Ctrl+Alt+Canc – Il Confine

Il quartetto brindisino de Il Confine cerca delle risposte chiare alle domande di tutti i giorni che noi preferiamo non farci: Ctrl+Alt+Canc è la sottile linea che separa la sincerità d’animo e l’ipocrisia dei nostri tempi, la vitalità di una chitarra suonata in compagnia e l’apatia di un pomeriggio solitario davanti ai social. Tutto ciò che quotidianamente passa dinanzi ai nostri occhi viene analizzato, urlato e suonato in questo ragionato esordio.

Copertina Ctrl+Alt+Canc_Il ConfineIngredienti: la militanza metal di Ercole Buccolieri è un lento dejavù che ogni tanto ritorna e poi passa via. Quella marcia in più, quelle dinamiche di power chords spezzate da riff snodabili che risalgono e scendono le linee ritmiche di un brano. Se le chitarre si muovono su piani diversi slegandosi dal vizietto della ballata metallica, la fantasia e la genialità di Marco Garofano impedisce di riassaggiare una pietanza ferrosa già vista e sentita. Allo stesso modo la flessibilità di una base ritmica decisamente rock ed accessibile all’usufruitore medio consente a Fulvio Curto (batteria) e Nicola Lezzi (basso) di creare un humus sonoro sempre vivo e mai accondiscende verso le linee del cantato e della sei corde, che così possono librarsi in voli d’improvvisazione senza paura ed inibizioni.
Apparentemente Ctrl+Alt+Canc si presenta ben pettinato e con la riga in mezzo, ma scavando a mani nude nel sound e nelle parole de Il Confine, si capisce ben presto che lividi e ferite pervadono tutto il corpo. I testi sono maturi e non banali, e percuotono sempre la corda di una libertà d’espressione contaminata dalle mode e dagli umori d’altrui e di come le scelte personali possano essere condizionate dall’esterno. La band lotta per un’autodeterminazione delle idee, si immedesima  in tutte le situazioni ed indossa i panni di chi lotta contro le catene dell’uniformità culturale, dell’immobilismo, di una cronica mancanza di volontà che oramai ha preso le sembianze di un gigantesco virus multimediale.

Modalità d’uso: Nel ritornello del primo singolo, Paradisi complicati (distribuito da ALKA record label), Il Confine mette subito in chiaro le cose: «Assuefatti alle menzogne, non faremo compromessi ossessionati nel cercare Paradisi Complicati». A discapito dell’abbigliamento confezionato apposta per il videocilp; Il Confine mostra subito sicure doti tecniche, un’autorevole capacità di stare sul palco ed una naturale predisposizione alternativa nel conciliare musica e testi. Rispetto al resto del disco, l’approccio di questo brano è più orientato ad un rock metallico ripulito dalle distorsioni da tosaerba, e confezionato per aprirsi ad una fetta più ampia possibile di pubblico. Il risultato premia, non tanto per le soluzioni armoniche, ma piuttosto per il modo diretto e spontaneo con cui la band si presenta, e che concede qualche feritoia all’orecchiabilità grazie anche un testo intenso che trova sicuri proseliti.
Il disco si apre con una ballata che gioca sui volumi e sulle distorsioni: Senza scelta è disarmante nella sua amara e misogina constatazione sulle possibilità che la vita concede; l’apertura cela una calma soffocata e trattenuta a stento dalla voce di Buccolieri, pronta ad esplodere con l’alzarsi dei volumi e con l’avvicinarsi di un chorus adatto alla risposta live del pubblico. La batteria è pulsante ed allo stesso tempo capace di frenare ed accelerare i ritmi di un brano che lascia l’immancabile spazio all’assolo ed ad un ultimo grido contenuto di libertà. Pressoché sulla stessa linea d’onda è Il concetto di dose nel quale una certa repulsione e rabbia sembra mettere in guardia l’ascoltatore!
L’approccio più intenso di Nello spazio e nel tempo permette una maggiore libertà artistica, tagliando il cordone ombelicale dal rock, e proiettandosi verso una direzione molto più interessante, quasi cantautorale nelle liriche ma intrisa di una teatralità e di una nostalgia che lascia a bocca aperta. Niente assolo, niente power chords, niente soluzioni già sentite: un brano che mi è personalmente piaciuto molto, per l’abilità ed il coraggio di cambiare. In egual misura il grido disperato di Ortiche e Loto lascia un languido retrogusto in bocca, un intimismo critico evidente non solo nel commiato del testo, ma anche nella tensione armonica del brano. Da riascoltare più volte!
Scie e Sogni Lucidi demarcano sottilmente la striscia di terreno sul quale Il Confine si muove: la prima, una sorta di preghiera da recitare in coro; la seconda una sorta di climax regale con cui chiudere con fuochi pirotecnici disco ed esibizioni live.

Modalità di conservazione: Ctrl+Alt+Canc ha la capacità di farti cambiare idea nel bel mezzo disco. Se apparentemente può sembrare l’estremo tentativo di proporre un rock metallico e rabbioso, man mano che ci si addentra nel cuore delle tracce ci si accorge di essere dinanzi ad un lavoro ben curato, dove l’energia non è data dai volumi delle chitarre distorte e nemmeno dalla rabbia rilasciata dalla voce nei ritornelli, ma dalle emozioni che Il Confine vuole condividere con l’ascoltatore. Allo stesso modo con cui la band cerca nuove soluzioni raccogliendo anche influenze diverse per un’idea musicale sempre originale, il pubblico trova nuovi spunti per esplorare uno spazio nuovo, slegato dalle mode. La curiosità muove il mondo. I ragazzi de Il Confine l’hanno capito bene!

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ALKA record label sito ufficiale

recensito da Bambolaclara
BambolaClara heartofglass

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