che misurano le loro capacità tecniche ed armoniche in un metallo moderno, dal cantato possente, dalla forma orecchiabile ed aperta musicalmente; beh il demo che qui viene proposto è l’antipasto del loro repertorio!
Chitarra e basso non pigiano troppo il piede sulla gamma di distorsori, e spesso si assiste abbastanza stupiti, a soluzioni più originali, del solito e deleterio metal veloce e dissacrante. Effetti digitali di contorno colorano con tinte meno ovvie una combo tenace ma accessibile, che ahimè, idealmente, cela un errato accostamento ad Evanescence o Lacuna Coil (o addirittura Nightwish, ma in questo caso si rischia il punto di non ritorno!). La band cerca di non osare troppo e con Another Day Alive punta sul sicuro e sullo scontato: un brano piacente alla comunità globale, o per chi non ha troppe pretese. Power chords poderosi e granitici fanno da sfondo all’esibizione canora di Roberta Starita (alias Myca) che regala buone sensazioni in maniera non dissimile ad Amy Lee. Decisamente molto più ricca di spunti è Storm in the Desert, nel quale l’asso vincente è il maggior grado di personalizzazione, con un melodico crescendo che si strapazza nel chorus liberatorio, enfatizzato dai volumi che s’alzano d’improvviso, e ad una parentesi “dronica” nel bridge che rende spettrale e meccanico un brano, dallo spiccato accento onirico e digitale.
Terza ed ultima traccia è Wish, che riprende da dove la precedente aveva lasciato: echi synth modulano un’armonia spezzata da bocconi metallici della sei e quattro corde rispettivamente di Alessio Bianchi (Whyz) e Simone Caratella (Magic), mentre i battici cardiaci sono assicurati con precisione e misura dalle frustate di Lorenzo Lombardi (Pearl). Ottima infine l’estensione vocale (ma questa è una prerogativa di tutto il lavoro della band) … tuttavia, poco prima dell’ultimo chorus si assiste ad uno sghembo backing vocals dall’accento crossover, che a mio parere rovina parzialmente l’atmosfera sognante del brano.
La demo complessivamente supera i test di tenuta, coinvolge ed incuriosisce gli amanti del genere, e riesce pure ad uscire dalla massoneria metal con soluzioni più radiofoniche … il salto di qualità dipenderà da come i Quiet After Storm riusciranno ad essere versatili e sperimentali, anche se questo può voler dire abbandonare la natia terra metal!
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