Blank Love – Sky of Birds

Ci sono infinite tonalità quando si vuole parlare di amore, dai contorni passionali (già più volte battuti e quindi ovvi) a quelli ove la routine batte pesante come un martello sull’incudine: è in questo spazio non definito, fatto di mezze parole e mezzi egoismi, che il Blank Love degli Sky of Birds trova quella vivacità e quella poesia intesa pronta a sverniciare ogni assunto rosa.

AmoreDisperato: Musicisti rodati e con la loro bella esperienza ognuna coltivata per conto proprio, si ritrovano qualche anno fa in questo progetto, Sky of Birds, che condensa la finezza del jazz (il nome stesso della band a me personalmente ricorda un non sò che di Miles Davis), con la spregiudicatezza lisergica delle ballate sixities, in una matrice sostanzialmente rockeggiante, ma non così convenzionale come si è soliti pensare. Sei musicisti per un apparato armonico costruito con eleganza ed intelligenza, come se la musica scorresse su del velluto rosso, eppure mai e poi mai pomposo o troppo lezioso, anzi a tratti l’essenzialità e la risolutezza con la quale la band vuole comunicare il proprio “‘amore assente” è paragonabile ad messaggio senza parole dentro quella bottiglia che naviga placida nel mare in cerca di una riva. A tratti quell’insolenza alla Nick Cave squarcia la linearità altrimenti pop delle melodie, così come una sorta di sorniona tranquillità dei primi Cousteau, sobbalza a macchia di leopardo nelle nove tracce che compongono Blank Love. Le chitarre di Mario Martufi (anche voce), Alberto Capoccitti e Sandro Traversi colorano di tinte pastello una sezione ritmica (Simone Podagrosi e Strueia) dinamica e pronta ai cambi di passo con una progressione da musicisti navigati, mentre le tastiere di Luca Verrelli regalano quel tocco eighties ed imprevedibile alle composizioni del sestetto.

Sky of Birds - Blank LoveQuesta Cosa Chiamata Amore: La peculiarità degli Sky of Birds, non solo nei testi ma anche nella composizione dei pezzi, è quella di affiancare gli opposti come se fossero testa e coda di un’unica entità. Una speranza sognante contro una realtà amarissima, oppure l’intimità più sincera a pochi passi dalla freddezza stantia di una relazione al termine; così allo stesso modo riff di chitarra acuti e squillanti immersi nelle tonalità cupe e dimesse del basso elettrico, per non parlare del bipolarismo spinto di una tastiera che come un camaleonte cambia la sua dinamica a seconda delle esigenze. The Scary Days of Blank Love nasce come una ballata accompagnata dapprima solo dal battito cardiaco della batteria, per poi decorarsi di pennate calde e di slide striscianti, che prendono quota man mano che il brano diventa più smaliziato. Una vanità intimista pervade queste atmosfere così asciutte, Earth Stopped Spinning ruggisce nel suo recinto di cristallo, evocando effetti e modulazioni del suono che la rendono quasi eterea nella sua discesa tra i dannati.
Before You Get Sucked si lega a sonorità metà anni novanta, complice una impersonale nenia intimista capace di far risaltare i densi contrasti cromatici; mentre Deceivers suona sbarazzina, a tratti impertinente, con quel suo rock ‘n’ roll mordi e fuggi. I numerosi riferimenti alla natura e agli spazi aperti sono deliziosamente accostati ad un cantato disilluso, maturo ed a tratti sofferente, capace con poco di emozionare con quella passionalità sussurrata; così Beached White Whales può diventare la metafora dalle mille sfaccettature, un po’ come quel messaggio in bottiglia trovato spiaggiato ed oramai esanime.
Il basso in How to Stop a Nightmare ricorda baleni degni di Unknwon Pleasure dei Joy Division, mentre le chitarre stridono in un sottofondo quasi tombale, ma splendidamente arrangiato e ripulito da qualsiasi retorica. Things some People See (cantata come un Tom Waits ubriaco) e Lifted soffiano come un vento di fine stagione, accompagnando una nostalgia singhiozzante, eppure così romanticamente struggente. Lente pennate di sei corde chiudono il disco con Every Vampire, la cui partenza rallentata prende corpo col crescere dei volumi, in direzione di una poesia sulla diversità che non ammette altro che solenne attenzione durante l’ascolto.

Amore che vieni, amore che vai: Blank Love (Mia Cameretta / VDSS Records) non è un disco contro l’amore, non è neppure il commiato di un cuore spezzato; la lucidità e lungimiranza con cui gli Sky of Birds arrangiano e compongono il disco non è solo sinonimo di religiosa professionalità, ma anche di un’innata eleganza e di un fine gusto per l’armonia. Di amore non si può non vivere, anche se a spesso l’amore è difficile da decifrare e da comprendere, e questo in fondo è il messaggio che senza troppe parole e senza troppe celebrazioni i Sky of Birds vogliono comunicare.

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VDSS records facebook

recensito da Bambolaclara
BambolaClara heartofglass

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