Carnevale – Valparaìso en Invierno

Nonostante questa rubrica si occupi di artisti emergenti italici (gelosamente ce vantiamo, pure), e per dio è pure il 150esimo anniversario dell’unità di questo strano paese sconnesso e schizofrenico, è giusto anche buttare l’occhio oltreoceano, ma dalla parte più latina e spesso più dark-side al mainstream.
Valparaìso en Invierno è lo pseudonimo di Alejandro Espinoza, giovane tuttofare in quanto suona, canta, produce e se serve emoziona con le sue liriche da metropoli spensierata. Nonni italiani per questo oriundo cileno, che se bravo anche con i piedi potrebbe giocare per la nazionale italiana …

carnevale - valparaìso en inviernoCarnevale è il titolo di questo disco che andiamo a discutere. Un assemblato di electro-pop dal sorriso sulle labbra e dalla serenità d’animo, leggera e fresca come l’aria primaverile, tuttavia un lavoro che non dorme sugli allori, ma che, nella sua semplicità fa riflettere e commuovere. Diciamocelo chiaramente, abituati all’indie inglese o al pop-rock US, si rischia di mal interpretare un disco in lingua latineggiante come questo, etichettandolo presto come un lavoretto del dopo scuola, senza spina dorsale. La verità è decisamente diversa, e per chi sa ascoltare tra le righe dello spartito, e ci si accorgerà di un incredibile tatto e di una prolungata mielina sentimentale, mai fine a se stessa.
Prendasi come esempio, la ballata d’amore  Romance eterno e inolvidable, ha la stessa valenza strappalacrime di una Truly Madly Deeply in lingua spagnola, a differenza che l’esibizione di Espinoza colpisce per come viene interpretata a cuore completamente aperto.

Synth carnevaleschi, e non potrebbe essere altrimenti, puntellano una struttura armonica diretta, colorata chiara chiara da accordi di chitarra e da una batteria di puro accompagnamento. Talvolta è il pianoforte a marcare in grassetto un sound di strada, paesano forse, ma tremendamente genuino. Vedasi la strumentale Les retrouvailles, dall’accento quasi brechtiano, oppure la più canonica Desde 1931, allegrissima frittella alla crema.
KGB è il brano di punta di questo disco, lievemente cupa rispetto al lief motiv del disco, e questo sarà dovuto forse per la nostalgia di fondo che il timbro vocale  di Espinoza conferisce ai propri brani. Te Esperarè bussa alla porta nel bel mezzo di un onirica e dolcissima ninna-nanna, mentre citerei pure Parque Forestal un acustico sommesso, essenzialmente triste ma ricco di sfumature.

Un disco nuovo per le abitudini da mainstream dei giovani noiosi ragazzini occidentali con la febbre tecnologico-digitale … credetemi, dall’altra parte dell’oceano accadono cose molto più interessanti !!!


 
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recensito da Poisonheart
 Poisonheart hearofglass

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