Deep Blue Firmament – Ataraxia

Musici Viaggiatori“: così si sentono gli Ataraxia, folgorante quartetto in bilico tra armonie profane che s’irradiano in una tensione mistica costruita da cori, levitazione di archi, dilatazioni e ritardi. Deep Blue Firmament (in uscita per Sleaszy Rider Records) è un omaggio alla profondità del cielo, come specchio oltre il quale ammirare stelle e costellazioni lontane; un disco che mira all’assoluto, senza eccedere nella leziosità o in una spiritualità troppo spiccata.
La voce di Francesca Nicoli echeggia rarefatta lungo un tessuto sonoro brioso ed evocativo (immaginate una Rachel Goswell estremamente celtica), mentre le chitarre ed i synth (rispettivamente Vittorio Vandelli e Giovanni Pagliari) si scambiano a rotazione il ruolo solista, sostenendo senza sacrificio una ritmica importante, arricchita dalle percussioni -talvolta orientaleggianti- di Riccardo Spaggiari. Avanguardie a tratti eccentriche e sicuramente poco mainstream, ma che trovano le proprie radici nella logica del viaggio e nell’esplorazione, sia interiore che esteriore, legandosi indissolubilmente con la storia e la memoria, per cercare di dare spiegazioni al presente ed al futuro dell’uomo. Dinamiche ancestrali, echi ambient, un folklore moderno che ha una fortissima capacità evocativa, toccando le corde emotive più sensibili ed oscure, ma trovando sempre una certa armonia di fondo che si evolve dalla tenebra verso la luce. Certamente la musica degli Ataraxia si colloca in quella dimensione onirica che non vive solo di sogno, ma che si alimenta di sensazioni e di leggende lontane, portando in dote la spettrale tensione di un rituale magico e purificante.

Ataraxia_Deep Blue FirmamentI dodici brani che compongono Deep Blue Firmament seguono un percorso lineare verso una beatitudine ansimante e libidinosa, che parte dalle origini terrene (Delphi, ossia il centro del mondo) in sonorità ricercate e appositamente enfatiche per approdare ai cieli (Message to the Clouds), ove un corposo violoncello (suonato per l’occasione da Totem Bara) sembra dettare una danza di fine, contrastata con maestria dalla delicatezza sinistra della voce di Francesca Nicoli. Proprio la componente vocale trova quel dinamismo imprevedibile che colora, talvolta con tinte accese, talvolta con tonalità cupe, l’alchimia generata dalle chitarre e dalla sezione ritmica. Myrrh è l’enfatico oblio che cattura per il suo carattere spettrale e cerimonioso: eppure l’aura mistica ha chiare origini purificatrici, demolendo ben presto quell’assioma che ogni sonorità ovattata debba per forza rappresentare qualche stregoneria sabbatica.
Il pathos malinconico tocca l’apice con la melensa e disperata Alexandria (part. I), lasciando all’ascoltatore tutti gli indizi ed gli elementi necessari per comprendere il resto del disco. Ad esempio, la sinuosità di Galatia (continui sono i riferimenti alla cultura classica) e l’uso sapiente dei cori durante un arpeggio lento di chitarra, delineano una varietà d’approccio molto spiccata, confermata dall’elettronica diluita di Ubiquity, che per un momento abbandona quel retrogusto secolare, per abbracciare uno zoppo euro-pop sperimentale ripulito da ogni velleità radiofonico. La libertà compositiva degli Ataraxia non si lega a preconcetti o a schemi ripetitivi, ma sembra dettata solo da un istinto primordiale che porta la band a ricercare tra la polvere e tra la terre arida. Capire le origini diventa così la necessità per abbandonarsi alla luce, compiendo un passo decisivo con la radiosa Phoebe, penultimo capitolo di un epopea che non vive di sole emozioni. L’armonia dei cinque sensi è totale e trova la propria pace nella delicatezza apparente di musiche forti e penetranti, che nella conclusiva Alexandria (part. II) trovano la propria paradisiaca preghiera all’assoluto, alla luce, a tutto quello che non si può afferrare con mani terrestri.

Deep Blue Firmament è un disco da ascoltare con la volontà di farsi trasportare verso un viaggio spirituale e gioioso, un viaggio che ha un apparente inizio ed una fine, ma come qualsiasi ciclo naturale è pronto per una nuova rinascita. Gli Ataraxia sono abili a maneggiare le emozioni e ad evocare quel misticismo che si cela dietro le nostre ferite passate, come bravi alchimisti ne assecondano le arie, ne controllano gli umori, lungimiranti e pronti a nuove sfide musicali e pionieristiche.

Ataraxia sito ufficiale
Ataraxia facebook

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

 

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