Buzz Factory – Screaming Trees

Buzz Factory - Screaming TreesDapprima gli Screaming Trees registrarono il loro quarto lavoro con Vic Makauskas, ma ahimè  i master sparirono ed il gruppo, che nel frattempo si riappropria di Van Conner che aveva momentaneamente lasciato, decide di registrare di nuovo ma stavolta con Jack Endino, per l’ultimo lavoro in SST Records. Caso o no, ne esce un capolavoro assoluto; Lanegan e soci confezionano l’apoteosi tra rock psichedelico, garage e hard rock: Buzz Factory (1989) è un disco eccellente, movimentato, che non soffre mai di pause o momenti sciatti. Solo a citare Where the Twain Shall meet o Black Sun Morning, l’ascoltatore rimane folgorato da potenza e psichedelia garage. La prima è puramente lisergica, con un uso esagerato di wah-wah alla chitarra da parte di Lee Conner che ne esalta le atmosfere underground. Un sound nuovo, tirato, avvincente, specie se avvolte nel rumore e nel feedback più impaziente. La seconda invece diventa un classico della band, molto più hard come stile pur mantenendo le prerogative di rumore ed imprevedibilità. Il chorus, vagamente pop, è da cantare a squarciagola:

«Black sun morning
Coming up to greet the dawn
Black sun morning
Coming up to greet us all
To greet us all …
»

Solo con queste due traccie il disco è una meraviglia. Eppure non si può dimenticare Subtle Poison, che ha il sapore di quel sound che verrà riproposto poi dai Soundgarden, quindi molto tenebroso e cupo specialmente nel ritornello; e anche Wish Bringer più “punkdelico”, tra riff accessibili, accattivanti, talvolta nervosi ed una sezione ritmica virulenta e spietata.
Una pausa a metà disco, con Flower Web, ballata acustica spruzzata di arrangiamenti alla Michael Stipe; mentre la claustrofobica Yard Trip #7 è arpeggiata e delicata, eppure con un’anima molto più sofferta ed emotiva: Lanegan paroliere e performer in forma smagliante!
Si chiude il disco con un trittico marchiato dal consueto mid-tempo alla Screaming Trees, in cui The Looking Glass Cracked ne è un tipico esempio: voce bassa e sussurrata, base ritmica aggressiva e la consueta dose di wah-wah.

Una vera pietra miliare agli albori degli anni ’90; ahimè il gruppo Ellensburg non è mai riuscito a conquistare le grandi masse, ma Buzz Factory dovrebbe stare nello stesso scaffale con Nevermind, Vs., Superunkown, dischi fondamentali che queste titolate band non avrebbero mai realizzato senza l’influenza di gruppi come quello di Lanegan & Co.

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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Una risposta a “Buzz Factory – Screaming Trees”

  1. Sento una bella canzone
    e gli chiedo chi è che canta.
    Con la solita faccia mi risponde col suo
    TONO METALLICO STANDARD
    e dice rassegnato
    “E’ Mark Lanegan”
    Poi un lampo di vita,
    si ridesta dai suoi pensieri troppo alti e scollegati
    e mi comunica deciso:
    “Non credo che tu lo conosca,
    era il cantante degli Screaming Trees”.

    odp-tono metallico standard

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