Discutere di punk oggi, nell’era dei social network e del “già tutto visto e tutto sentito”, appare uno sciocco esercizio da nostalgici. Quindi lasciamo i sudati 33 giri del 1977 nella loro polverosa solitudine, e aggiorniamoci, magari venendo a compromessi con i nostri principi musicali. Dalla Sardegna con buona licenza metallara, i Dreaming 23 sono quella che definirei, una vivace banda di rumorosi ragazzi che lasciano le proprie impronte digitali in un punk-core d’assalto, da blindato militare sulle insidiose dune dell’Iraq o di un videogioco da playstation 2, 3 o 4. Velocità, prontezza di riflessi, incisività e niente clichè dei 2 minuti e 30 secondi.
L’esordio è sotto l’egida di influenze che s’inseriscono a cavallo tra i due secoli: una base che riprende il “sun”-punk della fine degli anni ’90 disinfestato dalle debolezze da mainstream, e qualche coraggiosa accelerata verso il nu-metal o ad ogni modo verso suoni cupi, cavernosi, con spesso l’ausilio di backing vocals di rimando. Power chords abusati, riff elettrici che graffiano i polpastrelli, basso corposo che fa sentire la propria presenza, e batteria in preda alle convulsioni da epilessia mai curata. Spiccio ma puntuale riassunto per l’esordio, Bittersweet.
I puristi di taluna parte si saranno imbestialiti sentendomi accostare punk e metal, poli opposti che non si attraggono nell’universo musicale. Eppure la via di mezzo in questo caso non appare come la scontata promozione di fine stagione. A tratti rivivono i sempre immortali Ramones: vedasi l’iperattiva Jump che ricorda a tratti il bubblegum di Rock ‘n’ Roll High School, oppure di riflesso My Lobotomy, nonostante s’immerga di nichilismo da capelli lunghi e pizzetto nero! A conferma di ciò, ecco Nothing Special, uno dei pezzi prediletti del disco. HC ma orecchiabile quanto basta grazie ad un chorus facilmente stampabile in testa.
Stucked Mind è lo spot del disco, sì insomma, quel punk-core d’assalto che annotavo precedentemente. Un crescendo costante fino alla detonazione, musicalmente i ragazzi sono grumosi, concreti, senza quella maligna tentazione di cadere dall’olimpo degli dei per qualche riff melodico e più ammiccante per le classifiche. La title-track svergina velleità più pop, ma queste rimangono sempre tali, sommerse da un muro di rumore, seppur con qualche vena di malinconia: non a caso alla lingua sembri agrodolce!
Le varianti al tema non mancano, Crimson si sveglia com’è; ossia la decima canzone di un album da 11 pezzi, eppure lasciando scorrere il timer, ecco che i Dreaming 23 tascinando fuori dal cilindro buoni spunti, sotto un percorso musicale quasi jammato, molto introspettivo e dalle tinte chiaro-scuro. Senza te è l’appendice in madrelingua, e nonostante non ami i miscugli british/italian job, il brano dimostra che la band sa cavarsela con soluzioni compositive mai banali, seppur le rime baciate siano praticamente imprescindibili.
Esordio coerente, dalla filigrana metallica e dalla vivacità ormonale: headbanging garantito. Presto in tour, i Dreaming 23 s’incuneano nella famiglia MySelf Records, un nome, che io se fossi in voi mi annoterei. Nice try!
Dreaming 23 myspace
MySelf Records myspace